Mandic: sprechi di soldi e cibo Scorzelli denuncia in una lettera

Tempi troppo stretti che impediscono di abbandonare il reparto (salvo lasciarlo sguarnito di personale, con rischio per i degenti), una mensa aperta per otto lavoratori e un costo per il cestino merenda (un panino imbottino, un frutto, uno yogurt/budino, una bottiglietta d'acqua) pari a 7,5 euro (praticamente come un menù lavoro in trattoria).

E' quanto ha denunciato nei giorni scorsi il coordinatore inferieristico Francesco Scorzelli (candidato alla carica di RSU con l'USB) in una lettera inviata alla stampa.

"In qualità di rappresentante sindacale e lavoratore di una: "...grande azienda: la più grande e più importante azienda, per numeri e dimensione economica, del territorio..." (cit. da: sito "Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco") ho il dovere di riferirne iniquità e sprechi, affidando a Voi e ai Vostri lettori il giudizio di gravità"
si legge nella missiva "Dal 3 novembre 2014, anche nel Presidio di Merate, è possibile per i lavoratori accedere alla mensa durante il turno pomeridiano, dalle ore 18,15 alle ore 20,00 (inizialmente era dalle 17.45 "orario thè"...).

Contemporaneamente è stata sospesa l'opportunità di consumare il pasto caldo in reparto, consuetudine mantenuta in passato, in quanto la carenza di personale, non avrebbe consentito a tutti i lavoratori di abbandonare il servizio per più di mezz'ora, senza rischi per i degenti.

Tra i dirigenti lecchesi qualcuno ha partorito la geniale idea di sostituire il pasto caldo in reparto, con un "cestino merenda" (1 panino imbottito, 1 frutto, 1 yogurt o budino, 1 bottiglietta d'acqua) solo per i reparti in cui il personale non può abbandonare i pazienti senza assistenza.

Il risultato di queste alzate d'ingegno è che nel Presidio di Merate sprechiamo soldi pubblici e cibo, tenendo aperta una mensa e una cucina, pagandone il personale, per una media di otto lavoratori a cena.

La media estremamente bassa di accessi mensa, come l'U.S.B. va urlando da anni, è causata dalla dotazione organica gravemente insufficiente, soprattutto nel Presidio di Merate.

A fronte di tale spreco di risorse, gli stessi geni impongono agli infermieri del Pronto Soccorso di Merate, che svolgono attività in regime di Libera Professione sull'ambulanza 112 un costo "cestino merenda" di 7,5 euro.

Questi lavoratori sono quelli, che tra una uscita e l'altra in ambulanza 112, svolgono attività in Pronto Soccorso, aiutando i colleghi (che pagano per lo stesso cestino 1,03 euro), riducendo i tempi di attesa e di trattamento dei pazienti.

Per inciso nel presidio lacustre, gli accessi alla mensa per cena sono sempre stati maggiori e il pasto per gli infermieri in servizio in ambulanza 112 è un vassoio con cibo caldo.

Tutte queste sciocchezze sono il frutto di scelte sciagurate fatte nel passato, relative a modelli organizzativi nati vecchi e fallimentari (dipartimenti antitetici ai Presidi Ospedalieri, di cui sono state mortificate: identità, diversità e storia); risposta frequente al Mandic di fronte a richieste di chiarimenti è: "...perché a Lecco si fa così....".


Una situazione che, chiaramente, mette a rischio il buon funzionamento e la serenità nello svolgimento del lavoro da parte degli addetti, oltre alla qualità del servizio reso ai degenti.
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