La Merate che non c'è più/39: in Via Roma la ''sciura Ida'' sarta e maestra di taglio e cucito. Il marito Angelo barbiere
Nel cortile di Via Roma al civico 10 c'era una sarta, Ida Viscardi, per tutti la "sciura Ida" a cui tante giovani, oggi novantenni, devono l'arte del taglio e cucito. Classe 1890, sposata con Angelo Perego, Ida era una vera maestra che "da uno straccio riuciva a ricavare un abitino grazioso da indossare" e che amava insegnare alle ragazze così da offrire loro un mestiere.
Per accedere al suo laboratorio bisognava entrare nell'androne del civico 10. In fondo al cortile c'era l'abitazione, preceduta da un locale molto grande dove si trovava un enorme tavolo sul quale venivano appoggiate le stoffe da tagliare e cucire. Ida, in base ai gusti del cliente, su un foglio di carta velina preparava il disegno che, adagiato sul tessuto, serviva da sagoma per il ritaglio.
Vestiti, gonne, camicette, giacche in panno era alcune delle creazioni che nel giro di qualche giorno prendevano forma. Mentre Ida tagliava vicino a lei le "allieve" imparavano il mestiere: attente, senza perdersi un gesto o un consiglio, le ragazze assorbivano l'arte e, come si suol dire, la tenevano da parte.
La prova sul campo erano i rammendi di calze e camicie. Così le fanciulle prendevano dimestichezza con gli attrezzi del mestiere e con le stoffe e acquisivano abilità e velocità. Tantissime sono state le meratesi che, dopo aver fatto scuola da Ida, hanno potuto trovare un impiego in tessitura, forti anche della formazione ricevuta.
Mentre Ida cuciva, il marito Angelo Colombo classe 1885, svolgeva la professione di parrucchiere. Il suo negozio si affacciava su Via Roma, era una piccola bottega con una porta in legno e una seconda in vetro per l'ingresso. Un paio di poltrone per i clienti e nulla più se non la professionalità e la pazienza del barbiere.
Due mestieri che sopravvissero fino alla seconda guerra mondiale. Via Roma restò così ancora per diversi decenni per poi trasformarsi completamente tanto che, a parte qualche scatto, ormai le immagini sono impresse nella memoria di pochi fortunati che hanno potuto respirare il clima della...Merate che non c'è più.
Il portone del civico 10
Per accedere al suo laboratorio bisognava entrare nell'androne del civico 10. In fondo al cortile c'era l'abitazione, preceduta da un locale molto grande dove si trovava un enorme tavolo sul quale venivano appoggiate le stoffe da tagliare e cucire. Ida, in base ai gusti del cliente, su un foglio di carta velina preparava il disegno che, adagiato sul tessuto, serviva da sagoma per il ritaglio.
Ida e Angelo
Vestiti, gonne, camicette, giacche in panno era alcune delle creazioni che nel giro di qualche giorno prendevano forma. Mentre Ida tagliava vicino a lei le "allieve" imparavano il mestiere: attente, senza perdersi un gesto o un consiglio, le ragazze assorbivano l'arte e, come si suol dire, la tenevano da parte.
La prova sul campo erano i rammendi di calze e camicie. Così le fanciulle prendevano dimestichezza con gli attrezzi del mestiere e con le stoffe e acquisivano abilità e velocità. Tantissime sono state le meratesi che, dopo aver fatto scuola da Ida, hanno potuto trovare un impiego in tessitura, forti anche della formazione ricevuta.
Mentre Ida cuciva, il marito Angelo Colombo classe 1885, svolgeva la professione di parrucchiere. Il suo negozio si affacciava su Via Roma, era una piccola bottega con una porta in legno e una seconda in vetro per l'ingresso. Un paio di poltrone per i clienti e nulla più se non la professionalità e la pazienza del barbiere.
L'interno del cortile
Due mestieri che sopravvissero fino alla seconda guerra mondiale. Via Roma restò così ancora per diversi decenni per poi trasformarsi completamente tanto che, a parte qualche scatto, ormai le immagini sono impresse nella memoria di pochi fortunati che hanno potuto respirare il clima della...Merate che non c'è più.
Saba Viscardi