Riforma sanitaria lombarda/3: cresce il ruolo degli Enti locali. Ma contro 5 Dg servono Sindaci o delegati idonei al confronto

L'ospedale San Gerardo di Monza
E siamo giunti alla terza puntata del mini-viaggio alla scoperta dell'evoluzione del sistema sociosanitario lombardo. In queste ultime settimane il dibattito sul futuro della Sanità si è spostato come era facile immaginare sugli adempimenti rimasti in capo - dopo la pubblicazione del testo di legge sul Bollettino ufficiale lo scorso agosto -  alla Giunta Regionale grazie alla "finestra" concessa dalla norma transitoria inserita per poter procedere alla modifica del così detto "allegato 1" recante l'elenco delle previste Agenzie di tutela della salute (ATS) e Aziende sociosanitarie territoriali (ASST) o per definire contestualmente l'istituzione delle Aziende ospedaliere (disegnate nella legge ma non presenti nell'appendice) costituite dai grandi ospedali non destinati a confluire nelle ASST in cui, al momento, risultano inglobate.
Sul versante invece del sociosanitario, sono i sindaci a chiedere il rafforzamento dei propri "poteri" previsti dalla legge attraverso i regolamenti di funzionamento delle loro rappresentanze, sia a livello di ASST che di ambito distrettuale.
Per entrambe le questioni, i tempi sono contingentati dalla legge: la deroga scade a fine ottobre.
Per quanto riguarda la prima questione calata direttamente sui confini dell'ATS della Brianza, non sembrerebbero essere previste modifiche per quanto riguarda il numero né la composizione delle tre ASST già tracciate. Qualche criticità si rileva esclusivamente nel "vimercatese" in quanto alcuni comuni, in primis Lissone, che fanno capo al distretto di Carate - destinato appunto a confluire nell'ASST di Vimercate - sono strettamente confinanti con Monza ed in particolare con il San Gerardo e da quella parte sembrerebbero voler propendere. Attesa invece - e di maggior rilevanza a livello "globale" - la decisione sulla trasformazione di quest'ultimo mega polo ospedaliero-universitario in Azienda Ospedaliera.
La creazione di tali strutture "sganciate" dalle ASST è condizionata dal mancato accordo sulle realtà della città metropolitana: ciò potrebbe condizionare il completamento dell'iter entro fine mese con il serio pericolo che tutto resti come attualmente disposto e quindi con tutti i grossi ospedali inseriti in Aziende sociosanitarie territoriali. Pare questa una minaccia del governatore Maroni se non si arriverà, nel milanese, ad una soluzione condivisa, tenendo conto delle molteplici spinte e istanze.

Felice Baio, attuale presidente
del consiglio di rappresentanza dei sindaci
I sindaci, invece, come anticipato fanno affidamento sui regolamenti da emanare da parte della Giunta per vedere accentuato il loro ruolo. Al momento la loro "presenza" è prevista a tre livelli: l'articolazione delle competenze degli enti locali dovrà infatti avvenire al gradino dell'ambito distrettuale, a quello dell'ASST e nell'ATS. Attraverso la loro associazione, l'Anci, i comuni avevano chiesto una sorta di "cabina di regia" in tutti e tre le realtà ma la richiesta è stata soddisfatta in parte in quanto di tale "cabina di regia" si parla solo a livello di vasta area, con la "stanza dei bottoni" pensata dunque a livello di ATS.
Al grado intermedio e dunque all'interno del "distretto dell'ATS" e quindi dell'ASST è previsto invece il consiglio di rappresentanza, più o meno con gli stessi poteri che già affidava a questo strumento la legge 33.
Ancor meno definito dalla norma è il ruolo degli amministratori comunali a livelli di ambiti distrettuali che, per l'ASST dovrebbero restare gli attuali - Lecco, Merate e Bellano - diventando però il livello in cui effettivamente si realizza l'integrazione tra ciò che è "sanitario" e ciò che è invece "socio-assistenziale" e dunque tra ospedale e territorio. Non a caso il progetto di sperimentazione dei comuni del meratese e casatese avanzato in Regione è centrato su un'area omogenea, un ospedale ben rapportato ad essa e la volontà dei comuni di diventare interlocutori autorevoli attraverso la forma associativa di ReteSalute. Un progetto che a Milano stanno esaminando con attenzione.
A livello di vasta area si sta invece discutendo sulla "professionalità" dei membri dei consigli di rappresentanza destinati a entrare nella cabina di regia dell'ATS alla quale spetteranno indirizzo, programmazione e controllo e dove i delegati degli enti locali avranno come interfaccia cinque direzioni generali e i loro staff. Finora questo ruolo di controparte dei D.G. - all'interno del ben più ristretto panorama dall'Asl e dell'Ao lecchese - è stato svolto dagli assessori ai servizi sociali con i primi cittadini che hanno sempre avuto un ruolo defilato. Ci si interroga su questo punto sulla formula "sindaci o loro delegati" per capire se, attraverso la delega, gli enti locali possano mettere in campo interlocutori idonei a questo confronto. Oppure essere anch'essi supportati allo scopo da specifici staff.
 
3/continua

A. M.
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