Cernusco: Valentina Pitzalis, vittima della follia omicida del marito, racconta la sua rinascita dopo 15 minuti avvolta dalle fiamme

Un pubblico numeroso, composto da uomini e donne, adulti e ragazzi, ha accolto l'invito a partecipare all'incontro con Valentina Pitzalis, giovane donna sopravvissuta per miracolo alla violenza di cui è stata vittima. In una biblioteca gremita, il sindaco Giovanna de Capitani ha introdotto l'appuntamento evidenziando che la violenza sulle donne è un fenomeno in aumento ma «per fortuna ci sono le persone come Valentina che portano una testimonianza di rinascita e la voglia di andare avanti dopo il dramma, diventando di stimolo alle donne che non hanno ancora trovato la forza di reagire». Il primo cittadino ha ringraziato Riccardo Clerici per le fotografie esposte nella biblioteca, Giuseppe Gironi, presidente di Effeotto, per aver realizzato un video montando alcuni scatti di vittime, e la consulta cultura per aver voluto l'iniziativa.

Valentina con il sindaco Giovanna De Capitani

Il folto pubblico ha subito ascoltato con estrema attenzione Valentina Pitzalis che ha esordito dicendo «ci tengo a raccontare la mia storia per far sì che non accada a nessun'altra. È stato il gesto folle e assurdo di quello che era mio marito». Con la voce emozionata che non le ha impedito di essere chiara e diretta, Valentina ha ripercorso il doloroso vissuto personale in cui ha scambiato una cieca gelosia per amore. «È iniziato lentamente: mio marito non si fidava di nessuno e per fargli capire che di me poteva fidarsi, sono stata accondiscendente. Le sue richieste, dapprima il controllo del telefono, mi hanno tolto la libertà e mi hanno isolata. Non raccontavo niente a nessuno e mi ero convinta di poterlo aiutare invece mi annientava psicologicamente».


Dopo pochi anni di matrimonio, Valentina è riuscita a tornare a casa dei genitori e ricostruirsi una vita, diplomandosi, trovando un lavoro e gli amici di un tempo, però dopo un anno sembrava che il marito fosse pronto a firmare le carte per la separazione mentre in realtà aveva follemente premeditato la sua morte. Quel sabato sera del 17 aprile 2011 la ventottenne Valentina non voleva rivederlo ma ha ceduto perché lui sapeva bene come farla sentire in colpa. Così lei lo ha raggiunto e poi, girata di spalle nell'attesa che lui le aprisse la porta per farla tornare a casa, si è sentita gettare addosso del cherosene. Valentina ricorderà per sempre che quella maledetta sera è rimasta terribilmente vigile per 15 atroci minuti, in preda al panico, mentre sentiva il corpo bruciare e urlava sperando che i vicini potessero sentirla come infatti è avvenuto tanto che sono arrivati quasi subito i soccorsi. Per miracolo lei si è salvata ed è rimasta in ospedale sei mesi, riportando ustioni al corpo, un aspetto mutato e una mano amputata mentre il marito è stato ucciso dalle fiamme che lui stesso ha appiccato.

«Ringrazio i medici per l'umanità e la professionalità: mi hanno dato la spinta giusta. E ringrazio tantissimo la mia famiglia perché non avevo voglia di reagire - ha ripreso la protagonista dopo una dovuta pausa - Invece andare avanti è giusto, la seconda vita è una possibilità e voglio fare qualcosa perché non succeda una cosa simile a nessun'altra donna. Il mio matrimonio è stata una violenza psicologica, non fisica. Purtroppo si tende a sottovalutare la violenza psicologica perché devasta dentro ma senza segni esteriori. Chi la esercita isola la vittima infatti non potevo parlare nemmeno con i miei genitori senza mio marito presente e loro intuivano qualcosa ma cercavo di far capire che tutto era sotto controllo. Certo, capivo che il suo era un atteggiamento sopra le righe, ma l'ho sottovalutato. Io non sono un esempio quanto un monito: non si deve mai pensare di potercela fare da sole». Valentina ha spiegato che, dopo un percorso, è riuscita a perdonare la persona ma ovviamente non il gesto disumano, sottolineando che il rancore e l'odio non portano a niente, esattamente come piangersi addosso. Valentina ha ringraziato la mamma che, subito dopo le dimissioni, l'ha portata in un supermercato per prendere di petto la nuova vita e affrontare gli sguardi anche insensibili della gente. «Mostrarmi mi è servito per rafforzarmi perché non devo nascondermi ma dire quello che mi è successo. Ho fatto tesoro del mio passato per creare un futuro migliore. C'è voluto del tempo, ma ora ho tanta voglia di vivere» ha commentato la protagonista, dimostrando di essere una donna straordinariamente forte e determinata e ottenendo la totale solidarietà del pubblico.


Parlando anche a nome di Giusy Laganà, Valentina ha presentato l'associazione "Fare per bene" che le ha dato uno stimolo per riprendere in mano la sua vita e sentirsi utile tanto che spesso incontra sia gli adulti che i ragazzi nelle scuole per informare e sensibilizzare sul femminicidio. Affrontando i giovani, che sono la speranza del domani, Valentina spiega che ciascuno ha i propri sogni e il primo passo in un rapporto è saper amare se stessi e non rinunciare mai alle proprie aspirazioni in nome dell'altro. Tra le iniziative promosse dalla onlus è stata citata anche "Pagina bianca" con cui sono stati stesi 3.600 mq di telo bianco in piazza Duomo a Milano mettendo a disposizione dei passanti pennelli e colori perché potessero lasciare il proprio messaggio contro la violenza sulle donne, raccogliendo ben 6.000 pensieri.

Valentina, con l'aiuto di Giusy Laganà, ha ripercorso la sua storia personale scrivendo il libro Nessuno può toglierti il sorriso, titolo appositamente scelto per diffondere un messaggio di speranza che la protagonista ha coraggiosamente veicolato nel corso della serata e con la sua eloquente esperienza.

Un sorriso, quello di Valentina, che rimarrà stampato nella mente dei tanti presenti, alcuni dei quali sono intervenuti rimarcando la dolcezza e la forza della giovane donna, e che si spera possa raggiungere le donne che stanno vivendo la terribile atrocità della violenza senza trovare il coraggio di reagire ponendole fine.
Federica Conti
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