Mandic: Faresalute entra in Cardiologia per dare sostegno a malati e famiglie. Nel 2015 il progetto ''Mamma, papà non ditemi bugie''

Il 2014 è stato un anno di soddisfazioni per Faresalute che, festeggiando il lustro di attività, ha schiacciato sul pedale dell'acceleratore. E così dopo i risultati raggiunti in ambito oncologico, con le varie attività a favore dei pazienti e delle loro famiglie (il laboratorio di drammaturgia, il progetto "Storie e memorie"...), può già tirare un primo bilancio del servizio offerto in cardiologia che va verso una sua strutturazione.

La dottoressa Daniela Rossi e il primario di Cardiologia dottor Stefano Maggiolini

Finanziato in parte dalla provincia di Lecco, l'intervento garantisce ai pazienti cardiologici e alle loro famiglie il supporto speculare a quello che viene erogato per i casi oncologici. In 5 mesi sono già stati fatti una ottantina di colloqui e i soggetti in carico sono una ventina. UCC, cardiologia e riabilitazione sono le aree che hanno aperto le porte all'associazione, presieduta dalla dottoressa Carla Magni e le cui attività sono coordinate dalla psicologa Daniela Rossi. "Il supporto che viene erogato" ha spiegato quest'ultima "è il medesimo che per i malati oncologici. La differenza è che i pazienti cardiologici hanno una patologia cronica, che lavora nel tempo. Il sostegno che come associazione vogliamo offrire è legato proprio alle fasi acute che il malato cardiologico presenta e quindi il lavoro si sviluppa parallelamente a quanto già facciamo, ma con modalità diverse".

Il 2015 sarà l'anno di partenza anche del progetto "Mamma, papà non ditemi bugie", che ha lo scopo di affiancare le famiglie dove c'è un figlio minore cui comunicare la malattia del genitore, con un mondo che subirà contraccolpi pesantissimi.
L'abbassamento dell'età media della diagnosi (ora sotto i cinquanta anni diversamente dai sessanta di prima, ndr) per via anche di una accuratezza maggiore, ha portato all'abbassamento dell'età media di figli e parenti. Di qui la necessità di supportare il genitore nella comunicazione ai congiunti del suo male. Il progetto è suddiviso in tre fasi. C'è anzitutto la fase comunicativa che si appoggia a terapie di coppia e di parent training. Si prosegue poi con l'affiancamento nel momento delicato dell'esternazione del fatto e infine il lavoro con il minore, tramite laboratori espressivi, per affrontare il cammino della malattia. Se precedentemente i malati con minori a carico erano nell'ordine di 5/6, nel 2014 le famiglie assistite con bambini e adolescenti sono state una ventina. Dati che non devono a indurre a pensare solamente a un aumento dei casi ma a riflettere su come una realtà piccola e a misura d'uomo quale è il Mandic possa rappresentare una opportunità e una risorsa per le famiglie, offrendo servizi che altrove sono inimmaginabili, e catalizzando l'attenzione e la richiesta di aiuto di chi sta vivendo un dramma lacerante. E che nell'ospedale di Merate ha deciso di porre la sua fiducia.
S.V.
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