Merate, ''caso saldi'': e basta con la disinformazione. Alfiniti ha potere, ma delle sue azioni risponde ad almeno 9 superiori

Mentre Mario Mandelli continua a rilasciare dichiarazioni citando una norma - che non esiste - in forza della quale tutti i commercianti sarebbero autorizzati ad allestire i locali dal 2 gennaio in poi ecco che è cominciata l'azione di "smarcatura" degli assessori comunali dai comportamenti professionali del Comando di Polizia Locale. Questo signor Donato Alfiniti sembra proprio la reincarnazione del pifferaio magico della favola di Andersen: lancia due note e se li porta dietro tutti. Il problema è capire dove. Con la giunta Albani era accaduto di peggio e di più: il "nostro" era persino riuscito ad ottenere di prendere la parola in Consiglio Comunale per sbugiardare un consigliere di maggioranza, nella fattispecie il sottoscritto, nel silenzio " complice " di capigruppo e funzionari comunali che sapevano, ma che hanno preferito tacere. Bell'esempio di cuor di leoni. Deve avere doti nascoste il nostro Comandante, oppure ha di fronte e di sopra persone che usano fare come le tre scimmiette. La vita è già così dura, perché complicarsela ulteriormente?
Il comandante Alfiniti al centro della foto in borghese circondato da alcuni poliziotti locali
Le azioni incerte, contraddittorie quando non esplicitamente errate del Comando di Polizia Locale compongono ormai un rosario fatto di tanti grani. I misteri sono esauriti, ma i grani si riproducono come i conigli. E allora smentiamola - e smettiamola - una volta per tutte la litania che i Responsabili di servizio del Comune di Merate, che sono Annalena Codara, Rita Gaeni, Luca Da Ros, Dario Ronchi e Donato Alfiniti appunto, siano una specie di categoria protetta avulsa da qualunque controllo o obbligo di rendiconto delle proprie azioni. L'autonomia operativa non significa assoluzione ex ante e ancor meno a posteriori. Basta scorrere il Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali. Cinque minuti di lettura e due articoli il 97 e il 107 che stampiamo per comodità.
Vi stanno scritte alcune precise disposizioni - riversate negli articoli 56, 57 e 59 e in altri dello Statuto Municipale - non diversamente interpretabili. Vi si legge che il segretario comunale, in assenza del direttore generale che non è previsto nei Comuni al di sotto dei 15000 abitanti "sovraintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne coordina l'attività". ( articolo 97)
Nel caso di Merate i dirigenti si chiamano Responsabili e godono di una autonomia operativa piena, ma non insindacabile. Quindi è a lui che in primis risponde Donato Alfiniti quale responsabile del servizio di Polizia Locale. Tradotto: se un dirigente sbaglia e tende a ripetersi gli si deve impedire di continuare a farlo. Il fatto che ciascuno di essi goda di "autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane e di quelle strumentali e di controllo " ( articolo 107 comma 1 ) non può fare dimenticare che tutti i compiti svolti dai dirigenti "impegnano l'amministrazione verso l'esterno" (articolo 107 comma 2 ). E per "esterno" si intendono i cittadini destinatari delle azioni e delle decisioni dei Responsabili di servizio. E infatti ecco che il comma 6 dell'articolo 107 rimette all'esclusiva, personale responsabilità di ciascun responsabile di Servizio la "correttezza amministrativa del suo operato in relazione agli obiettivi dell' Ente".
Il quadro è chiaro che più chiaro non si può: l'errore del Responsabile di Servizio, a maggiore ragione se reiterato, si riflette negativamente sull'immagine della Giunta Municipale perché il cittadino è solito attribuire al suo sindaco tutto il bene e tutto il male del mondo. Gli obiettivi dell'Ente comunale non possono che essere l'applicazione della legge, il rispetto della legge e la rimozione di qualunque ostacolo al mantenimento e allo sviluppo della civica convivenza. Tradotto: se un qualunque dipendente pubblico abusa dei suoi poteri o li fraintende dopo avergli chiesto di spiegare per filo e per segno perché lo ha fatto deve essere posto nell'umana condizione di non farlo più. Diversamente ne vanno di mezzo i ridondanti principi di "imparzialità, trasparenza, efficienza e efficacia sociale" di cui è intriso il sotto indicato articolo 4 dello Statuto del Comune di Merate.
Conclusione: Donato Alfiniti alla medesima stregua dei suo pari grado risponde al segretario comunale in via gerarchica e all'intera giunta in via amministrativa che con l'aggiunta del sindaco fanno altre 8 persone. Lasciamo in panchina il Consiglio Comunale e le sue prerogative solo perché è il 150esimo della Repubblica. Il segretario comunale ha il diritto/dovere di chiedere argomentata e documentata motivazione di ogni atto posto in essere da uno degli uffici municipali, origine delle sanzioni e delle contravvenzioni inclusa. La giunta comunale cui fa capo la maggioranza dei consiglieri e il Consiglio Comunale hanno poi tutti gli strumenti per verificare gli eccessi. Possono costituire commissioni speciali (articolo 38 comma 6 statuto comunale), convocare udienze conoscitive con audizione del responsabili di servizio (articolo 39 regolamento del consiglio comunale ), attraverso le commissioni programmare indagini conoscitive (articolo 16 regolamento consiglio comunale) e soprattutto ciascun consigliere in forza del proprio autonomo mandato ha il diritto di esaminare ogni documento emanato dagli uffici e confrontarlo con la norma di carattere superiore in forza del quale è stato emesso.
Il caso saldi è piccola cosa - se si esclude il sospetto di un'azione suggerita e mirata - ma quando si aggiunge a tanti altri precedenti diventa cosa grande che può essere letta come prevaricazione.
Per questa ragione l'assessore competente, competente lo deve essere davvero e quando dovesse arrivare alla conclusione che la conduzione di un ufficio necessita del supporto - anche solo a tempo determinato - di una consulenza esterna ad alto contenuto professionale ecco che sovviene l'articolo 58 dello statuto comunale che lo consente. Il guaio è che l'alto consulente dovrebbe invocarlo e nominarlo proprio colui che si pensa abbia bisogno della consulenza. E nessuno, neppure in Piazza degli Eroi, ha ancora scritto in fronte giocondo. Ed è qui che la netta separazione tra il ruolo politico dell'amministrazione eletta e l'autonomo potere gestionale del personale nominato confligge e pare esaurirsi in una reciproca paralisi. Che è apparente, però. Ci sono il contratto di lavoro, gli incarichi a termine e il codice disciplinare. E ci sono serietà e dignità del ruolo pubblico, che non è un incarico divino, ma una scelta che si deve meritare giorno dopo giorno. Tradotto: il politico locale impari a leggerle da se le leggi, non rimetta mai la sua valutazione a quella del funzionario di riferimento. Non ci sono nomi di santi sul libro del lavoro.
Quando, sotto la giunta Albani, era capogruppo di minoranza l'attuale sindaco propose la composizione di una speciale commissione comunale di verifica dell'operato del Corpo di Polizia Locale al fine di accertarne efficienza, limiti e necessità. La maggioranza votò contro, io mi distinsi e votai a favore. Dal momento che le cose paiono peggiorate il sindaco può fare oggi quello che gli venne negato ieri. A meno che tra il dire e il fare...
Alberico Fumagalli