Mandic: Riabilitazione cardiologica chiusa. Il DG ha un piano di rilancio del presidio?

Il primario dr. Stefano Maggiolini
Da oggi al San Leopoldo Mandic è (informalmente) sospeso il servizio di Riabilitazione Cardiologica. La dottoressa Gabriella Lecchi, afferita alla struttura complessa di Cardiologia, diretta dal dottor Stefano Maggiolini, ha lasciato il presidio per raggiunti limiti di età. E dalla Direzione generale non sono giunti elementi tali da indurre a credere che il servizio sarà rilevato da altro professionista. Delibere in tal senso non sembra ce ne siano. Indicazioni in reparto, neppure. Dunque il paziente che era in cura riabilitativa ha due possibilità: rivolgersi al Manzoni di Lecco o a una struttura privata ove ottenere la prestazione. A pagamento. Magari dagli stessi professionisti che hanno lasciato il pubblico e, legittimamente, prestano l'opera in poliambulatori del territorio. Quale che sia la strada scelta, per il San Leopoldo Mandic è una ulteriore perdita di attrattiva, dopo la chirurgia vascolare, tanto per citare una prestazione particolarmente apprezzata all'ospedale di Merate o l'Urologia. Peraltro restano problemi consistenti in Ortopedia dove, come era facile pronosticare - e noi l'avevamo fatto contro l'opinione della Commissaria - la scelta di un primario di Lecco non favorisce certo il mantenimento del mix di prestazioni cui il reparto era abituato. Ma torniamo alla Riabilitazione Cardiologica. Introdotta con una periodicità quotidiana - tutti giorni, cioè, c'era un operatore - è andata dal 2001 via via riducendosi fino a due giorni la settimana. Un tempo la prestazione non era erogata solo ai pazienti sottoposti a interventi chirurgici ma anche a coloro operati anni prima che venivano richiamati per controlli e nuove sedute riabilitative. Insomma era una prestazione di alto livello. Il soggetto operato al cuore veniva seguito nella fase acuta in Rianimazione, poi in subintensiva in reparto per qualche giorno e, infine, per un mese circa beneficiava delle procedure riabilitative in regime di degenza. Al termine il soggetto poteva tornare in regime ambulatoriale per verifiche e confronti con il dietologo, il fisioterapista e lo psicologo.

Tutta questa attività è andata progressivamente riducendosi e da oggi la prestazione non è più erogata. Non è chiaro che cosa intenda fare il neo direttore generale Stefano Manfredi. Ma il fatto che non ci siano indicazioni per i pazienti non depone a favore dell'attenzione di cui tanti si parla con l'ormai leggendaria frase "presa in carico".

Se non saranno nominati in tempi rapidi i primari di Ortopedia e Neurologia, anche facenti funzione scelti tra il personale in servizio e ripristinata la presenza dell'urologo nonché il servizio di chirurgia vascolare è evidente che l'attrattiva dell'ospedale di Vimercate, già avanti dal punto di vista della digitalizzazione  rispetto al Mandic, finirà per fagocitare Merate. E a quel punto, al di là di tante rassicurazioni sarà proprio il calo dell'attività a indicare la prossima funzione del presidio.

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