La Merate che non c'è più/47: in V. Mons. Colombo nacque la SIPLE, fabbrica di lampadine. Il racconto di Carla, ex operaia
La fabbrica di lampadine SIPLE di Merate fu fondata in Via Monsignor Colombo nel 1945 dal commendator Umberto Dante Toni (per tutti sciur Toni) ex dipendente della Leuci, in società con un imprenditore locale, Eugenio Tettamanti che aveva già' nei pressi uno scatolificio.
Si trattava di un laboratorio molto importante, alle porte della città che diede lavoro a decine di famiglie, insegnò un mestiere a chi era entrato in azienda con poca esperienza e permise anche di sperimentare la "bontà" del padrone, in alcuni gesti concreti che ci racconterà una ex dipendente, che ancora oggi ricorda con riconoscenza quegli anni.
Carla Bergami (1928), dopo la scuola di avviamento e circa due anni di lavoro presso Laurora ,nel 1946 dopo alcuni mesi di attesa a seguito di ripetute domande, veniva infatti assunta alla SIPLE come operaia.
Il giorno stesso della chiamata la madre, che era sarta, le confezionò il camice bianco che era richiesto espressamente per il lavoro. Questo indumento doveva essere sempre candido ed il titolare controllava personalmente questo aspetto.
L'attività della azienda ebbe una forte espansione nel primo dopoguerra quando i dipendenti ( in maggioranza ragazze) arrivarono a circa 60 unità'. Le varie fasi del montaggio delle lampadine erano seguite in prima persona dal titolare coadiuvato dalla " direttrice" Pinucca Gnecchi, che le ragazze chiamavano "signorina Pina". Le operaie venivano messe alla prova nelle varie fasi della lavorazione per poi essere assegnate in base alle caratteristiche di ognuna di loro. Alcune procedure erano di grande delicatezza e precisione ed occorrevano buona vista e mani ferme. Anche la sudorazione delle mani poteva essere di intralcio nelle lavorazioni più' particolari e pertanto considerata negativamente. L'azienda era specializzata nella produzione di lampade elettriche per automobili, motociclette e con i manufatti pregevoli, accurati e precisi che era in grado di offrire al cliente, si fece un "nome" nel mondo dell'industria.
Il Sciur Toni, come ricorda la signora Carla, era molto esigente e talvolta severo ma sapeva anche premiare la buona volontà e la dedizione, incorraggiando con incarichi di responsabilità le migliori e correggendo le meno capaci.
Gli orari erano quelli tipici dell'epoca con una breve pausa pranzo.
In alcuni periodi le commesse ricevute erano tali che veniva richiesto alle ragazze, con la promessa di una gratificazione economica , di proseguire l'attività oltre l'orario normale per poter rispettare le consegne. Carla ricorda in particolare una importante commessa effettuata per conto di un industriale di origine ebree, probabilmente svizzero che le impegno' molto duramente.
C'erano anche delle attività extralavorative offerte dal titolare, in particolare rimase famosa una gita con pernottamento a Venezia, che entusiasmò molto il gruppo di ragazze.
Ci fu poi un episodio legato al Giro d'Italia che doveva passare sulla statale; le lavoratrici chiesero il permesso di uscire prima per poter assistere al passaggio dei corridori (allora dei veri e propri idoli) ; il titolare tentò di dissuaderle spiegando che, per esperienza vissuta, sarebbero riuscite a vedere ben poco. Ma le giovani operaie non sentirono ragioni ed alla fine da " buon padre di famiglia" ul sciur Toni acconsentì... Ma alla fine le ragazze ammisero che il loro padrone aveva avuto ragione.....
Nel 1961 l'attività' fu spostata in via Bergamo ma Carla aveva lasciato il lavoro nel 1956 in vista del matrimonio.
Alla morte del commendator Toni l'attività venne portata avanti dagli eredi e successivamente rilevata da Margot Merzmacher che la trasformò in una società per azioni. Negli anni successivi, grazie agli ampliamenti, all'adeguamento tecnologico che portò la SIPLE ad essere l'unica a produrre lampade alogene, i lavoratori toccarono il numero di circa 120 unità.
