PS, Sala: attese in forte aumento, Asl e Ao istituiscano un filtro per i codici meno gravi. I soldi si recuperino da privati sottoutilizzati
Ambrogio Sala
Il tono e gli argomenti volevano, vogliono, rassicurare l’opinione pubblica. Però in questo comunicato vanno sottolineate tre cose.
La prima:
· L’analisi dei tempi di attesa si ferma alla fine di ottobre 2014. Su quei dati nulla da eccepire. Forse, però, bisognerebbe capire cosa è successo dopo e cosa succede oggi. Vediamo di capirlo con poche cifre:
· In ottobre i pazienti che aspettavano più di un’ora e mezza erano circa 2,7 su 10.
· In novembre le persone in attesa salivano a quasi 3,5 su 10.
· In dicembre si è ulteriormente peggiorata la situazione perché ad attendere erano praticamente 5 su 10.
In pratica il numero dei pazienti in attesa sono raddoppiati rispetto a meno di un mese fa!
La seconda:
· Nella lettera non si fa cenno se i volumi delle prestazioni sono aumentati e come, realisticamente, potrebbero finire a fine anno. Cosa analoga si tace sul numero degli accessi e, quindi, non si fanno confronti. Giulio Andreotti sovente diceva che a pensare male non si fa peccato.
· Io penso che se non si citano quei dati è perché sono in linea con quelli degli anni scorsi. Allora mi allarmo, come cittadino, perché vuol dire che un medico in servizio ha una quantità di lavoro che può non renderlo sereno e, quindi, emettere diagnosi criticabili. La possibilità di errori, in questa situazione, aumenta esponenzialmente. Inoltre ha una pressione psicologica di chi è in fila ad attendere. Non c’è addestramento o formazione che tengano!
La terza:
Inoltre dire che i pazienti non dovrebbero venire in P.S e dovrebbero andare da un’altra parte, mi irrita notevolmente perché con quello che paghiamo di contributi e di tasse non si può scaricare sul cittadino responsabilità non sue. In quel momento il malato è debole e disorientato!
La domanda, però, è un’altra:
Perché Azienda Ospedaliera e l’ASL non istituiscono un filtro, un canale separato per i codici meno gravi?
Non ci si risponda che non ci sono soldi per aumentare la spesa perché c’è una struttura privata accreditata a Lecco in cui il tasso di occupazione dei posti letto non arriva al 30%! Il dubbio è perché si continua a “comprimere” il settore pubblico e si è “tolleranti” sui privati?
Quanti soldi si risparmierebbero: potrebbero investirli in personale e tecnologia nel settore pubblico che è pieno.
Ambrogio Sala