La "Merate che non c'è più"/48: la farmacia De Capitani, poi Fiocchi e infine Griffini. Decotti, creme e infusi fatti...in casa
In principio era "L'antica farmacia De Capitani" fondata appunto nel 1750, che si affacciava direttamente su Piazza Prinetti, a pochi passi da Palazzo Albini. Si trattava di un negozio di nicchia, diremmo oggi, dove si trovavano cure fatte in casa, perché solo così era possibile, con decotti, infusi e "creme" che risolvevano e tamponavano i malanni o le epidemie che spesso serpeggiavano in città.
Come ricordano gli "Archivi di Lecco e della Provincia" assieme alla farmacia di Carlo Speroni, poi ritirata da Pietro Fumagalli, quella di Luigi De Capitani si occupava di fornire i medicinali per il nosocomio cittadino, a metà Ottocento. "Per la fornitura vi si affidava, rifacendosi alla farmacopea austriaca, alle due farmacie di Merate, De Capitani e Speroni, che si alternavano annualmente nella consegna di decotti, lenitivi e soprattutto sanguisughe, indispensabili in caso di salassi".
La lapide del dr. Luigi De Capitani nel cimitero cittadino
Al dottor De Capitani successe il dottor Cesare Fiocchi. L'attività, come dimostrano alcune cartoline di inizio Ottocento, si svolgeva in due ampi locali all'angolo con Via Trento.
E così continuò anche quando il 16 novembre 1932 Paolo Griffini, assieme allo zio Pietro Secondi, già proprietario di una farmacia a Pallanza venduta per trasferirsi in Brianza, ne rilevò la conduzione.
Paolo Griffini, nato a Sant'Angelo lodigiano, era laureato in chimica e farmacia così come la moglie Clelia Sandri che con un'amica era stata una delle due uniche donne del corso di laurea per l'intera facoltà. (Clelia del resto arrivava da una famiglia culturalmente molto preparata con il papà che era un tecnico delle ferrovie e a cui si deve la costruzione del ponte con i binari tra Mestre e Venezia).
In alto a destra l'insegna "Farmacia"
La farmacia non conosceva soste vista anche l'offerta "ridotta" sul territorio. Era aperta tutti i giorni, mattine dei festivi compreso (quindi anche Natale, Pasqua e Capodanno).
Per questa ragione al locale aperto al pubblico e al laboratorio se ne affiancava un terzo che era quello con la cucina per la famiglia del farmacista che poteva così riunirsi senza allontanarsi.
Quando il medico farmacista doveva assentarsi, anche solo per qualche ora di svago, lasciava un cartello con le indicazioni su dove sarebbe stato possibile rintracciarlo. Nel caso di Clelia era capitato che qualche ora al cinema Odeon di Via Garibaldi si interrompesse per una urgenza di un cliente che andava così a prenderla direttamente dove si trovava con il carretto.
Nel retrobottega, che era il laboratorio vero e proprio, venivano preparati i decotti, gli infusi, le pomate ma anche le cialde (antesignane delle nostre capsule), le supposte, i saponi, gli sciroppi per la tosse o addirittura preparazioni de iniettare.
C'erano delle macchinette che mescolavano, impastavano, tagliavano "l'ostia" che veniva sagomata ed erano quelli i tempi in cui si usavano grosse siringhe in vetro con ago da sterilizzare.
Tempo e tecnologia hanno cambiato le procedure e gli strumenti, senza però minare l'intraprendenza e lo spirito dei proprietari.
La farmacia Griffini rimase nei locali di Piazza Prinetti-angolo Via Trento (affacciati su due vetrine e con all'interno un lungo bancone e tanti armadi a specchio, con i tipici vasetti bianchi bordati di blu) fino al 1980.
In quell'anno ci fu il trasferimento nella vicina Piazza della Vittoria e dopo la conduzione fino al 2006 della signora Maria Cristina, la gestione è passata nelle mani della figlia dottoressa Anna Comotti.
Le scaffalature in legno e i vecchi registri così come le etichette ingiallite in carta sono solo un ricordo, spazzato via dai moderni ripiani e dalla consegna automatica del farmaco. Ma il pensiero della nonna Clelia che, rimasta sola in tempo di guerra con una figlia e con una attività da portare avanti, non desistette e restò al passo con i tempi, soddisfacendo i clienti senza farsi sopraffare dal destino non facile, è l'esempio di quella Merate intraprendente che ha costruito la sua ricchezza sulla fatica, l'ingegno e un pizzico di ottimismo.
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