Riforma sanitaria/4: Piazza, occorre omogeneità nel welfare. Straniero, serve una sola bozza. Il parere dei sindaci lecchesi
Continua il nostro “viaggio” dentro la Riforma del sistema socio-sanitario lombardo, in base alla bozza diffusa nei giorni scorsi dal presidente della Giunta regionale lombarda Roberto Maroni. Nei primi servizi abbiamo presentato il nuovo modello organizzativo e la ripartizione geografica che, come ormai noto, vede il lecchese aggregato al bergamasco. L’impostazione data dalla regione deve tenere conto che, una volta soppresse definitivamente le province sarà necessario coordinare su bacini ben individuati non soltanto i servizi socio-sanitari ma anche gli altri servizi posti in precedenza in capo alle province stesse. Quindi il confronto non può esaurirsi nel solo settore dell’assistenza sociale e sanitaria, pure di primaria importanza. Sulla bozza, che per ora è tale e a quanto è dato sapere è frutto della condivisione di Forza Italia e Lega ma non del NCD, abbiamo sentito il parere di diversi sindaci delle aree interessate, meratese, casatese-oggionese e lecchese. Ecco le prime dichiarazioni accanto a quelle dei consiglieri regionali.
“Non abbiamo ancora in mano la bozza, che tra l’altro è una bozza della giunta che chiaramente dovrà seguire l’iter del consiglio” puntualizza subito il sindaco di Calolzio Cesare Valsecchi. “Da quello che ho potuto leggere non si è ancora capito bene al di là delle aggregazioni come saranno ripartite le funzioni. In generale le aggregazioni vanno bene se si sceglie sempre la stessa direzione" spiega elevando ad esempioil caso dell’Aler con Lecco andato a braccetto proprio con Bergamo. "Le unioni organizzate di volta in volta tra realtà diverse rischierebbero solo di rendere difficoltosa la gestione e la partecipazione alle decisioni. Occorre un ente omogeneo per poter sviluppare discorsi. Per noi come Calolzio, Bergamo va bene, sia perché provenendo da quella provincia abbiamo sempre mantenuto dei contatti sia perché è più vicina di Monza che invece, magari, andrebbe meglio per altre aree come il casatese. Ritengo in ogni caso che debbano essere chiarite oltre che le aggregazioni anche le funzioni e i coordinamenti. Spiacerebbe se le unificazioni portassero a perdere delle competenze. Dobbiamo mirare prima di tutto alla salvaguardia dei servizi attualmente raggiunti”.
Non avendo ancora tra le mani la bozza completa il sindaco – ormai in scadenza di mandato – di Mandello del Lario Riccardo Mariani focalizza la sua attenzione su tre aspetti di carattere generale comunque strettamente legati ad ogni riforma che prevedere degli accorpamenti.
“Prima di tutto mi chiedo: rimarranno gli stessi servizi per i cittadini? Sulle questioni sanitarie non si scherza. Secondo: in un periodo di crisi come quello attuale, saranno mantenuti tutti i posti di lavoro? Passando invece al piano politico, mi colpisce che la scelta delle “fusioni” operate da chi ha fatto del territorio epica narrativa… vicini ai cittadini…ogni razionalizzazione prevede dei sacrifici. Ci dicano subito quali”.
“Per quello che abbiamo potuto vedere fino adesso, serve un approfondimento, un approfondimento condiviso”. Difficile infatti per Rocco Briganti, primo cittadino di Olginate e Presidente assemblea distrettuale dei sindaci di Lecco valutare una bozza di riforma che, di fatto, costringe anche a “ripensare le autonomie, venendo la nostra provincia assorbita da una realtà così grande come Bergamo” con il rischio dunque di “diventare un quartiere, una parte di una provincia con oltre un milione di abitanti, dal peso rilevante”. Esprime dunque preoccupazione in relazione all’aspetto territoriale e alla prossimità al cittadino il sindaco olginatese che ritiene anche si debbano preservare i servizi del lecchese. “La “collaborazione” con Bergamo comunque non mi dispiace” puntualizza poi. “Sono una persona che tende a vedere il bicchiere mezzo pieno e Bergamo è sicuramente un territorio, una provincia, capace, che sa gestire i servizio. Come del resto lo siamo anche noi che sicuramente avremo di che dire. La riorganizzazione sarà un elemento di confronto importante”.
