''La Merate che non c'è più/35'': nel cortile di Via Roma c'era Primo Renon, ''ul cadregatt''. Un mestiere tramandato nei secoli
Tra i mestieri più affascinanti da osservare mentre l'artigiano muoveva, tagliava e livellava con le sue abili mani il legno e intrecciava la lisca, c'era di sicuro quello del "cadregatt" colui che dal niente costruiva o riparava una sedia, ne impagliava il sedile e poi consegnava al cliente il prodotto finito.
Nel cortile di Via Roma, civico 20, in un ambiente che oggi è andato completamente distrutto (non ci sono più le scale interne che salgono fino al sottotetto, l'arco dove negli angoli nidificavano le rondini ha ormai assunto le fattezze del cemento armato, sono state cancellate le lunghe balconate dove nelle sere d'estate le famiglie sostavano guardandosi da "un pugeu" all'altro) c'era Giuseppe Renon, per tutti "Primo" (in quanto primo di sette fratelli). Classe 1897, originario del Veneto ma nato a Imbersago, aveva ereditato dal papà il mestiere di "cadregatt", costruttuore di sedie.
Non aveva un laboratorio vero e proprio, poiché l'arte del cadregatt la svolgeva principalmente nel cortile, all'aria aperta, sotto la volta del cielo. C'era solo un piccolo deposito dove veniva ammassata temporalmente, per un breve periodo, la "lisca", la paglia che serviva per il sedile.
Solo quando c'era brutto tempo si ritirava sulla bella balconata in legno che aveva realizzato all'ultimo piano del caseggiato oppure direttamente in casa. Il lavoro si svolgeva senza orari precisi, in base alle riparazioni che arrivavano oppure agli ordini da espletare per la successiva consegna. Spesso Primo si recava direttamente al domicilio del committente per riparazioni magari di più sedie e che, quindi, rendevano complicato il trasporto dell'intero lotto fino in Via Roma.Tra gli attrezzi del mestiere c'erano la gerla che serviva per i trasporti di merce, poi la sega, la trivella, la lima, la morsa a ganassa, la roncola, ...
Primo era solo in negozio: a volte si faceva aiutare dai fratelli o da qualche congiunto, specialmente quando il lavoro era tanto. Ma le finiture e le parti di precisione e abilità erano tutte sue. Appassionato di pesca, era davvero un gran lavoratore, infaticabile.Riuscì a tramandare il mestiere al figlio Arturo che, tuttavia, nella vita si dedicò ad altro tenendo però qualche trucco del mestiere e un po' di conoscenza per piccoli lavori di riparazione sedie in famiglia.
Primo morì nel 1974 e cinque anni dopo lo raggiunse l'amata moglie Fulgenzia.
La famiglia si trasferì dal centro storico e pian piano Via Roma mutò totalmente aspetto, cancellado le tracce di un passato rimasto oggi solo nella mente dei più anziani e in qualche rara immagine, sempre più difficile da trovare.
Continua/35
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
Nel cortile di Via Roma, civico 20, in un ambiente che oggi è andato completamente distrutto (non ci sono più le scale interne che salgono fino al sottotetto, l'arco dove negli angoli nidificavano le rondini ha ormai assunto le fattezze del cemento armato, sono state cancellate le lunghe balconate dove nelle sere d'estate le famiglie sostavano guardandosi da "un pugeu" all'altro) c'era Giuseppe Renon, per tutti "Primo" (in quanto primo di sette fratelli). Classe 1897, originario del Veneto ma nato a Imbersago, aveva ereditato dal papà il mestiere di "cadregatt", costruttuore di sedie.
Giuseppe "Primo" Renon, classe 1897
Con il legno che tagliava, piallava, liberava dai nodi, Primo creava il telaio delle sedie e poi impagliava anche la parte piana. Le sue realizzazioni erano diverse: si andava dalla semplice sedia a quella più ricercata con intagli o fattezze particolari fino al seggiolone per i bambini che aveva davanti un appoggio per non farli scivolare a terra. Sposato con Fulgenzia Sironi, camiciaia presso la ditta Lorenzini, papà di Arturo e Giovanni, Primo lavorava nel cortile dove c'era anche la sua abitazione.Primo Renon alla partenza per militare
Non aveva un laboratorio vero e proprio, poiché l'arte del cadregatt la svolgeva principalmente nel cortile, all'aria aperta, sotto la volta del cielo. C'era solo un piccolo deposito dove veniva ammassata temporalmente, per un breve periodo, la "lisca", la paglia che serviva per il sedile.
Il cortile di Via Roma 20. In alto la balconata in legno
Solo quando c'era brutto tempo si ritirava sulla bella balconata in legno che aveva realizzato all'ultimo piano del caseggiato oppure direttamente in casa. Il lavoro si svolgeva senza orari precisi, in base alle riparazioni che arrivavano oppure agli ordini da espletare per la successiva consegna. Spesso Primo si recava direttamente al domicilio del committente per riparazioni magari di più sedie e che, quindi, rendevano complicato il trasporto dell'intero lotto fino in Via Roma.Tra gli attrezzi del mestiere c'erano la gerla che serviva per i trasporti di merce, poi la sega, la trivella, la lima, la morsa a ganassa, la roncola, ...
Uno dei parenti di Primo Renon impegnato a impagliare una sedia
Primo era solo in negozio: a volte si faceva aiutare dai fratelli o da qualche congiunto, specialmente quando il lavoro era tanto. Ma le finiture e le parti di precisione e abilità erano tutte sue. Appassionato di pesca, era davvero un gran lavoratore, infaticabile.Riuscì a tramandare il mestiere al figlio Arturo che, tuttavia, nella vita si dedicò ad altro tenendo però qualche trucco del mestiere e un po' di conoscenza per piccoli lavori di riparazione sedie in famiglia.
Primo morì nel 1974 e cinque anni dopo lo raggiunse l'amata moglie Fulgenzia.
La famiglia si trasferì dal centro storico e pian piano Via Roma mutò totalmente aspetto, cancellado le tracce di un passato rimasto oggi solo nella mente dei più anziani e in qualche rara immagine, sempre più difficile da trovare.
Continua/35
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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Saba Viscardi