Merate, varianti al PGT/5: altro attacco alla valletta di Novate. Chiesta l’eliminazione della Roggia Annoni dal reticolo idrico

Il nostro viaggio tra le istanze presentate dai cittadini per la variante al PGT in corso d'opera riprende da Novate, al confine con il territorio di Robbiate.


Ha colpito la nostra attenzione l'istanza n.13, presentata il 9 luglio 2014 dalla società Twins Engineering di Merate. 
Al punto che pensiamo sia quella meritevole di maggiore attenzione anche da parte dell'ufficio tecnico che, ma possiamo sbagliarci, da queste parti si è un po' distratto. Dunque cominciamo col dire che siamo in zona agricola e che gran parte di questa valletta rientra nel corridoio ecologico. Si tratta di una fascia individuata dal piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) sovrano rispetto al PGT di Merate che ha una funzione di collegamento tra i parchi della valle del Curone e dell'Adda Nord attraverso la riserva lago di Sartirana. Una fascia che dovrebbe consentire anche la trasmigrazione della fauna. Per questo le norme vigenti impongono che le recinzioni debbano essere a cespuglio, quindi permeabili al passaggio degli animali o in legno ma sollevate da terra e comunque possono essere realizzate soltanto se circondano un edificio. In questo caso, invece, il privato ha recintato con reti metalliche che arrivano fino a terra una vastissima porzione di verde, sottratta quindi all'uso pubblico che impedisce di fatto il passaggio degli animali. Se le cose stanno così, ma compete all'ufficio tecnico guidato attualmente dall'architetto Ramona Lazzaroni verificare, si è in presenza di un intervento non rispettoso delle normative vigenti.

25 gennaio 2015
Ecco come si presentava la roggia Annoni


01 agosto 2015
Ed ecco come si presenta oggi il torrente


09 febbraio 2014
La zona non è ancora recintata, lo sarà tra un paio di mesi circa. Come si vede oltre al terreno paludoso,
si nota perfettamente in primo piano la roggia Annoni piena d'acqua


12 aprile 2015
La roggia che solo un anno prima era piena d'acqua ora è completamente in secca e il suo letto è già parzialmente ricoperto da pietre terriccio e da una strana polvere bianca non identificata

Ed ecco la probabile ragione per cui il torrente è in secca: un enorme masso
impedisce il flusso della già poca acqua che si disperde sui terreni


01 agosto 2015
Nell'immagine appare chiaro il tracciato del torrente semisepolto e in secca come si presenta oggi



Ora, con l'istanza numero 13 il privato chiede di eliminare dal reticolo idrico minore la roggia Annoni. Interessante è il breve excursus storico che l'istanza riporta, da cui emerge tutta l'importanza del sistema idraulico che caratterizzava, nei secoli passati, il paesaggio rurale meratese. 

La roggia Annoni era una derivazione della roggia Ruschetta, risalente addirittura al 1472. La sua funzione era di portare l'acqua dal laghetto di Sartirana alle campagne di Verderio e Paderno. Lo stagno di San Rocco è stato realizzato in modo artificiale come "vasca" di compensazione in caso di pioggia eccessiva.

Con sentenza del 1926 il Tribunale delle Acque di Milano aveva stabilito che la roggia Annoni non rivestiva più i caratteri di demanialità, in quanto roggia "a scopo di limitata irrigazione". Di fatto decretandone la fine.

Già lo scorso 21 aprile avevamo pubblicato un lungo reportage sulla distruzione della valletta di Novate. In quell'occasione avevamo preso atto della scarsa attenzione da parte dei Sindaci che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 20 anni, per il paesaggio agricolo.

Ma da un recente sopralluogo che abbiamo effettuato abbiamo rilevato che qualcuno ha già "tombato" la roggia con alcuni grossi massi. Per cui anche lo scarso deflusso delle acque appare impedito.

