Merate: per 5 anni da Agrate, Mino Reitano accompagnava le figlie alle dame inglesi
Era il 27 gennaio del 2009 e Mino Reitano, voce della musica italiana, moriva nella sua Agrate, nel suo villaggio dove aveva riunito cugini e nipoti per vivere assieme come una grande famiglia.
Un anniversario che ieri, su RAI UNO, è stato celebrato con una trasmissione cui hanno preso parte l'adorata moglie Patrizia e la figlia maggiore Giuseppina.
Tanti frammenti di vita, ma soprattutto di carriera che hanno ricordato un cantante, stimato da tutti per la sua umanità che, per quei tempi, era riuscito davvero a raggiungere le vette e a lasciare un solco.
Una vita breve ma intensa la sua che per cinque anni, forse non tutti sanno, ha solcato anche le strade di Merate.
Per le figlie Giuseppina Elena (classe 1978) e per Grazia Benedetta (classe 1979) Mino e la moglie Patrizia avevano scelto l'istituto Beata Vergine Maria di Via Monsignor Colombo e qui avevano fatto loro frequentare l'indirizzo linguistico del ciclo di studi superiori.
Ai tempi ancora all'apice della carriera, spesso in giro per l'Italia e per il mondo, Mino non mancava almeno settimanalmente di venirle a prendere all'uscita dalla scuola, di solito il sabato.
Pur personaggio pubblico in voga, spesso in televisione, era una persona semplice, sempre con il sorriso, assolutamente discreta e riservata.
Con la moglie Patrizia al volante di una Lancia Thema scura, Mino si sedeva sul sedile del passeggero, con in testa un cappellino con la visiera, e qui restava ad attendere Grazia e Giuseppina che uscivano dal grande portone della scuola dove a vigilare sugli ingressi e le dipartite c'era l'occhio acuto, a cui nulla sfuggiva, di suor Lidia.
Di un'educazione squisita, sempre attente, modello esemplare di condotta che alle scalmanate dell'ultima fila della classe quasi sembravano due marziane, Grazia e Giuseppina mai hanno fatto sfoggio della popolarità del papà. Anzi se c'erano due persone che stavano sempre nelle retrovie, pacate e serene nell'affrontare qualunque questione, cordiali nei rapporti con compagne e professori, erano proprio loro.
Alla metà degli anni Novanta, Mino Reitano era chiamato ancora a fare tournée nel mondo con tappe fino in Australia e a New York e qualche volta anche le figlie lo seguivano, suscitando non poca invidia tra noi compagne, ma al ritorno con la gentilezza che sempre le contraddistingueva, portavano un regalo e un pensierino per la classe.
A uno spettacolo di fine anno, la dirigenza (allora rappresentata da Suor Donata) e le insegnanti lo avevano invitato come ospite d'onore. Una richiesta quasi buttata lì, con una vaga speranza di essere accolta e che, invece, Mino aveva accettato.
Per una sera intera, nel grande e nuovo auditorium dell'istituto aveva cantato, scherzato e sulle corde del violino si era lasciato andare al suono di una Ave Maria.
Per lui il pubblico non faceva differenza, sia che fosse l'Ariston di San Remo che quello più modesto e pacato di una scuola di Merate.
Con la sua simpatia e semplicità, quella sera, aveva sciolto gli animi più "resistenti" alla sua voce di Fiumara, e poi come sempre era tornato ad aspettare silenzioso e modesto, l'uscita dalla scuola delle sue ragazze, salutando con la mano destra appoggiata al finestrino, noi che in un fiume turbolento non attendavamo altro che la campanella delle ore 13.
Un anniversario che ieri, su RAI UNO, è stato celebrato con una trasmissione cui hanno preso parte l'adorata moglie Patrizia e la figlia maggiore Giuseppina.
Tanti frammenti di vita, ma soprattutto di carriera che hanno ricordato un cantante, stimato da tutti per la sua umanità che, per quei tempi, era riuscito davvero a raggiungere le vette e a lasciare un solco.
Una vita breve ma intensa la sua che per cinque anni, forse non tutti sanno, ha solcato anche le strade di Merate.
Per le figlie Giuseppina Elena (classe 1978) e per Grazia Benedetta (classe 1979) Mino e la moglie Patrizia avevano scelto l'istituto Beata Vergine Maria di Via Monsignor Colombo e qui avevano fatto loro frequentare l'indirizzo linguistico del ciclo di studi superiori.
La moglie Patrizia e la figlia Giuseppina alla "Vita in diretta"
Ai tempi ancora all'apice della carriera, spesso in giro per l'Italia e per il mondo, Mino non mancava almeno settimanalmente di venirle a prendere all'uscita dalla scuola, di solito il sabato.
Pur personaggio pubblico in voga, spesso in televisione, era una persona semplice, sempre con il sorriso, assolutamente discreta e riservata.
Con la moglie Patrizia al volante di una Lancia Thema scura, Mino si sedeva sul sedile del passeggero, con in testa un cappellino con la visiera, e qui restava ad attendere Grazia e Giuseppina che uscivano dal grande portone della scuola dove a vigilare sugli ingressi e le dipartite c'era l'occhio acuto, a cui nulla sfuggiva, di suor Lidia.
Alcuni momenti della serata andata in scena alle Dame Inglesi a metà anni Novanta
Di un'educazione squisita, sempre attente, modello esemplare di condotta che alle scalmanate dell'ultima fila della classe quasi sembravano due marziane, Grazia e Giuseppina mai hanno fatto sfoggio della popolarità del papà. Anzi se c'erano due persone che stavano sempre nelle retrovie, pacate e serene nell'affrontare qualunque questione, cordiali nei rapporti con compagne e professori, erano proprio loro.
Alla metà degli anni Novanta, Mino Reitano era chiamato ancora a fare tournée nel mondo con tappe fino in Australia e a New York e qualche volta anche le figlie lo seguivano, suscitando non poca invidia tra noi compagne, ma al ritorno con la gentilezza che sempre le contraddistingueva, portavano un regalo e un pensierino per la classe.
A uno spettacolo di fine anno, la dirigenza (allora rappresentata da Suor Donata) e le insegnanti lo avevano invitato come ospite d'onore. Una richiesta quasi buttata lì, con una vaga speranza di essere accolta e che, invece, Mino aveva accettato.
Per una sera intera, nel grande e nuovo auditorium dell'istituto aveva cantato, scherzato e sulle corde del violino si era lasciato andare al suono di una Ave Maria.
Per lui il pubblico non faceva differenza, sia che fosse l'Ariston di San Remo che quello più modesto e pacato di una scuola di Merate.
Con la sua simpatia e semplicità, quella sera, aveva sciolto gli animi più "resistenti" alla sua voce di Fiumara, e poi come sempre era tornato ad aspettare silenzioso e modesto, l'uscita dalla scuola delle sue ragazze, salutando con la mano destra appoggiata al finestrino, noi che in un fiume turbolento non attendavamo altro che la campanella delle ore 13.
Saba Viscardi