Ospedale Mandic: entrata 17,01 di venerdì, visita 8 di sabato. E lo chiamano ancora ''Pronto soccorso''. Una presa in giro?

Sedici ore di attesa sulle dure sedia di plastica color rosso del pronto soccorso del San Leopoldo Mandic e ancora nessun ritorno a casa. Se serviva una smentita sul campo delle statistiche prodotte dall'Azienda ospedaliera, eccola pronta. Alle 9,57 di oggi, addì sabato 10 gennaio 2015 c'erano ancora pazienti in "trattamento" in attesa di essere dimessi dal servizio di Pronto soccorso di Merate nel quale erano entrati speranzosi il pomeriggio di venerdì 9 gennaio. Una notte intera trascorsa nella vana attesa della chiamata. Diversi pazienti, invece, intuita la mal parata, dopo ore di attesa, se ne è andati oppure hanno fatto un "salto" a casa per poi ritornare al presidio e sperare in miglior destino.


Una situazione che ormai, utenti e medici, faticano a reggere e a contenere e che arriva a sfiorare momenti di grande tensione, con irritazione, nervosismo e stanchezza da ambo le parti.
Il record, di cui avrebbe fatto volentieri a meno, va a un giovane che ieri, in abiti da lavoro, ha raggiunto il Mandic per via di un taglio profondo a un dito, con una sega circolare. Alle 17.01 è stato accettato e da quel momento è iniziata l'attesa che solo questa mattina, attorno alle 8, è stata interrotta quando, dopo ripetute richieste al personale, non senza insistenze, ha potuto ricevere una medicazione. "Nella notte, che ho trascorso qui sulla sedia della sala di attesa, ho chiesto più volte di essere visitato e quanto ci volesse. Mi è stato risposto che se volevo potevo anche andarmene. L'avrei fatto volentieri se avessi potuto...se sono venuto all'ospedale è perché da solo non potevo arrangiarmi. Mi hanno chiamato poco dopo le 8, sono stati gentilissimi probabilmente avendo capito che razza di nottata avevo trascorso. Solo che ora mi hanno dovuto fare un prelievo per vedere se sono coperto per il tetano e devo aspettare un'ora. Non mi hanno ancora fatto sapere nulla (sono le 10.15 circa, ndr)".

Alle 18.33 di venerdì 9 gennaio, è arrivato in ambulanza un uomo che si era infortunato a una spalla a Casatenovo. Nonostante la richiesta di poter essere trasportato a Oreno (per questioni di comodità con la residenza, ndr), il ferito è stato dirottato al Mandic a causa della saturazione del nuovo grande presidio vimercatese. Dal quel momento e fino alle 8 di questa mattina non è stato preso in carico. "Sono andata più di una volta a chiedere spiegazioni all'accettazione, giusto anche per capire come mai dalla mezzanotte e fino alle 3 di notte non è entrato nessuno e per avere un'idea dell'attesa" ha raccontato la moglie che alle 10 di questa mattina era ancora in sala "Mi è stato risposto che avrei potuto andare alla guardia medica. Ma mio marito al pronto soccorso ce l'ha portato il 118 e comunque a noi serve il certificato per l'infortunio sul lavoro. Possiamo ben capire la stanchezza e i turni che si trovano a dover coprire, ma noi che colpa ne abbiamo?".
Alle 17.55 è stata accettata una donna vittima di un incidente. Tra le 8 e le 8.50 (fascia di oraria dove sembra sia stato smaltito il grosso delle attese) il suo nome è stato sillabato ed è stata visitata e attorno alle 10 il marito, che con lei ha "dormito" sulle sedie della sala di attesa, ha potuto accompagnarla a fare ulteriori accertamenti.
"Quello che non capiamo è perché se qui manca il personale, dagli altri ospedali dirottano i pazienti a Merate, andando a peggiorare una situazione già difficile..." hanno commentato prima di lasciare il presidio.
  Attorno alle 9 è tornata al Pronto soccorso una donna sulla settantina che, a seguito di una caduta in casa, si era procurata delle dolorose lesioni al gomito. "Sono arrivata qui ieri sera attorno alle 21. Ho aspettato fino alle 3 di notte e poi sono andata a casa. Mi hanno detto che non mi sono rotta niente, ma a me fa tanto male e non riesco a stare così. Allora ho pensato di mettere del ghiaccio, restare qualche ora a letto e poi tornare questa mattina così da essere visitata".
All'alba ha desistito anche una donna che, dalle 15 di venerdì, si trovava in PS con la figlia, scossa da forti dolori alla pancia, per una sospetta appendicite, non senza "minacciare" disastri nel caso di un peggioramento delle condizioni di salute della ragazza.
Infine una donna, morsa da un animale mentre si trovava sul posto di lavoro, ha atteso dalle 16.30 fino alle 8 per essere presa in carico e ricevere il foglio che attestasse l'avvenuto infortunio.
Questa la situazione monitorata tra le 8.30 e le 10.15 di questa mattina.


E al Manzoni di Lecco la situazione è ancora peggiore. Il centrodestra che governa in Regione, accusa lo Stato di praticare tagli lineari e poi fa la stessa cosa con le strutture sanitarie equiparando quelle pubbliche a quelle private. Nel Lecchese la fetta recuperabile se l'Asl rivedesse i contratti sarebbe sufficiente a adeguare i due PS alle effettive necessità dei cittadini. Ma né la regione né l'Asl prendono una tale decisione. Così a pagare il prezzo sono i cittadini e gli operatori dei due servizi sotto stress costante e inevitabile controparte del paziente infuriato. Ma a quanto si dice il peggio deve ancora arrivare e sarebbe contenuto nelle regole 2015 con le quali si riducono le spese di quasi 2 punti percentuali. Un massacro. Di cui nessun politico provinciale e comunale sembra interessato.
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