Merate:una scuola per cantastorie a Kabul. Il sogno, realizzato, di Selene Biffi, 32 anni
Che l’Afghanistan fosse un paese instabile lo sapevamo già. A ricordarcelo sulle pagine degli Esteri dei quotidiani è stato il recente attentato al Park Palace Guest House, in cui è stato coinvolto pure un italiano. Non ha potuto non parlare anche di questo l’imprenditrice sociale Selene Biffi, nella serata a lei dedicata da “La Semina” all’Auditorium di Merate venerdì sera.
Dopo la conferenza con la ricercatrice Francesca Calegari di tre settimane fa, prosegue l’orgoglioso ciclo di incontri con le eccellenze giovanili della nostra zona. Classe 1982, nata a Monza e cresciuta a Mezzago, Selene Biffi vanta già numerose esperienze professionali, molte delle quali hanno cambiato non solo la sua vita, ma soprattutto quelle di centinaia di ragazzi. Tutto è cominciato quando aveva 22 anni, una laurea alla Bocconi in tasca e ha pensato di creare una Ong e l’ha fatto con “Youth action for change”, attiva oggi in oltre 100 paesi.
Tra un progetto e l’altro ha rivestito incarichi istituzionali all’ONU come consulente e ha collaborato con Amnesty International. Per le elezioni politiche del 2013 ha ricevuto diverse offerte di candidatura, tutte rifiutate. «L’Afghanistan è pericoloso – ha scherzato – ma il Parlamento italiano di più».
Così, dopo aver steso un pratico sussidiario illustrato per le comunità rurali afghane incentrato su temi riguardanti la salute, l’agricoltura e la pace, ha deciso di buttarsi a capofitto in una nuova impresa: aprire una scuola per cantastorie, oggetto fra l’altro del suo libro “La maestra di Kabul. Provare a cambiare il mondo con una scuola per cantastorie”, edito da Sperling & Kupfer. Perciò è tornata nuovamente in Afghanistan e nonostante mille difficoltà è riuscita a realizzare il suo sogno fondando la “Qessa Academy”.
Al termine del percorso di formazione, l’Academy punta ad inserire gli allievi nel mondo del lavoro tramite degli stage.
Nonostante gli splenditi risultati già sin qui raggiunti, la giovane imprenditrice ha rivelato di non essere ancora sazia e di avere qualcosa che bolle in pentola. Sviluppare una tecnologia che consenta di stanare le mine antiuomo per poi disinnescarle. In questo modo potrà riprendere l’attività agricola dei contadini.
Ma Selene Biffi ha dimostrato di essere ormai allenata alle missioni impossibili e l’esito non è per nulla lontano dal tradursi in realtà.
Dopo la conferenza con la ricercatrice Francesca Calegari di tre settimane fa, prosegue l’orgoglioso ciclo di incontri con le eccellenze giovanili della nostra zona. Classe 1982, nata a Monza e cresciuta a Mezzago, Selene Biffi vanta già numerose esperienze professionali, molte delle quali hanno cambiato non solo la sua vita, ma soprattutto quelle di centinaia di ragazzi. Tutto è cominciato quando aveva 22 anni, una laurea alla Bocconi in tasca e ha pensato di creare una Ong e l’ha fatto con “Youth action for change”, attiva oggi in oltre 100 paesi.
Tra un progetto e l’altro ha rivestito incarichi istituzionali all’ONU come consulente e ha collaborato con Amnesty International. Per le elezioni politiche del 2013 ha ricevuto diverse offerte di candidatura, tutte rifiutate. «L’Afghanistan è pericoloso – ha scherzato – ma il Parlamento italiano di più».
Così, dopo aver steso un pratico sussidiario illustrato per le comunità rurali afghane incentrato su temi riguardanti la salute, l’agricoltura e la pace, ha deciso di buttarsi a capofitto in una nuova impresa: aprire una scuola per cantastorie, oggetto fra l’altro del suo libro “La maestra di Kabul. Provare a cambiare il mondo con una scuola per cantastorie”, edito da Sperling & Kupfer. Perciò è tornata nuovamente in Afghanistan e nonostante mille difficoltà è riuscita a realizzare il suo sogno fondando la “Qessa Academy”.
Selene Biffi
Si tratta di un progetto ambizioso perché riuscire a coinvolgere giovani per lo più analfabeti, a cui viene offerto in alternativa un guadagno facile e assai remunerativo arruolandosi con i talebani, non è facile. Tuttavia grazie all’incoraggiamento del patron di Diesel Jeans Renzo Rosso, che ha creduto in lei fornendole il finanziamento necessario, ha potuto realizzare l’impresa. L’obiettivo è quello di preservare la ricca cultura locale che dall’invasione sovietica nel 1979 in poi è stata osteggiata. Il metodo scelto è quello dello “storytelling”, dato che le storie sono state sempre tramandate oralmente. Sono storie d’amore, di pace, di guerra e, immerse nel folclore, rievocano antichi valori e tradizioni. Selene ha voluto che gli insegnanti coinvolti non fossero stranieri, ma locali per offrire lavoro alla gente del posto e per far sentire proprio il progetto. «Se avessero ancora bisogno della mia presenza in loco – ha affermato decisa – considererei di aver fallito».Al termine del percorso di formazione, l’Academy punta ad inserire gli allievi nel mondo del lavoro tramite degli stage.
Nonostante gli splenditi risultati già sin qui raggiunti, la giovane imprenditrice ha rivelato di non essere ancora sazia e di avere qualcosa che bolle in pentola. Sviluppare una tecnologia che consenta di stanare le mine antiuomo per poi disinnescarle. In questo modo potrà riprendere l’attività agricola dei contadini.
Al centro il sindaco Andrea Massironi
Il progetto prevede che in questa seconda fase venga facilitata la formazione di cooperative sociali che coltivino lo zafferano, una pianta adatta a crescere nel clima afghano e che, possedendo un alto valore di mercato, presenta ampi margini di guadagno. In due parole: innovazione sociale. Una sfida quantomeno ardua nel paese in cui si produce una quantità di oppio tale da coprire circa il 90% della richiesta mondiale di eroina.Ma Selene Biffi ha dimostrato di essere ormai allenata alle missioni impossibili e l’esito non è per nulla lontano dal tradursi in realtà.
M.P.