Chiusura delle poste, nuova interrogazione da Arrigoni
Prosegue la battaglia della Lega Nord per contrastare il piano dei tagli di Poste Spa. Solo nel Lecchese la prospettiva è di chiusura per sette sportelli mentre nove dovrebbero funzionare a giorni alterni.
Una nuova interrogazione - che vede come primo firmatario il senatore Paolo Arrigoni cui si aggiungono altri dieci colleghi del Carroccio - è sul tavolo del Ministero per lo Sviluppo economico. Arrigoni vuole far luce sui rapporti tra Poste Spa e Governo, il principale azionista, per capire se la società può tagliare i servizi visto che è interamente partecipata dallo Stato (quindi da tutti i cittadini danneggiati dai tagli ipotizzati al servizio).
L’obiettivo è anche quello di capire dove andrà a cadere la scure sul territorio nazionale e in che misura.
Arrigoni chiede quindi a Federica Guidi “quale sia l'ammontare complessivo dei contributi statali ricevuti annualmente da Poste Italiane per l'espletamento del servizio pubblico universale; quale sia l'ammontare dei depositi postali per Regione; se il Ministro non ritenga urgente rendere noto il numero totale degli uffici postali presenti sul territorio nazionale e la lista di quelli coinvolti nella razionalizzazione, specificando per ognuno il rapporto costi/benefici, spread del territorio suddiviso per Nord, Sud e Centro, costi delle locazioni, depositi medi, popolazione servita per ufficio a livello nazionale”.
Arrigoni e gli altri senatori vorrebbero poi sapere se il Ministero “non ritenga opportuno valutare la possibilità che alcuni servizi, non ritenuti strettamente connessi all'espletamento del Servizio universale, vengano offerti non in regime di esclusiva da Poste Italiane”.
Infine la richiesta di “un rinvio dell'entrata in vigore del nuovo piano di razionalizzazione di Poste Italiane previsto per il 15 aprile p.v., in attesa di una concertazione fra la società e le amministrazioni locali coinvolte finalizzata a valutare l’impatto degli interventi sulla popolazione interessata e la possibile individuazione di soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale, così come previsto dalla delibera dell'Agcom”.
In merito al rinvio accennato da Gianmario Fragomeli, Arrigoni è chiaro: “Non so da quali fonti attinga l’onorevole del PD per affermare che il rinvio è assicurato, quando l’amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, ha di recente confermato che le previsioni parlano del 15 aprile. L’eventuale rinvio è tutto da conquistare, per questo ho scritto al Ministero”.
Una nuova interrogazione - che vede come primo firmatario il senatore Paolo Arrigoni cui si aggiungono altri dieci colleghi del Carroccio - è sul tavolo del Ministero per lo Sviluppo economico. Arrigoni vuole far luce sui rapporti tra Poste Spa e Governo, il principale azionista, per capire se la società può tagliare i servizi visto che è interamente partecipata dallo Stato (quindi da tutti i cittadini danneggiati dai tagli ipotizzati al servizio).
L’obiettivo è anche quello di capire dove andrà a cadere la scure sul territorio nazionale e in che misura.
Arrigoni chiede quindi a Federica Guidi “quale sia l'ammontare complessivo dei contributi statali ricevuti annualmente da Poste Italiane per l'espletamento del servizio pubblico universale; quale sia l'ammontare dei depositi postali per Regione; se il Ministro non ritenga urgente rendere noto il numero totale degli uffici postali presenti sul territorio nazionale e la lista di quelli coinvolti nella razionalizzazione, specificando per ognuno il rapporto costi/benefici, spread del territorio suddiviso per Nord, Sud e Centro, costi delle locazioni, depositi medi, popolazione servita per ufficio a livello nazionale”.
Arrigoni e gli altri senatori vorrebbero poi sapere se il Ministero “non ritenga opportuno valutare la possibilità che alcuni servizi, non ritenuti strettamente connessi all'espletamento del Servizio universale, vengano offerti non in regime di esclusiva da Poste Italiane”.
Infine la richiesta di “un rinvio dell'entrata in vigore del nuovo piano di razionalizzazione di Poste Italiane previsto per il 15 aprile p.v., in attesa di una concertazione fra la società e le amministrazioni locali coinvolte finalizzata a valutare l’impatto degli interventi sulla popolazione interessata e la possibile individuazione di soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale, così come previsto dalla delibera dell'Agcom”.
In merito al rinvio accennato da Gianmario Fragomeli, Arrigoni è chiaro: “Non so da quali fonti attinga l’onorevole del PD per affermare che il rinvio è assicurato, quando l’amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, ha di recente confermato che le previsioni parlano del 15 aprile. L’eventuale rinvio è tutto da conquistare, per questo ho scritto al Ministero”.