La riforma sanitaria recupera il rapporto col territorio e i sindaci possono contare di più
Felice Baio
Il territorio meratese si è proposto di sperimentare "a macchia di leopardo" tutte le novità indicate dal progetto di legge. Particolare rilevanza assumeranno gli strumenti del piano sociosanitario lombardo (PSL). Il settore territoriale dell'ASST dovrà adottare un'organizzazione funzionale all'implementazione della rete ospedale territorio. A tale settore afferiscono i Presidi ospedalieri territoriali (POT), i presidi sociosanitari locali (PreSST) e le unità di cura complesse primarie (UCCP). Per la nostra area, oggetto della sperimentazione dovrebbe essere un POT presso il presidio Inrca di Monteregio in quanto risultano fruibili le strumentazioni diagnostiche di base in particolare la radiologia, il PreSST a Merate, presso l'area della costituenda Cittadella della Salute e forme associative dei medici di base a Olgiate che saranno l'asse portante delle UCCP. In questo territorio già si sperimenta, poi, il dipartimento della fragilità, l'hospice e le forme associative dei comuni nel campo sociale (Retesalute). Il testo che andrà in Aula affida alla giunta regionale la possibilità di riconoscere forme di sperimentazione relative al nuovo modello integrato come proposto dai sindaci meratesi. Ancora carente risulta la parte normativa destinata al recupero del rapporto con il territorio e quindi con i sindaci e le loro amministrazioni che dovrà essere articolato su più livelli. Nella vasta area ASST è prevista la conferenza dei sindaci (o loro delegati) che per l'esercizio delle sue funzioni si avvarrà del Consiglio di Rappresentanza eletto dalla conferenza stessa (per l'ATS della Brianza, 143 i primi cittadini interessati). La conferenza dovrà favorire l'integrazione della rete sanitaria e sociosanitaria con quella locale. Sempre a questo livello è infatti declinato il governo del percorso di presa in carico della persona in tutta la rete dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali, attraverso la valutazione multiprofessionale del bisogno e secondo il principio di appropriatezza e garanzia della continuità assistenziale. Il consiglio potrà formulare proposte per la programmazione territoriale dell'attività socio sanitaria e socio assistenziale; verificare con l'ATS lo stato di attuazione dei programmi e dei progetti; promuovere l'integrazione delle funzioni e prestazioni dell'offerta anche attraverso la costituzione di organi aventi personalità giuridica tra i comuni e non ultimo esprimere pareri sulla destinazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie.
Se interpretate bene, queste funzioni mettono in capo al consiglio di rappresentanza (oggi presieduto dal briviese Felice Baio) un ruolo di indirizzo politico non indifferente. Può dipendere molto dalla maggioranza politica che si determinerà all'interno dell'organismo e dallo spessore dei sindaci o loro delegati che avranno come interfaccia 4 direttori generali (uno dell'ATS e tre dell'ASST) e i loro staff. Calcolando che i comuni capoluogo - Monza, Desio e Lecco - sono targati PD, il centro sinistra potrebbe dare un'importante mano al presidente Cattaneo per recuperare il rapporto ospedale territorio introducendo magari qualche elemento di ispirazione tosco-emiliana. La conferenza dei sindaci dovrà inoltre esprimere le rappresentanze territoriali corrispondenti ai territori delle singole ASST. Il funzionamento della conferenza dei sindaci e del consiglio di rappresentanza dovrà essere disciplinato dalla giunta regionale. Non definito risulta invece il rapporto tra i sindaci e i distretti socio sanitari dell'ASST, problema che trova particolare attenzione nel progetto sperimentale proposto dai meratesi che richiedono a questo livello una cabina di regia composta dai gestori e rappresentanti di tutti i livelli istituzionali che nell'area distrettuale dovranno necessariamente trovare modalità di integrazione di programmi, budget e risorse umane.