Mandic: pronto soccorso al collasso, ore e ore di attesa, sala sempre gremita, spesso un solo medico. Situazione a rischio

La situazione alle ore 18 che si presentava al Pronto soccorso del Mandic di Merate era la seguente: 17 pazienti in attesa (11 verdi e 6 azzurri), 12 in visita (8 gialli, 1 azzurro, 3 verdi) e, attorno alle 18.15, un'emergenza che ha fatto "collassare" quel minimo di speranza che la gente, seduta nella saletta, aveva nutrito con il passare delle ore.
"Chissà quando andremo a casa..." è stato il commento, laconico e ormai sconfortato, dei presenti.

Da una settimana il reparto meratese è sotto sforzo come non mai e i medici stanno affrontando turni al limite, tecnicamente ormai sotto i livelli di accreditamento. Il depotenziamento è sotto gli occhi di tutti e se per gli interni, numeri alla mano, il quadro è chiaro, per gli esterni, i pazienti, è chiarissimo e si concretizzata in poche, laconiche parole: "Non ci sono medici, ci hanno detto che ce ne sono due, ma uno è nuovo e quindi stanno facendo il possibile con le risorse che hanno".

"Ieri sera sono stato all'ospedale Manzoni, erano le ore 21" ci ha raccontato un signore giunto dalla Valsassina "quando sono entrato al pronto soccorso per un problema al piede causato da un residuo di poliomielite, avevo davanti una quarantina di persone. Ho desistito e sono tornato a casa. A Erba mi hanno detto di lasciare perdere perché la situazione è peggiore, sono venuto a Merate e sono qui da prima dell'una di pomeriggio. È da più di cinque ore che aspetto, sono un codice verde, e mi hanno detto che non sapranno quando potranno visitarmi. C'è qualcosa di strutturale che non funziona. Ma non possiamo rimetterci noi malati".

Dalle 11.45 un 81enne del casatese si trova al PS. A lui è stato assegnato un codice blu, quindi con precedenza sui verdi per via dell'età. Dopo due solleciti verbali allo sportello, l'uomo è tornato a sedersi con la moglie. "Siamo qui da questa mattina e ora siamo stanchi" ha raccontato la donna "Sono sei ore e non ci hanno detto ancora nulla. Sappiamo che abbiamo la precedenza ma ci è stato detto che ci sono molti codici gialli. Però a questo punto forse ci conviene andare. Decideremo cosa fare domani oppure se andare altrove. Ma la situazione ci dicono non sia migliore".
E' in sala di attesa dalle 14 anche una donna di Sotto il Monte, vittima di un malessere che le impedisce di stare in piedi. "Ho un codice verde, ma non riesco a stare su" ha raccontato "però questa attesa mi snerva e ora sto peggio di come sono entrata. Non si può far aspettare così tanto, ci sono anche degli anziani qui e gente che se ne è andata".

Attorno alle 18.15 l'arrivo di una barella con un uomo che pareva in condizioni critiche e sullo schermo elettronico la scritta "EMERGENZE IN CORSO - le attese si prolungano" hanno definitivamente spezzato le gambe a chi era in coda.

Ma c'è anche, e forse soprattutto, il problema di chi sta dall'altra parte del vetro, del personale sottoposto a turni massacranti, a "tenere il fronte" per ore e ore senza un attimo di tregua. Ma può un solo medico valutare bene lo stato clinico del paziente? Quanto tempo può dedicare a ciascuno affinché la diagnosi sia la più precisa possibile? E ancora, a quanti rischi vanno incontro i medici di prima linea con un carico di lavoro così stressante?
S.V.
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