Già nell'aprile scorso, come abbiamo visto sopra, un grosso masso impediva il regolare deflusso delle acque. Successivamente altri massi sono stati gettati nel letto del torrente, decretandone in sostanza la fine irreversibile


A questo punto ci sembra assolutamente necessario e urgente un sopralluogo da parte delle Autorità competenti, a partire dall'assessore all'urbanistica avvocato Massimiliano Vivenzio per una verifica dello stato di fatto. La circostanza è vieppiù sospetta leggendo le nuove regole di piano contenute nella variante laddove, proprio al paragrafo VP4 corridoio ecologico di connessione tra i parchi si preannuncia una "riscrittura delle limitazioni relative alla realizzazione di recinzioni". Una precisazione che suscita più di una perplessità. E' appena il caso di dire che lo stato di fatto è ampiamente documentato, qualora l'avvocato Vivenzio e l'architetto Lazzaroni non avessero tempo per un sopralluogo.


Se effettivamente l'area rientrasse nel corridoio ecologico di connessione tra i parchi questa recinzione non
è regolare in quanto la norma del PGT vigente consente recinzioni a siepi, ma solo temporaneamente in legno



La valletta di Novate era notissima a meratesi e non perché oltre ad essere un polmone verde di straordinaria bellezza era attraversata dalla roggia che alimentava il laghetto omonimo, fatto a canali artificiali come lo stagno di San Rocco per regolare il flusso dell'acqua canalizzato verso le campagne di Verderio. Le rive erano ombreggiante da alti pioppi e le acque popolate da pesci e gamberi. Una frescura che ha regalato bellissimi pomeriggi a generazioni di ragazzi.

Febbraio 1981
Il lago dopo lo scempio

In una foto degli anni Sessanta come apparivano i canali,
almeno una quindicina, pieni d'acqua e popolata di pesci, molluschi e crostacei

L'ordinanza del sindaco Giuseppe Ghezzi di ripristino, rimasta lettera morta, come il laghetto


Fino alla notte tra il 10 e l'11 febbraio del 1981 quando il proprietario di un terreno vicino ordinò senza alcuna autorizzazione di seppellire il laghetto. Le ruspe lavorarono notte e giorno fino a distruggere del tutto lo specchio d'acqua. La mattina di domenica 15 febbraio, con colpevole ritardo, l'Amministrazione comunale retta da Giuseppe Ghezzi, nella persona di Mario Gallina effettuò un sopralluogo ordinando l'immediata sospensione dei lavori. Ma non ci fu ripristino nonostante la legge Bucalossi consentisse ai comuni in caso di gravi abusi la requisizione delle aree e il loro ritorno allo stato originale. Il laghetto restò sepolto. Ora gran parte della Valletta è recintata ed è quindi chiusa al beneficio della collettività. E' auspicabile un intervento immediato degli organi preposti per accertare se quanto è stato fatto sinora sia rispettoso delle regole del PGT vigente e, soprattutto, che attraverso la modifica di alcune regole non si tenda a sanare per legge situazioni di pregressa irregolarità. E sarebbe anche necessario progettare qualcosa al fine di salvaguardare ciò che resta di questa valletta, magari tentando di acquisire le residue aree agricole al patrimonio pubblico.

Ed ecco come si presentava la valletta di Novate nei suoi anni migliori

L'area come si presenta oggi sulla quale un tempo correvano i canali


Ecco la norma del PGT vigente che espressamente disciplina le caratteristiche delle recinzioni nel corridoio ecologico (art. 33.4 delle disposizioni di attuazione del Piano delle Regole): in pratica questa e' la norma che, tramite l'attuale variante, si vuole ammorbidire.
Sono vietati:
• la costruzione di recinzioni delle proprietà se non con siepi, salvo le recinzioni temporanee a protezione delle aree di nuova piantagione e quelle strettamente pertinenti agli insediamenti edilizi, purché in elementi in legno di tipo aperto con altezza inferiore o uguale a 1.50 mt. Le parti prive di ostacoli debbono avere una superficie minima del 50% di quella totale;


La porzione di Valletta interclusa al passaggio delle persone in quanto recintata dalla proprietà

La stessa porzione di valletta prima che fosse recintata,
sulla quale correva ancora la roggia Annoni, nel cui letto scorreva l'acqua



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