Merate: una sera per parlare di demenze e relazioni della famiglia con malato e malattia

Un ciclo di quattro incontri organizzati dall'Azienda Ospedaliera di Lecco per promuovere la cultura della salute tra la popolazione locale. Un impegno utile che va oltre la cura per rendere consapevoli i pazienti e non. Il luogo deputato a sviluppare questa campagna d'informazione è l'aula magna delle scuole superiori di Merate Agnesi e Viganò. Lo scorso 27 maggio si è svolto il primo appuntamento, avente come tema di discussione lo scompenso cardiaco. Nella serata di mercoledì 3 giugno si è invece trattato delle demenze cliniche.


Presente all'incontro il primario della Struttura di Neurologia - Stroke Unit dell'Azienda dr. Andrea Salmaggi. Con l'ausilio delle slides il medico ha dapprima passato in rassegna alcuni dati piuttosto evocativi. I casi di demenza coinvolgono circa mezzo milione di persone in Italia, di cui tra i 4 e i 5 mila nella sola provincia di Lecco. «È chiaro che con l'aumentare della prospettiva di vita, si registri un maggior numero di casi. Nonostante le demenze siano la quarta causa di morte nella popolazione degli ultrasessantacinquenni dei paesi occidentali - ha però rassicurato il dottor Salmaggi - l'invecchiamento non significa necessariamente demenza e fino al 15 per cento si tratta di malattie reversibili». Non è il caso dell'Alzheimer, causa principale di demenza che, come noto, porta ad un progressivo peggioramento, della durata nei casi più estremi finanche di 20 anni.

Il primario dr. Andrea Salmaggi

Ha quindi proseguito definendo il quadro clinico: «La demenza è una sindrome caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali del paziente».

L'aspetto più utile per familiari e conoscenti di persone affette da demenza non ancora diagnosticata è stata la descrizione dei sintomi tipici di questa patologia che il primario dell'ospedale ha riportato. Il primo passo consiste nella perdita della memoria oltre la soglia fisiologica di chi è avanti con l'età. Poi si arriva ad altri tipi di disfunzioni, quali l'afasia e l'aprassia, ovvero l'inabilità di compiere gesti in sequenza come ad esempio inserire la chiave nella serratura e girarla. Nello stadio più avanzato si raggiungono anche delle alterazioni dell'umore e della personalità, che possono comportare attacchi d'ansia e fenomeni di vagabondaggio. «Anche in questa fase delicata le persone che affiancano i malati devono sempre ricordare che si rivolgono a uomini o donne che hanno perso parte della loro umanità, ma non tutta. Quando si spaventano vanno fatti distrarre e rassicurati».

Per identificare la malattia e le sue cause, la storia clinica del paziente e i test della memoria possono solo porre il sospetto di ciò che unicamente gli esami strumentali e di laboratorio possono accertare. Le manifestazioni cliniche della patologia sono dovute all'atrofizzazione del cervello, con conseguente perdita sensibile di peso e volume che arrivano a dimezzarsi.

Non esistono terapie in grado di guarire i malati di Alzheimer. Ci sono tuttavia quattro farmaci che rallentano il percorso degenerativo. Enormi passi in avanti si stanno muovendo in questo campo della ricerca. Comunque i medici consigliano una dieta ricca di frutta e verdura, con un apporto importante di vitamine E, C e B12. Inoltre mantenere sempre viva l'attività mentale può risultare molto utile.

Il dr. Antonio Tetto

Proprio a partire da questo punto è intervenuto il dottor Antonio Tetto, responsabile al Mandic di Merate del Centro UVA (Unità Valutativa Alzheimer), che ha il compito di diagnosticare la malattia e poi di seguire e curare il paziente: «Bisogna stimolare la loro attività fisica, i loro hobby e le loro occupazioni». Ha poi evidenziato gli effetti sui familiari degli affetti: «è una patologia che colpisce non solo il paziente, ma anche la famiglia che è in difficoltà a gestire il nuovo stato delle cose». Ha quindi precisato: «spesso i familiari fanno fatica a riconoscere che certe alterazioni comportamentali sono dovute all'Alzheimer, finendo per litigare con il malato». All'intervento di una persona del pubblico che ha mostrato il suo stupore a riguardo delle diverse manifestazioni cliniche che le demenze possono assumere, il dottor Tetto ha chiarito che l'attività pre-morbosa influisce durante la malattia.

Il ciclo di appuntamenti proseguirà settimana prossima, mercoledì 10 giugno, con la partecipazione della chirurga e senologa Carla Magni che si occuperà delle patologie della mammella, in particolare quelle tumorali.
Marco Pessina
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