“Se questo testo di mediazione vuole essere una base di discussione per il futuro ok. Non è però la proposta che vogliamo e non credo la voteremo” è fermo il sottosegretario Daniele Nava, ex presidente della provincia di Lecco e membri di spicco del Nuovo centro destra lecchese. “Nella nostra proposta viene salvaguardata la specificità del presidio ospedaliero”.
Dunque per Manzoni e Mandic che idea avete? “Per quanto riguarda la realtà del nostro territorio, viste anche le eccellenze che abbiamo dal punto di vista sanitario, pensiamo a un modello “leccocentrico” con eventualmente altre realtà minori da aggregare”. Una visione che non collima proprio con l’ipotesi di “fusione” con Bergamo.
“Noi come Ndc abbiamo una posizione distante” premette subito il consigliere regionale Mauro Piazza. “Abbiamo già espresso in maniera molto chiara il nostro disegno di legge e abbiamo già chiesto un ulteriore confronto con il presidente Maroni”. Piazza eleva così ad esempio gli aspetti dimensionali, gli accorpamenti e le funzioni dell’azienda unica che si dovrebbe occupare dell’erogazione dei servizi e delle prestazioni. Non dettagli. Venendo invece alle “richieste” strettamente legate al territorio l’esponente del Nuovo Centro Destra lecchese chiede “omogeneità sugli aspetti relativi al welfare” e per chiarire il concetto cita la già avvenuta unificazione dell’Aler lariana con quella bergamasca: “sarebbe assurdo avere un’azienda socio sanitaria con Monza e l’housing gestito con Bergamo. Certo è anche che sul piano sanitario bisognerebbe tener conto dei collegamenti storico-oggettivi del meratese-casatese con Vimercate…”.
“Penso che il primo problema sia di metodo anche prima che di merito” spiega il consigliere regionale del Partito Democratico Raffaele Straniero ricapitolando i passaggi che dall’originale Libro Bianco hanno portato alla presentazione da parte delle forze che costituiscono la coalizione di governo di più disegni di legge di cui la bozza ora in discussione rappresenta una sintesi attorno al quale si sarebbero riposizionate le correnti Rizzi e Carugo ma non il Nuovo Centro Destra. “Maroni è riuscito a mettere d’accordo Forza Italia e Lega ma non ancora Ncd. Dovrà arrivare almeno a un bozza unica. Venendo al merito riteniamo – come gruppo – che i presupposti si sono molto molto annacquati. La bozza merita una lettura più accurata, si sono persi i connotati di quanto originariamente annunciato” sostiene ritenendo ciò inevitabile vista la necessità di tenere unite spinte differenti e riferendosi, tra le altre cose, alla discrezionalità politica sulle nomine dei direttori e alla mancanza di elementi rilevanti in riferimento alla differenziazione dei ticket.
Passando invece dalla teoria alla pratica e parlando dunque degli scenari futuri per le strutture esistenti, Straniero chiede anch’egli che “ci sia almeno omogeneità” aggiungendo anche: “non riscontro personalmente “osmosi” con Bergamo, se non per Calolzio e un pugno di comuni della Val San Martino. Credo che il nostro territorio sia più “sposabile” con Como o con Monza e Brianza. In ogni caso bisognerà salvaguardare l’unità territoriale e l’esperienza che già c’è a livello socio-sanitario”
Per visualizzare i commenti dei sindaci del meratese:
Riforma sanitaria/3: sull'ipotesi di accorpare l’AO di Lecco a Bergamo vertice di sindaci stasera. La regione ci coinvolga
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“Prima di tutto mi chiedo: rimarranno gli stessi servizi per i cittadini? Sulle questioni sanitarie non si scherza. Secondo: in un periodo di crisi come quello attuale, saranno mantenuti tutti i posti di lavoro? Passando invece al piano politico, mi colpisce che la scelta delle “fusioni” operate da chi ha fatto del territorio epica narrativa… vicini ai cittadini…ogni razionalizzazione prevede dei sacrifici. Ci dicano subito quali”.
