Mandic/6: uno studio della deglutizione per tornare a cibarsi senza peg o sondino. Autori: Maria Francesca Arrigoni e Nico Paolillo
Chi ha in casa o ha avuto un parente con problemi neurologici o conseguenti a un intervento alla laringe sa bene come la qualità della vita dipenda moltissimo dalla possibilità della persona di nutrirsi in maniera autonoma, senza "aiuti" esterni.
L'applicazione del sondino nasogastrico o della PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea) va a influire in maniera determinante sul benessere della persona, sulla sua autonomia e sul suo stato di salute generale.
Il decadimento della muscolatura e l'impossibilità a controllarla, l'incapacità a coordinare gli stimoli della fame con quelli della masticazione sono per il paziente e la sua famiglia un gradino da superare o da aggirare con sondino o Peg oppure con "soluzioni" di fortuna studiate in casa.
Chi segue il malato si accorge che, magari, con la testa reclinata in un certo modo la deglutizione risulta più facile e meno compromessa e ottiene un tamponamento del problema, temporaneo ma accettabile.
E va proprio in questo senso, nell'analizzare caso per caso e trovare una soluzione "ad personam", lo studio sulla deglutizione che la dottoressa Francesca Maria Arrigoni di Radiologia e il dottor Nico Paolillo di Otorino, stanno portando avanti all'ospedale Mandic di Merate.
Un lavoro di nicchia che sta dando già ottimi risultati, visto il miglioramento nella qualità della vita offerto al paziente e alle famiglie, che potrebbe avere sviluppi più ampi se solo si riuscissero ad investire più risorse.
Ad oggi il giorno "dedicato" a trattare questi casi è il venerdì, momento in cui i due professionisti riescono a ricavare degli spazi per accogliere e analizzare le varie sintomatologie. Una sorta di "ambulatorio" (anche se il termine è tecnicamente sbagliato) che significa un salto di qualità enorme, un ritorno alla nutrizione per bocca senza "accessori" esterni che allontana infezioni, polmoniti,...
Ad afferire a questo servizio sono pazienti neurologici, reduci da un intervento alla laringe o di otorino oppure sottoposti a radioterapia.
Si parte con una valutazione foniatrica che sottopone la persona a un test della deglutizione. Vengono somministrati liquidi, cibi solidi e semi solidi per valutare l'assenza o meno del dirottamento del bolo nelle vie aeree. Tramite la videofluoroscopia eseguita in radiologia si riesce a registrare il tracciato su un cd che serve poi per la valutazione e le indicazioni al fisiatra, al fisioterapista o al logopedista.
Tramite queste valutazioni si scopre che il paziente è in grado di ingerire autonomamente, senza "ingozzarsi", con la testa appoggiata su un fianco, oppure reclinata in avanti, in una postura magari innaturale ma che per lui diventa "salvifica".
Con le strumentazioni di cui è in possesso la struttura si può visionare come il bolo scende dopo essere stato ingerito, si valuta nelle varie proiezioni il suo percorso e si verifica la postura del capo. In questo modo al paziente, al logopedista o alla struttura che assiste la persona è possibile fornire una sorta di "vademecum" su come comportarsi per l'alimentazione.
Un prontuario che diventa davvero prezioso, che migliora il modo di vivere, anche se già compromesso dalla malattia, e consentendo alla persona di riacquistare il gusto del nutrirsi senza più la paura di venire soffocato dal cibo.
L'applicazione del sondino nasogastrico o della PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea) va a influire in maniera determinante sul benessere della persona, sulla sua autonomia e sul suo stato di salute generale.
Il decadimento della muscolatura e l'impossibilità a controllarla, l'incapacità a coordinare gli stimoli della fame con quelli della masticazione sono per il paziente e la sua famiglia un gradino da superare o da aggirare con sondino o Peg oppure con "soluzioni" di fortuna studiate in casa.
Alcune posture per "risolvere" la disfagia negli anziani
Chi segue il malato si accorge che, magari, con la testa reclinata in un certo modo la deglutizione risulta più facile e meno compromessa e ottiene un tamponamento del problema, temporaneo ma accettabile.
E va proprio in questo senso, nell'analizzare caso per caso e trovare una soluzione "ad personam", lo studio sulla deglutizione che la dottoressa Francesca Maria Arrigoni di Radiologia e il dottor Nico Paolillo di Otorino, stanno portando avanti all'ospedale Mandic di Merate.
Un lavoro di nicchia che sta dando già ottimi risultati, visto il miglioramento nella qualità della vita offerto al paziente e alle famiglie, che potrebbe avere sviluppi più ampi se solo si riuscissero ad investire più risorse.
Ad oggi il giorno "dedicato" a trattare questi casi è il venerdì, momento in cui i due professionisti riescono a ricavare degli spazi per accogliere e analizzare le varie sintomatologie. Una sorta di "ambulatorio" (anche se il termine è tecnicamente sbagliato) che significa un salto di qualità enorme, un ritorno alla nutrizione per bocca senza "accessori" esterni che allontana infezioni, polmoniti,...
Ad afferire a questo servizio sono pazienti neurologici, reduci da un intervento alla laringe o di otorino oppure sottoposti a radioterapia.
Il reparto di Radiologia
Si parte con una valutazione foniatrica che sottopone la persona a un test della deglutizione. Vengono somministrati liquidi, cibi solidi e semi solidi per valutare l'assenza o meno del dirottamento del bolo nelle vie aeree. Tramite la videofluoroscopia eseguita in radiologia si riesce a registrare il tracciato su un cd che serve poi per la valutazione e le indicazioni al fisiatra, al fisioterapista o al logopedista.
Tramite queste valutazioni si scopre che il paziente è in grado di ingerire autonomamente, senza "ingozzarsi", con la testa appoggiata su un fianco, oppure reclinata in avanti, in una postura magari innaturale ma che per lui diventa "salvifica".
Con le strumentazioni di cui è in possesso la struttura si può visionare come il bolo scende dopo essere stato ingerito, si valuta nelle varie proiezioni il suo percorso e si verifica la postura del capo. In questo modo al paziente, al logopedista o alla struttura che assiste la persona è possibile fornire una sorta di "vademecum" su come comportarsi per l'alimentazione.
Un prontuario che diventa davvero prezioso, che migliora il modo di vivere, anche se già compromesso dalla malattia, e consentendo alla persona di riacquistare il gusto del nutrirsi senza più la paura di venire soffocato dal cibo.
Saba Viscardi