Cooperazione: da Regione Lombardia via libera alla legge
“Una legge che valorizza la grande esperienza della cooperazione in Lombardia e, insieme, accresce le possibilità di inserimento lavorativo dei soggetti più deboli, tra cui gli over 50, grazie ad un rapporto di collaborazione tra il sistema cooperativo e la pubblica amministrazione regionale”. Questi, nelle parole del consigliere lecchese Mauro Piazza, i segni particolari della proposta di legge “Norme per la cooperazione in Lombardia”, approvata ieri dal Consiglio regionale lombardo, relatore il consigliere Carlo Malvezzi.
“La Regione, gli enti del sistema regionale e le aziende sanitarie/ospedaliere debbono riservare almeno il 5% dell’importo degli affidamenti a terzi per beni e servizi alle cooperative sociali. Questa destinazione sarà legata agli obiettivi che i dirigenti regionali dovranno raggiungere. Un modo per rendere più cogente questa disposizione”, spiega Piazza. Identica previsione è fissata per gli enti locali, chiamati nella legge a riservare una quota di affidamenti (5%) alle cooperative sociali come condizione per partecipare al patto di stabilità territoriale (la quota di risorse che la Regione distribuisce agli enti locali per aumentarne la capacità di spesa).
Le cooperative, attraverso misure che Regione Lombardia metterà a disposizione, potranno inserire al lavoro non solo i soggetti svantaggiati ma anche quelli che la normativa europea individua come ‘deboli’: ultracinquantenni, persone senza diploma di scuola superiore, lavoratori senza occupazione da almeno due anni. Si tratta di categorie che, in un contesto di crisi come quello attuale, faticano molto ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro.
Il progetto di legge prevede anche “il riconoscimento delle ‘cooperative di comunità’, quali soggetti che assicurano servizi pubblici, anche locali e di pubblica utilità, e la ‘cooperativa di autogestione’, che svolge servizi in ambito edilizio residenziale pubblico e sociale. In questo caso, le Aler possono stipulare convenzioni che consentano lo svolgimento di lavori da parte di locatari morosi così da compensare i propri canoni arretrati”, conclude Piazza.
Il testo nasce dal confronto positivo con le realtà della cooperazione per rispondere al meglio ai cambiamenti di questo mondo, anche consentendo a nuove cooperative di lavoratori di rilevare l’attività o rami di attività dell’azienda in cui hanno operato per salvaguardarne l’occupazione.
“La Regione, gli enti del sistema regionale e le aziende sanitarie/ospedaliere debbono riservare almeno il 5% dell’importo degli affidamenti a terzi per beni e servizi alle cooperative sociali. Questa destinazione sarà legata agli obiettivi che i dirigenti regionali dovranno raggiungere. Un modo per rendere più cogente questa disposizione”, spiega Piazza. Identica previsione è fissata per gli enti locali, chiamati nella legge a riservare una quota di affidamenti (5%) alle cooperative sociali come condizione per partecipare al patto di stabilità territoriale (la quota di risorse che la Regione distribuisce agli enti locali per aumentarne la capacità di spesa).
Le cooperative, attraverso misure che Regione Lombardia metterà a disposizione, potranno inserire al lavoro non solo i soggetti svantaggiati ma anche quelli che la normativa europea individua come ‘deboli’: ultracinquantenni, persone senza diploma di scuola superiore, lavoratori senza occupazione da almeno due anni. Si tratta di categorie che, in un contesto di crisi come quello attuale, faticano molto ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro.
Il progetto di legge prevede anche “il riconoscimento delle ‘cooperative di comunità’, quali soggetti che assicurano servizi pubblici, anche locali e di pubblica utilità, e la ‘cooperativa di autogestione’, che svolge servizi in ambito edilizio residenziale pubblico e sociale. In questo caso, le Aler possono stipulare convenzioni che consentano lo svolgimento di lavori da parte di locatari morosi così da compensare i propri canoni arretrati”, conclude Piazza.
Il testo nasce dal confronto positivo con le realtà della cooperazione per rispondere al meglio ai cambiamenti di questo mondo, anche consentendo a nuove cooperative di lavoratori di rilevare l’attività o rami di attività dell’azienda in cui hanno operato per salvaguardarne l’occupazione.