Merate, variante al PGT/7: residenze, uffici e attività recettive negli immobili dell’ex proprietà Crespi a sud di villa Subaglio

Contrariamente a quanto accade trattando argomenti complessi, soprattutto quando la canicola imperversa, questo viaggio del PGT sta suscitando grande interesse. E anche qualche, sinora garbata, polemica. Dal palazzo filtrano solo grugniti ma nessuna comunicazione ufficiale. Bene così. Del resto una prima figuraccia i vertici amministrativi, Sindaco e Vice in testa l'avevano già rimediata inalberandosi per la pubblicazione di nomi e cognomi dei proponenti le istanze, salvo poi vedersi costretti a metterli "in chiaro" sul sito comunale, come vuole la Legge. Forse non era nelle loro intenzioni ma la richiesta di accesso agli atti deve aver indotto il dirigente municipale a "tagliare la testa al toro" come si dice con un'azione preventiva di trasparenza. Anche perché è diritto di tutti i cittadini, proprietari di aree oppure no, conoscere quale sviluppo si prepara per la città e, perché no, anche quali terreni saranno "toccati" dalla bacchetta magica dello "jus aedificandi".
 

Villa Subaglio (immagine tratta di wikipedia)

L'istanza di cui andiamo a occuparci in questa puntata costituisce la cosiddetta prova provata di tale assunto. 

Si tratta dell'istanza n.11, presentata il 30 giugno 2014, a circa un mese dall'insediamento di Andrea Massironi come Sindaco di Merate, a firma del dottor Arturo Orsenigo, rappresentante legale della società Valmontone di Milano. 

Oggetto dell'istanza è la richiesta di poter ristrutturare alcuni immobili accessori facenti parte del complesso di Villa Subaglio. 

 


I meratesi sanno quanto sia preziosa la villa che domina Merate dalla collina omonima e quanto sia bello e delicato l'ampio parco, autentico polmone verde che fa da cuscinetto tra l'abitato del centro storico e le aree agricole di Sartirana e Cassina. 

Forse però molti non sanno che a compendio della villa vi sono altri edifici, effettivamente in stato di abbandono. In particolare si tratta degli edifici posti lungo il muro di recinzione a sud del parco, a ridosso della Cascina Vedù. Tali edifici sono oggetto dell'istanza n.11, di cui stiamo dando conto. 

Il dottor Orsenigo fa notare come gli interventi urbanistici degli ultimi 15 anni, avrebbero mostrato una scarsa attenzione al territorio circostante la villa Subaglio e proprio in località Vedù e via Allende si sarebbero profilate scelte urbanistiche di dubbia qualità. 


Migliore sorte avrebbero invece avuto Villa Cornaggia e Cascina Vedù, recuperate all'antico splendore - sempre stando al preambolo dell'istanza n.11. 

La proposta dei proprietari del Subaglio è quindi di puntare sul recupero degli antichi edifici piuttosto che andare a costruirne di nuovi. 

Possiamo certamente concordare con questa tesi, almeno in linea di principio.

Edificio principale mappale 1181

Silos per deposito foraggio

Edificio insistente sul mappale 1249

Edificio insistente sul mappale 1249

Edificio insistente sul mappale 1249

Edificio insistente sul mappale 1134


Tuttavia leggendo con maggiore attenzione cosa effettivamente chiede di poter fare il dottor Orsanigo negli edifici oggetto della sua istanza, riteniamo che la medesima debba essere molto ben ponderata. Infatti si chiede di poter insediare attività ricettive o residenziali. Ciò comporterebbe ulteriore carico urbanistico nella zona: maggior carico viabilistico sulla via Allende e il pericolo di veder compromesso il parco di villa Subaglio.

Il Piano di Governo del Territorio vigente considera l'intero ambito del Subaglio come ambito di pregio (tessuto R2a) e prevede che gli immobili siano interessati da interventi di recupero particolarmente rispettosi dell'originale (risanamento conservativo). 

Le nuove norme della variante Massironi prevedono espressamente che per gli edifici in ambito R2a (come per quelli nel centro storico), si possa effettuare un cambio di destinazione d'uso anche radicale:

<< Gli immobili, originariamente costruiti per ospitare funzioni residenziali, sono caratterizzati da un impianto distributivo unitario di grande dimensione. Alcuni di essi sono stati progressivamente modificati per lo svolgimento di funzioni specializzate di carattere collettivo. 

Gli interventi possono mantenere le destinazioni d'uso attuali o assumere altre destinazioni, purché sia garantita in ogni caso l'integrità e l'unitarietà dell'immobile. La destinazione d'uso diversa da quella esistente è possibile solo attraverso un Permesso di Costruire Convenzionato>> (ART.29.3 norme proposte variante al PDR).

Ci sembra  legittima la preoccupazione che con queste nuove norme, improntate al liberismo più disinvolto, sia nel centro storico sia negli edifici di pregio si vadano a autorizzare trasformazioni del territorio eccessivamente impattanti. Con la scusa che il cambio di destinazione d'uso sia il volano per rilanciare l'attività edilizia, si rischia di compromettere un paesaggio urbano di pregio come è quello di Merate, il cui valore storico è ben altro rispetto alle preoccupazioni di chi in ville ed edifici di pregio vorrebbe localizzare, attività artigianali, commerciali, direzionali o alberghiere.

Nel caso in esame i proponenti, il legale rappresentante della proprietà dottor Arturo Orsanigo e il tecnico di fiducia architetto Daniele Ripamonti fanno presente come gli edifici oggetto dell'istanza, pur derivanti dalla proprietà storica della famiglia Crespi sono di fatto ormai parte della proprietà di villa Subaglio il cui utilizzo attuale è a struttura ricettiva per quanto riguarda la residenza e parte del parco mentre porzioni di edifici di più recente realizzazione hanno destinazione residenziale (alloggio della proprietà) e terziario (uffici amministrativi e di rappresentanza dell'attività principale svolta dalla proprietà). In altre parole si chiede che tutti gli edifici a sud dell'area siano ristrutturati per essere adibiti a residenza - si precisa per i proprietari - e al servizio dell'attività principale. Nella villa si tengono cerimonie quali matrimoni e feste in genere, meeeting, mostre, spettacoli artistici e musicali e così via.

Anche questa istanza come le altre esaminate nella puntata precedente vanno nel solco di una ampia liberalizzazione che sta alla base della filosofia di questa variante, impossibilitata dalla legge regionale a operare direttamente sul cambio d'uso delle aree nude.


7/continua
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