Merate: la donazione sulla ''propria pelle''. Il racconto di due studenti del liceo Agnesi
Hanno tenuto a sottolineare l'importanza della donazione Francesco e Haithem, due ragazzi che frequentano il liceo scientifico M.G. Agnesi di Merate: durante l'incontro di sabato promosso dall'AIDO meratese i ragazzi sono stati chiamati a dare la loro testimonianza in materia di donazione, per far meglio comprendere ai propri compagni come si vive nell'attesa di una chiamata che confermi la presenza di un donatore compatibile.
Il primo a parlare, Francesco Borri, ha subito un trapianto di cornea nel settembre 2014, dopo aver scoperto di avere una malattia degenerativa non curabile agli occhi che nel tempo tende a modificare la forma della cornea, rendendola a forma di cono. Dopo aver cercato di rendere più lento il decorso della malattia i medici hanno deciso, congiuntamente a lui e alla sua famiglia, di affrontare un trapianto di cornea in quanto unica soluzione.
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Ha raccontato la sua iniziale paura nell'affrontare una operazione simile ma poi, incoraggiato e rassicurato dai medici, è riuscito a superarla. Ha effettuato l'intervento solo su uno dei due occhi ed attualmente è in attesa di poter intervenire anche sull'altro.
A differenza del suo compagno di liceo, la testimonianza di Haithem non è stata in prima persona: infatti a subire un trapianto di cuore è stato il suo fratellino, di 4 anni appena. Haithem ha raccontato che il piccolo è nato con una malattia cardiaca che non gli permetteva di condurre una vita normale: per lui non era possibile giocare con il fratello perchè il suo cuore non reggeva molti sforzi.
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Il 30 dicembre 2014 la famiglia di Haithem è stata chiamata perchè era stato trovato un possibile donatore compatibile ma purtroppo non è stato dato il consenso da parte dei famigliari del donante a procedere; così si è continuato a sperare per il piccolo fino a quando, nell'ottobre scorso, si è trovato un cuore disponibile, dandogli così la possibilità di iniziare condurre una vita normale.
Due ragazzi che, pur nella loro breve vita e con esperienze diverse, si sono trovati ad affrontare il dolore, la paura di non farcela e di vedere un famigliare stretto soccombere e che invece, grazie alla donazione, di cui si deve parlare perchè, hanno tenuto a specificare, "non deve essere un argomento tabù", sono tornati a sorridere.
"Chi dona" hanno concluso "non muore mai perchè continua a vivere nella persona che ha avuto bisogno del suo aiuto".
Francesco Borri
Il primo a parlare, Francesco Borri, ha subito un trapianto di cornea nel settembre 2014, dopo aver scoperto di avere una malattia degenerativa non curabile agli occhi che nel tempo tende a modificare la forma della cornea, rendendola a forma di cono. Dopo aver cercato di rendere più lento il decorso della malattia i medici hanno deciso, congiuntamente a lui e alla sua famiglia, di affrontare un trapianto di cornea in quanto unica soluzione.
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Ha raccontato la sua iniziale paura nell'affrontare una operazione simile ma poi, incoraggiato e rassicurato dai medici, è riuscito a superarla. Ha effettuato l'intervento solo su uno dei due occhi ed attualmente è in attesa di poter intervenire anche sull'altro.
Haithem Taj
A differenza del suo compagno di liceo, la testimonianza di Haithem non è stata in prima persona: infatti a subire un trapianto di cuore è stato il suo fratellino, di 4 anni appena. Haithem ha raccontato che il piccolo è nato con una malattia cardiaca che non gli permetteva di condurre una vita normale: per lui non era possibile giocare con il fratello perchè il suo cuore non reggeva molti sforzi.
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Il 30 dicembre 2014 la famiglia di Haithem è stata chiamata perchè era stato trovato un possibile donatore compatibile ma purtroppo non è stato dato il consenso da parte dei famigliari del donante a procedere; così si è continuato a sperare per il piccolo fino a quando, nell'ottobre scorso, si è trovato un cuore disponibile, dandogli così la possibilità di iniziare condurre una vita normale.
Due ragazzi che, pur nella loro breve vita e con esperienze diverse, si sono trovati ad affrontare il dolore, la paura di non farcela e di vedere un famigliare stretto soccombere e che invece, grazie alla donazione, di cui si deve parlare perchè, hanno tenuto a specificare, "non deve essere un argomento tabù", sono tornati a sorridere.
"Chi dona" hanno concluso "non muore mai perchè continua a vivere nella persona che ha avuto bisogno del suo aiuto".
Beatrice Frigerio