Straniero (Pd): difficile partecipare al bando regionale sull’edilizia scolastica
Il bando regionale sull’edilizia scolastica rischia di trasformarsi in una grande beffa per i Comuni lombardi. Lo denuncia Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd: “Passi per la cifra massima finanziabile fissata a 5 milioni, anche se molte scuole costeranno di più e questo mette in ansia molti Comuni – spiega – Passi anche per la riserva del 25% dei fondi per Province e Città metropolitana, anche se è una quota che penalizza i Comuni. C’è però un altro aspetto che si propone come difficile da sostenere: la delibera approvata dalla Giunta Maroni stabilisce che i Comuni debbano concorrere con una quota di co-finanziamento al progetto pari almeno al 20% dell’importo assegnato. Bisogna precisare che rimarrà fuori dai vincoli del Patto di stabilità solo la quota finanziata dalla Regione”.
E questo significa, incalza Straniero, “che un Comune, che pure dispone di fondi accantonati per la costruzione di una nuova scuola, rischia di non poterli utilizzare se non ha spazi sufficienti all’interno del Patto di stabilità che gli è stato assegnato. E se il Comune in questione non potrà garantire la quota del 20%, non potrà neppure presentare la domanda ed entrare in una graduatoria che sarà valida per i prossimi tre anni”.
Ecco perché è una beffa, secondo Straniero: “Anche realtà che sarebbero disposte a co-finanziare oltre il 20%, non potranno farlo per via dei limiti del Patto”.
Che fare, a questo punto? Il consigliere del Pd propone due strade: “Regione Lombardia potrebbe eliminare o limitare la quota di co-finanziamento richiesta. Inoltre, si potrebbe trovare qualche strumento per neutralizzare la quota di co-finanziamento prevista”. Altrimenti il rischio è che “molti Comuni rimangano fermi al palo e non possano neppure entrare in graduatoria”.
Straniero va oltre: “Si potrebbe prevedere che sia finanziabile il 100% del progetto e che chi si dice disposto a co-finanziare abbia una premialità sul punteggio per stilare la graduatoria che stabilirà a chi andranno assegnati i fondi”.
Certo è che “la scelta di Regione Lombardia rischia di essere in contrasto con quanto previsto dal Governo che ha manifestato l’intenzione di raccogliere tutti i progetti già pronti per stilare una graduatoria triennale sulla base della quale assegnare i contributi che eventualmente risultassero disponibili nei prossimi 36 mesi. I criteri scelti dalla Regione rischiano di tagliar fuori molte realtà e di vanificare l’idea di costruire una graduatoria unica e credibile”, conclude.
E questo significa, incalza Straniero, “che un Comune, che pure dispone di fondi accantonati per la costruzione di una nuova scuola, rischia di non poterli utilizzare se non ha spazi sufficienti all’interno del Patto di stabilità che gli è stato assegnato. E se il Comune in questione non potrà garantire la quota del 20%, non potrà neppure presentare la domanda ed entrare in una graduatoria che sarà valida per i prossimi tre anni”.
Ecco perché è una beffa, secondo Straniero: “Anche realtà che sarebbero disposte a co-finanziare oltre il 20%, non potranno farlo per via dei limiti del Patto”.
Che fare, a questo punto? Il consigliere del Pd propone due strade: “Regione Lombardia potrebbe eliminare o limitare la quota di co-finanziamento richiesta. Inoltre, si potrebbe trovare qualche strumento per neutralizzare la quota di co-finanziamento prevista”. Altrimenti il rischio è che “molti Comuni rimangano fermi al palo e non possano neppure entrare in graduatoria”.
Straniero va oltre: “Si potrebbe prevedere che sia finanziabile il 100% del progetto e che chi si dice disposto a co-finanziare abbia una premialità sul punteggio per stilare la graduatoria che stabilirà a chi andranno assegnati i fondi”.
Certo è che “la scelta di Regione Lombardia rischia di essere in contrasto con quanto previsto dal Governo che ha manifestato l’intenzione di raccogliere tutti i progetti già pronti per stilare una graduatoria triennale sulla base della quale assegnare i contributi che eventualmente risultassero disponibili nei prossimi 36 mesi. I criteri scelti dalla Regione rischiano di tagliar fuori molte realtà e di vanificare l’idea di costruire una graduatoria unica e credibile”, conclude.