“Per quello che abbiamo potuto vedere fino adesso, serve un approfondimento, un approfondimento condiviso”. Difficile infatti per Rocco Briganti, primo cittadino di Olginate e Presidente assemblea distrettuale dei sindaci di Lecco valutare una bozza di riforma che, di fatto, costringe anche a “ripensare le autonomie, venendo la nostra provincia assorbita da una realtà così grande come Bergamo” con il rischio dunque di “diventare un quartiere, una parte di una provincia con oltre un milione di abitanti, dal peso rilevante”. Esprime dunque preoccupazione in relazione all’aspetto territoriale e alla prossimità al cittadino il sindaco olginatese che ritiene anche si debbano preservare i servizi del lecchese. “La “collaborazione” con Bergamo comunque non mi dispiace” puntualizza poi. “Sono una persona che tende a vedere il bicchiere mezzo pieno e Bergamo è sicuramente un territorio, una provincia, capace, che sa gestire i servizio. Come del resto lo siamo anche noi che sicuramente avremo di che dire. La riorganizzazione sarà un elemento di confronto importante”.
“Se questo testo di mediazione vuole essere una base di discussione per il futuro ok. Non è però la proposta che vogliamo e non credo la voteremo” è fermo il sottosegretario Daniele Nava, ex presidente della provincia di Lecco e membri di spicco del Nuovo centro destra lecchese. “Nella nostra proposta viene salvaguardata la specificità del presidio ospedaliero”.
Dunque per Manzoni e Mandic che idea avete? “Per quanto riguarda la realtà del nostro territorio, viste anche le eccellenze che abbiamo dal punto di vista sanitario, pensiamo a un modello “leccocentrico” con eventualmente altre realtà minori da aggregare”. Una visione che non collima proprio con l’ipotesi di “fusione” con Bergamo.
“Noi come Ndc abbiamo una posizione distante” premette subito il consigliere regionale Mauro Piazza. “Abbiamo già espresso in maniera molto chiara il nostro disegno di legge e abbiamo già chiesto un ulteriore confronto con il presidente Maroni”. Piazza eleva così ad esempio gli aspetti dimensionali, gli accorpamenti e le funzioni dell’azienda unica che si dovrebbe occupare dell’erogazione dei servizi e delle prestazioni. Non dettagli. Venendo invece alle “richieste” strettamente legate al territorio l’esponente del Nuovo Centro Destra lecchese chiede “omogeneità sugli aspetti relativi al welfare” e per chiarire il concetto cita la già avvenuta unificazione dell’Aler lariana con quella bergamasca: “sarebbe assurdo avere un’azienda socio sanitaria con Monza e l’housing gestito con Bergamo. Certo è anche che sul piano sanitario bisognerebbe tener conto dei collegamenti storico-oggettivi del meratese-casatese con Vimercate…”.
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Passando invece dalla teoria alla pratica e parlando dunque degli scenari futuri per le strutture esistenti, Straniero chiede anch’egli che “ci sia almeno omogeneità” aggiungendo anche: “non riscontro personalmente “osmosi” con Bergamo, se non per Calolzio e un pugno di comuni della Val San Martino. Credo che il nostro territorio sia più “sposabile” con Como o con Monza e Brianza. In ogni caso bisognerà salvaguardare l’unità territoriale e l’esperienza che già c’è a livello socio-sanitario”
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A. M.