Mandic: la Medicina è al ''completo'' ma scatta il taglio dei 10 posti letto e il trasferimento del personale. Sindaci in allarme

Agostino Colli e Giuseppina Panizzoli
Siamo al paradosso di una gestione schizofrenica che minaccia di produrre danni irreparabili alla fiducia che da decenni la gente del meratese ripone nel San Leopoldo Mandic. Il reparto di Medicina in questi giorni è tornato ad essere saturo, e del resto il periodo con l'inverno che incombe è storicamente quello che mette maggiormente sotto pressione il servizio diretto dal dottor Massimo Vanoli. Tuttavia dal 1° dicembre scatta inesorabile il taglio di 10 posti letto e il contestuale trasferimento a Lecco di alcuni infermieri e Oss, si parla di 5 più 3 ma al solito le notizie sono frammentarie. In questi giorni secondo informazioni raccolte nel presidio già alcuni pazienti sono stati allocati in altri reparti, nei cosiddetti letti di appoggio in Chirurgia e Ortopedia. Ma questo quadro, sostanzialmente mutato nelle ultime due settimane, non è bastato a modificare l'impostazione data al piano di ridimensionamento dell'ospedale di Merate, che procede spedito come non mai. Del resto non suona novità che il capo dipartimento dell'area medica aziendale dottor Agostino Colli ritenga che si debba rafforzare il Manzoni di Lecco e concentrare lì le risorse finanziarie e umane. Ma né sotto l'accorta guida di Pietro Caltagirone né sotto la direzione scrupolosa di Mauro Lovisari questo progetto si era mai neppure avviato. Ma oggi si dice che sia proprio il dottor Colli il consigliere più ascoltato dal commissario straordinario Giuseppina Panizzoli che, dicono, ripone nel dirigente medico la massima stima e fiducia. Di qui l'avvio del ridimensionamento della Medicina del Mandic nonostante il periodo "caldo". Inutile chiedere spiegazioni al direttore medico d'azienda Patrizia Monti, che pure deve tutta la sua carriera all'ospedale di Merate. Al telefono risulta irraggiungibile. Il clima complessivo dentro il presidio non è di quelli da indurre i primari a tentare almeno di arginare la deriva in atto che passa attraverso una serie lunghissima di piccole "aggressioni", con mancate sostituzioni del personale, soppressione di compiti, riduzione delle prestazioni. Una situazione davvero pericolosa che solo negli ultimi giorni sembra essere finita all'attenzione di diversi Sindaci del territorio intenzionati a chiedere conto di questa politica aziendale ai vertici della Regione Lombardia attraverso i propri consiglieri regionali.

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