Si trattava di un laboratorio molto importante, alle porte della città che diede lavoro a decine di famiglie, insegnò un mestiere a chi era entrato in azienda con poca esperienza e permise anche di sperimentare la "bontà" del padrone, in alcuni gesti concreti che ci racconterà una ex dipendente, che ancora oggi ricorda con riconoscenza quegli anni.
Carla Bergami
Carla Bergami (1928), dopo la scuola di avviamento e circa due anni di lavoro presso Laurora ,nel 1946 dopo alcuni mesi di attesa a seguito di ripetute domande, veniva infatti assunta alla SIPLE come operaia.
Il giorno stesso della chiamata la madre, che era sarta, le confezionò il camice bianco che era richiesto espressamente per il lavoro. Questo indumento doveva essere sempre candido ed il titolare controllava personalmente questo aspetto.
Un gruppo di operaie davanti alla prima sede dello stablimento in Via Mons. Colombo
L'attività della azienda ebbe una forte espansione nel primo dopoguerra quando i dipendenti ( in maggioranza ragazze) arrivarono a circa 60 unità'. Le varie fasi del montaggio delle lampadine erano seguite in prima persona dal titolare coadiuvato dalla " direttrice" Pinucca Gnecchi, che le ragazze chiamavano "signorina Pina". Le operaie venivano messe alla prova nelle varie fasi della lavorazione per poi essere assegnate in base alle caratteristiche di ognuna di loro. Alcune procedure erano di grande delicatezza e precisione ed occorrevano buona vista e mani ferme. Anche la sudorazione delle mani poteva essere di intralcio nelle lavorazioni più' particolari e pertanto considerata negativamente. L'azienda era specializzata nella produzione di lampade elettriche per automobili, motociclette e con i manufatti pregevoli, accurati e precisi che era in grado di offrire al cliente, si fece un "nome" nel mondo dell'industria.
Il Sciur Toni, come ricorda la signora Carla, era molto esigente e talvolta severo ma sapeva anche premiare la buona volontà e la dedizione, incorraggiando con incarichi di responsabilità le migliori e correggendo le meno capaci.
Gli orari erano quelli tipici dell'epoca con una breve pausa pranzo.
In alcuni periodi le commesse ricevute erano tali che veniva richiesto alle ragazze, con la promessa di una gratificazione economica , di proseguire l'attività oltre l'orario normale per poter rispettare le consegne. Carla ricorda in particolare una importante commessa effettuata per conto di un industriale di origine ebree, probabilmente svizzero che le impegno' molto duramente.
Le "ragazze" in gita a Venezia, un "regalo" del sciur Toni
C'erano anche delle attività extralavorative offerte dal titolare, in particolare rimase famosa una gita con pernottamento a Venezia, che entusiasmò molto il gruppo di ragazze.
Ci fu poi un episodio legato al Giro d'Italia che doveva passare sulla statale; le lavoratrici chiesero il permesso di uscire prima per poter assistere al passaggio dei corridori (allora dei veri e propri idoli) ; il titolare tentò di dissuaderle spiegando che, per esperienza vissuta, sarebbero riuscite a vedere ben poco. Ma le giovani operaie non sentirono ragioni ed alla fine da " buon padre di famiglia" ul sciur Toni acconsentì... Ma alla fine le ragazze ammisero che il loro padrone aveva avuto ragione.....
Nel 1961 l'attività' fu spostata in via Bergamo ma Carla aveva lasciato il lavoro nel 1956 in vista del matrimonio.
La sede in Via Como
Alla morte del commendator Toni l'attività venne portata avanti dagli eredi e successivamente rilevata da Margot Merzmacher che la trasformò in una società per azioni. Negli anni successivi, grazie agli ampliamenti, all'adeguamento tecnologico che portò la SIPLE ad essere l'unica a produrre lampade alogene, i lavoratori toccarono il numero di circa 120 unità.