Riforma sanitaria: lunedì si decidono i confini di ATS e ASST. Mandic requisiti ok per 1° livello, Il Manzoni punta al 2° livello

Il Mandic di Merate
Sarà lunedì il giorno decisivo per la definizione dei confini sia delle Aziende Territoriali della Salute (Ats) che delle Aziende socio sanitarie territoriali (Asst). In base all'intesa finora raggiunta dalla maggioranza le attuali 15 Asl saranno sostituite da 8 Ats con compiti di indirizzo, programmazione e controllo. Le 29 Aziende Ospedaliere si trasformeranno in Asst che si occuperanno di cure ospedaliere e di servizi socio sanitari in capo oggi alle Asl come i Sert, l'assistenza disabili, la fragilità...
Un numero limitato di grossi ospedali conserverà invece lo status di azienda ospedaliera autonoma, senza confluire nelle Asst.
Il ridisegno delle aree è la parte più complicata della riforma che dovrebbe trovare una definizione in sede di Commissione Sanitaria Regionale che sta definendo il testo della riforma destinata a diventare legge entro fine luglio.

Le ipotesi più accreditate per quanto riguarda le vaste aree vedono la Regione così divisa: la città metropolitana di Milano, l'area sperimentale della montagna con l'intera provincia di Sondrio, parte della Val Camonica e dell'Alto Lario comasco, Gravedona compreso; le aree di Como e Varese; l'area bergamasca; l'area bresciana; la Bassa padana che vede insieme Mantova e Cremona; il pavese con il lodigiano e la Grande Brianza sull'asse Monza - Lecco.
I grossi nodi rimasti da sciogliere lunedì partono dalla città metropolitana e riguardano gli accorpamenti dei presidi ospedalieri milanesi al di sotto dei mille posti letto con lo status di sede universitaria. Problema che si registra anche nella vasta area di Como e Varese con l'ospedale di circolo di Varese collegato con l'Università di Insubria nonché in Brianza con il San Gerardo legato alla Bicocca. I mega ospedali (Niguarda, Ospedali Civili di Brescia e il Giovanni XXIII di Bergamo) e quelli universitari non dovrebbero infatti confluire nelle Aziende socio sanitarie territoriali.
Il San Gerardo - che resterebbe Azienda Ospedaliera per via dello status universitario - diventerebbe a pieno titolo l'ospedale hub di riferimento della Grande Brianza.

Lunedì la battaglia si svolgerà anche intorno alla suddivisione dell'Ats in Asst che in forza del  secondo il maxi emendamento dovrebbero avere come bacino di riferimento una popolazione non inferiore ai 600.000 abitanti. Il problema riguarda in modo particolare la ex provincia di Lecco che sfiora i 330.000 abitanti comprese la Valle San Martino e l'Alto Lago, zone che potrebbero confluire la prima verso la bergamasca (e sarebbe solo un ritorno) e l'altra verso la tipologia di servizi che saranno sperimentati nell'area montana.


Si discute quindi sulla possibilità di ottenere all'interno della vasta area brianzola due Asst che nel dopo  riforma avranno il compito di gestire ospedali e servizi territoriali. Per garantire la presenza di due aziende socio sanitarie ritagliate con riferimento ai confini delle ex province risulta necessaria per il lecchese una deroga al bacino minimo previsto.
Lunedì potrebbero essere decisi anche i parametri di classificazione degli ospedali tra base, primo e secondo livello. Dando per scontato il mantenimento dello status di azienda del San Gerardo resterebbe da integrare nelle Asst gli ospedali di Carate, Vimercate, Desio, Merate e Lecco. Il primo candidato alla qualifica di come presidio di base; gli altri tre con i requisiti previsti dall'accordo Stato-Regioni per gli ospedali di primo livello e il Manzoni che si colloca a metà tra il primo e il secondo livello contando su buona parte delle specialità previste per gli ospedali di grado superiore. Non a caso, anche nel documento, del Coordinamento provinciale dei sindaci lecchesi viene chiesta ufficialmente la classificazione del Manzoni come ospedale di secondo livello che in base ai nuovi parametri dovrebbe gestire un bacino dai 600.000 al milione di abitanti.

La domanda che ci si pone è: sommando le due province (1.200.000 abitanti) è ipotizzabile la presenza di un'azienda ospedaliera (il San Gerardo) e di un altro ospedale di secondo livello (il Manzoni)?

Questa è la richiesta del comitato di coordinamento dei sindaci che reclama anche una Asst lecchese e una classificazione di primo livello per il Mandic; richiesta che non ha bisogno di deroghe per l'ospedale di Merate che vanta attualmente tutte le specialità previste mentre ne richiederebbe qualcuna per quello di Lecco.


Un altro aspetto importante per il quale si attende la parola finale è la dimensione del ruolo dei distretti socio sanitari, aspetto per il quale i sindaci di meratese e casatese hanno messo le mani avanti sostenendo a pieno titolo la conferma del distretto socio sanitario meratese supportato dall'ospedale Mandic, classificato a livello intermedio.

Riepilogando, se nell'ambito della Grande Brianza si riuscisse a ritagliare una Asst di Lecco-Brianza Lecchese in deroga ai 600.000 abitanti potrebbero essere confermati i due distretti socio sanitari attuali e due presidi ospedalieri per acuti, entrambi sicuramente di primo livello con il Manzoni proiettato al gradino superiore.
Difficile invece ipotizzare i confini di due Asst nella vasta area "in regola" con il parametro dei 600.000 abitanti. Quale area della ex provincia Monza e Brianza verrebbe con Lecco?
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