Retesalute: approvati il piano triennale per la prevenzione della corruzione e il programma per la trasparenza e legalità

Sono stati Sergio Quaglia e Graziano Maino, i due esperti di Pares, a relazione all'assemblea di Retesalute gli strumenti per la legalità e la correttezza amministrativa di cui gli enti pubblici sono chiamati a dotarsi. In particolare si tratta del piano anticorruzione (disciplinato dalla legge 190/), del piano per la trasparenza (legge 33) e del modello organizzativo previsto dalla 231 che introduce la responsabilità amministrativa in sede penale per le organizzazioni (dunque non più solo per il singolo).


Si tratta di un impianto normativo differente negli strumenti e nei contenuti.
Il modello organizzativo della 231 contrasta i reati contro la pubblica amministrazione e la sicurezza, i reati societari, quelli contro la personalità individuale e quelli ambientali.
Il piano per la trasparenza normato dalla 33 ha i suoi cardini sulla comunicazione, l'accessibilità e la rendicontazione.
Infine il piano anticorruzione della 190 vigila sui reati di corruzione e sulla scorretta amministrazione.
Questi sistemi per la trasparenza e per l'anticorruzione sono stati definiti come "allarmi antiintrusione che vengono tenuti accesi" per assicurare la prevenzione e il contrasto verso comportamenti non conformi alla legge. "Retesalute" hanno proseguito "è un ente economico con finalità pubbliche marcate. La trasparenza è già di per sé un'operazione di prevenzione cui va abbinata l'informazione chiara per essere così approfondita e investigata dagli amministratori".

Sergio Quaglia e Graziano Maino

Secondo quanto previsto dalla normativa, l'ente pubblico deve predisporre un documento interno del modello organizzativo e poi istituire un organismo di vigilanza. "Se ci sono questi due strumenti" ha specificato Maino "anche in caso di reato, il magistrato esime l'organizzazione dal procedimento e si potrà rivalere solamente sulle persone".
Sei i capitoli che compongono il documento preparato: dal quadro normativo alla distinzione dei poteri e delle responsabilità nell'ente, dalle coordinate metodologiche all'organismo di vigilanza, dal sistema disciplinare fino all'attività di diffusione, formazione e aggiornamento.

Accanto a questo impianto si colloca anche il codice etico di comportamento che è prodotto come un documento separato, che si rivolge alla persona "esterna" all'ente.
Terminata la breve presentazione della complessa struttura normativa, gli amministratori hanno chiesto modalità snelle per far assorbire i dettami ai dipendenti e non è mancato anche un riferimento alle recenti vicende della Capitale. "Anche Roma aveva questi documenti" hanno concluso gli esperti "ma li hanno bypassati e quello che è successo è sotto gli occhi di tutti".
Le proposte sono state approvate all'unanimità.
S.V.
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