La Merate che non c'è più/45: i trasporti con le carrozze trainate dai cavalli della famiglia Marforio poi ''trasformate'' in corriere
Tra i simboli della "Merate che non c'è più" non si possono non ricordare le carrozze trainate da cavalli, con tanto di "cocchiere" che erano il distinguo dei signori, in viaggio da una villa all'altra, e rappresentavano anche un'attività di trasporto che consentiva gli spostamenti nel territorio.
Il monopolio era dei Marforio, dell'omonima corte alla sommità di Via Manzoni, sotto l'aurea protettrice della torre del Castello. Qui c'erano carrozze e puledri, "parcheggiati" in attesa della chiamata del cliente o comunque pronti per un servizio dell'ultimo minuto, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gli animali venivano sellati e agganciati alla carrozza e poi Ersilio partiva verso la destinazione indicata. Prima di lui il papà e ancora prima il nonno e il bisnonno avevano rappresentato un punto fermo per i "trasporti" in Brianza, con partenza da Merate. Nella "loro" corte sotto il porticato, tenevano agganciati i puledri e i mezzi: c'erano le carrozze a due posti, quelle a quattro, i landò, i biroccini e le berline.
A seconda delle necessità, della lunghezza del viaggio, della tortuosità del percorso e del lignaggio del passeggero i Marforio decidevano quale carrozza utilizzare e la agganciavano ai cavalli.
Non c'erano giorni di riposo, festività o solennità da rispettare e il detto "padrun cumanda, caval el trota" era decisamente appropriato, con la differenza che il cavallo non era solo il quadrupede.
Le carrozze continuarono per decenni, dall'Ottocento fino agli anni Quaranta del secolo successivo, a trottare per le vie della città fino a quando i motori delle autovetture presero il sopravvento.
A non disperdere l'eredità dei Marforio ci pensò una nipote, Luigia, che andò in moglie a Franco Maggioni, il quale al volante di una "corriera" valicò le strade di Merate e sostituì le carrozze trainate dai cavalli con la "Carolina", il pullman.
Nel 1942 l'azienda Marforio chiuse definitivamente i battenti, sostituita dalla più moderna Maggioni che restò sempre di casa, grazie al matrimonio tra Luigia e Franco.
Ersilio Marforio, in abito da lavoro. Lo si vedeva sulla sua carrozza con berretto e fazzoletto al colle, in mano le redini.
Una cavalla a cui lui era particolarmente affezionato e che lo aspettava devota all'uscita dalla taverna quando faceva una sosta,
gli provocò anche l'amputazione di una gamba per via di un calcio sferrato improvvisamente
Una cavalla a cui lui era particolarmente affezionato e che lo aspettava devota all'uscita dalla taverna quando faceva una sosta,
gli provocò anche l'amputazione di una gamba per via di un calcio sferrato improvvisamente
Il monopolio era dei Marforio, dell'omonima corte alla sommità di Via Manzoni, sotto l'aurea protettrice della torre del Castello. Qui c'erano carrozze e puledri, "parcheggiati" in attesa della chiamata del cliente o comunque pronti per un servizio dell'ultimo minuto, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gli animali venivano sellati e agganciati alla carrozza e poi Ersilio partiva verso la destinazione indicata. Prima di lui il papà e ancora prima il nonno e il bisnonno avevano rappresentato un punto fermo per i "trasporti" in Brianza, con partenza da Merate. Nella "loro" corte sotto il porticato, tenevano agganciati i puledri e i mezzi: c'erano le carrozze a due posti, quelle a quattro, i landò, i biroccini e le berline.
Una delle carrozze in sosta nel cortile
A seconda delle necessità, della lunghezza del viaggio, della tortuosità del percorso e del lignaggio del passeggero i Marforio decidevano quale carrozza utilizzare e la agganciavano ai cavalli.
Non c'erano giorni di riposo, festività o solennità da rispettare e il detto "padrun cumanda, caval el trota" era decisamente appropriato, con la differenza che il cavallo non era solo il quadrupede.
Le carrozze continuarono per decenni, dall'Ottocento fino agli anni Quaranta del secolo successivo, a trottare per le vie della città fino a quando i motori delle autovetture presero il sopravvento.
Luigi Marforio, figlio di Ersilio e papà di Luigia
A non disperdere l'eredità dei Marforio ci pensò una nipote, Luigia, che andò in moglie a Franco Maggioni, il quale al volante di una "corriera" valicò le strade di Merate e sostituì le carrozze trainate dai cavalli con la "Carolina", il pullman.
Franco Maggioni davanti alla sua "Carolina"
Nel 1942 l'azienda Marforio chiuse definitivamente i battenti, sostituita dalla più moderna Maggioni che restò sempre di casa, grazie al matrimonio tra Luigia e Franco.
S.V.