Paderno: arte e follia, legame inscindibile per chi è artista

"Esistono artisti "normali"? E' la domanda che ci dobbiamo porre per discutere, stasera di arte e follia. Per chi si esprime attraverso l'arte, sentirsi definire "normale", è quasi offensivo, significa essere considerato banale. Oggi si vive l'ossessione della banalità, e chi non ha una via di mezzo viene considerato banale o folle". Così Simona Bartolena, storica dell'arte, ha aperto martedì sera a Cascina Maria, centro culturale di Paderno d'Adda, l'ultimo incontro di "E-chi diversi". Mese di eventi promossi dalle amministrazioni comunali di Robbiate, Verderio, Imbersago e Paderno, la manifestazione ha trovato, ancora una volta, l'assenso del pubblico. Anche perchè, come dimostra la grande mostra sull'arte di Johannesburg che ha curato al Castello di Pavia, la Bartolena è ormai entrata nel gotha dei critici.

L'assessore Marinella Corno e Simona Bartolena

"In questo mese ci siamo coinvolti, arricchiti, divertiti - ha sottolineato Marinella Corno, assessore ai servizi sociali e vicesindaco - volevamo chiudere con qualcosa di importante. Conoscendola, sono sicura che Simona non ci deluderà".

Un breve excursus sulle iniziative che si sono tenute sul territorio, una sintesi del percorso storico tra arte e follia (dal Veronese ai Saturnini, citando Michelangelo, Durer e il Parmigianino) la Bartolena ha poi cominciato la sua conferenza illustrando opere e percorsi degli artisti definiti monomani, senza dimenticare Bosch e Goya. "Per discutere di arte e follia però - ha poi sottolineato - non possiamo partire che da lui, Vincent Van Gogh, considerato il pittore folle per eccellenza. Non lo fu. Nella storia della follia, la pazzia di Van Gogh è uno degli errori più eclatanti. Van Gogh, non era pazzo. Aveva grossi problemi relazionali, questo è certo. Invece di parlare, dipingeva, si esprimeva con la sua pittura. In quattro anni ha dipinto 640 opere. Era cresciuto tra i libri, conosceva a fondo la grande letteratura del suo tempo, come i libri di Zola, aveva studiato a fondo i colori, e, quando dipingeva, sapeva sceglierli nel modo migliore, quello che avrebbe valorizzato il soggetto che aveva scelto e l'opera intera. Non a caso - ha detto ancora Simona - Antonine Artaud ha scritto un libro su Van Gogh dal titolo "Il suicidato dalla società".

Simona Bartolena

Munch, Khnopff, Kokoschka, Tolouse Lautrec, Camille Claudelle, Dora Mar, fotografa musa di Picasso da lui abbandonata, Antonio Ligabue, Filippo De Pisis, Carlo Zinelli, Fraquelli, Tancredi Parmigiani e Gino Sandri gli altri artisti citati nel lungo percorso della Bartolena. "Per discutere di questo tema a Castellanza abbiamo tenuto sei conferenze, e ci sarebbero state ancora cose da dire - ha concluso Simona - quella di stasera è stata solo un piccola sintesi. Ci sono molti punti di vista , ma se vogliamo trovare un rapporto tra arte e follia, da storica dell'arte dico che l'unica strada per raccontarlo è l'arte stessa, e il talento che attraverso questa possiamo esprimere".
Sergio Perego
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