Merate, variante al PGT/6: liberalizzare è la parola d’ordine. Negozi e uffici ospiteranno bar, disco-pub, ristoranti, kebab
In attesa di maggiori chiarimenti sulla vicenda della Valletta di Novate - e sulla curiosa analogia con la variante di PGT di Imbersago - proseguiamo il nostro viaggio nelle 78 istanze presentate da privati e associazioni in fase di stesura della variante al Piano di Governo del Territorio; variante che, lo ricordiamo, non riguarda il documento di piano (per cui non è stata necessaria una preventiva valutazione ambientale strategica) ma il piano delle regole, che poi stanno alla base di scelte urbanistiche anche di rilevante portata. Come quella contenuta nell'istanza 51, presentata da Giovanni Casati, proprietario dell'immobile sito in Merate Piazza Giulio Prinetti 26 contraddistinto al foglio 11 mapp.1533 in zona R1 "tessuto a prevalenza residenziale da tutelare......".
Questa istanza ci permette di introdurre il grande tema già citato in altri articoli, del cambio regolato o selvaggio di destinazione d'uso degli edifici. L'assessore Vivenzio, nel corso della seduta del 30 luglio, aveva spiegato qual è l'orientamento di questa Amministrazione: accorpare alcune definizioni tecniche (ad es. calcolo della superficie di pavimento, delle altezze, delle distanze tra edifici) e ridefinire le modalità dei cambi di destinazione d'uso.
E' questa, secondo noi, l'autentica novità della variante in corso. Anzi si potrebbe pensare che sia il principale motivo della scelta di operare la variante.
Che cosa chiede, legittimamente, il signor Casati? Innanzitutto lamenta che l'attuale PGT ostacola l'interessamento da parte di una società ad esercitare nei locali posti nella centralissima Piazza Prinetti al civico 26, già boutique Zanardo, già Libreria Mondadori, l'attività di somministrazione di cibi e bevande, con relativa assunzione di personale. E, di conseguenza, che è necessario rimuovere tutte queste limitazioni che vincolano in modo pesante le destinazioni d'uso di potenziali attività commerciali.
La variante Massironi ci sembra improntata a un liberismo sfrenato. Nel centro storico come negli edifici di pregio saranno consentite diverse attività ricreative o comunque appartenenti al settore terziario quali: esercizi pubblici, negozi di vicinato, artigianato di servizio, ricettivo alberghiero e ricettivo non alberghiero. Non è dato pensare quale potrà essere il carico urbanistico determinato da una così spinta liberalizzazione. Si spera però che Giunta e ufficio tecnico qualche conto l'abbiano fatto, siamo a Merate non a Ibiza.
Va aggiunto che a monte di queste valutazioni resta la domanda di fondo che già abbiamo posto: per mantenere viva e in vita l'area centrale occorre stimolare la presenza dei residenti o delle attività commerciali tipicamente orientate ad una clientela "mobile" come, appunto, bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde e persino disco bar purché non assumano la "veste" di locali notturni (ma basta poco per vestire diversamente una medesima attività commerciale)?
Nel caso specifico correva voce che nel locale ex Mondadori avesse intenzione di trasferire l'attività il proprietario del bar "Cubo" di via Manzoni. Se ciò sarà possibile avremo in una stessa piazza ben cinque bar a contendersi la clientela in una superficie di 5-6mila metri quadrati praticamente del tutto priva di posteggi se si escludono i pochi sotto il Castello e quelli lungo via Papa Giovanni XXIII utilizzati però da residenti, altri uffici e negozi e spettatori del cinema dell'oratorio.
Quindi in prospettiva è ipotizzabile che un eventuale trasferimento di attività comporterà una maggiore tensione fra residenti e titolari/clienti dei locali aperti sino a tarda ora e posteggi selvaggi anche grazie al fatto che dopo un certo orario i vigili urbani non girano e i carabinieri non si occupano di divieti di sosta.
Questo dell'istanza 51 è l'esempio ma, passata la modifica al piano delle regole, qualsiasi edificio oggi classificato come terziario (negozi di vicinato, uffici, artigianato di servizio ecc.) potrà essere occupato da attività che di per sé richiedono parcheggi e producono rumori.
6/continua
Questa istanza ci permette di introdurre il grande tema già citato in altri articoli, del cambio regolato o selvaggio di destinazione d'uso degli edifici. L'assessore Vivenzio, nel corso della seduta del 30 luglio, aveva spiegato qual è l'orientamento di questa Amministrazione: accorpare alcune definizioni tecniche (ad es. calcolo della superficie di pavimento, delle altezze, delle distanze tra edifici) e ridefinire le modalità dei cambi di destinazione d'uso.
E' questa, secondo noi, l'autentica novità della variante in corso. Anzi si potrebbe pensare che sia il principale motivo della scelta di operare la variante.
Che cosa chiede, legittimamente, il signor Casati? Innanzitutto lamenta che l'attuale PGT ostacola l'interessamento da parte di una società ad esercitare nei locali posti nella centralissima Piazza Prinetti al civico 26, già boutique Zanardo, già Libreria Mondadori, l'attività di somministrazione di cibi e bevande, con relativa assunzione di personale. E, di conseguenza, che è necessario rimuovere tutte queste limitazioni che vincolano in modo pesante le destinazioni d'uso di potenziali attività commerciali.
La variante Massironi ci sembra improntata a un liberismo sfrenato. Nel centro storico come negli edifici di pregio saranno consentite diverse attività ricreative o comunque appartenenti al settore terziario quali: esercizi pubblici, negozi di vicinato, artigianato di servizio, ricettivo alberghiero e ricettivo non alberghiero. Non è dato pensare quale potrà essere il carico urbanistico determinato da una così spinta liberalizzazione. Si spera però che Giunta e ufficio tecnico qualche conto l'abbiano fatto, siamo a Merate non a Ibiza.
Va aggiunto che a monte di queste valutazioni resta la domanda di fondo che già abbiamo posto: per mantenere viva e in vita l'area centrale occorre stimolare la presenza dei residenti o delle attività commerciali tipicamente orientate ad una clientela "mobile" come, appunto, bar, pizzerie, ristoranti, tavole calde e persino disco bar purché non assumano la "veste" di locali notturni (ma basta poco per vestire diversamente una medesima attività commerciale)?
Nel caso specifico correva voce che nel locale ex Mondadori avesse intenzione di trasferire l'attività il proprietario del bar "Cubo" di via Manzoni. Se ciò sarà possibile avremo in una stessa piazza ben cinque bar a contendersi la clientela in una superficie di 5-6mila metri quadrati praticamente del tutto priva di posteggi se si escludono i pochi sotto il Castello e quelli lungo via Papa Giovanni XXIII utilizzati però da residenti, altri uffici e negozi e spettatori del cinema dell'oratorio.
Quindi in prospettiva è ipotizzabile che un eventuale trasferimento di attività comporterà una maggiore tensione fra residenti e titolari/clienti dei locali aperti sino a tarda ora e posteggi selvaggi anche grazie al fatto che dopo un certo orario i vigili urbani non girano e i carabinieri non si occupano di divieti di sosta.
Questo dell'istanza 51 è l'esempio ma, passata la modifica al piano delle regole, qualsiasi edificio oggi classificato come terziario (negozi di vicinato, uffici, artigianato di servizio ecc.) potrà essere occupato da attività che di per sé richiedono parcheggi e producono rumori.
6/continua
