Mandic: scarpe chiuse anti infortunio per il personale. Ma il regolamento non è aggiornato. E dopo sei mesi tutto tace

Tutto ha avuto origine da un convegno in primavera durante il quale l'ing. Antonino Mario Franco, referente per l'azienda ospedaliera lecchese, della "Prevenzione, protezione e sicurezza", pontifica sulla necessità di adottare tutti gli accorgimenti necessari per prevenire gli infortuni sul lavoro che, dati alla mano, rappresentano il 4/6% del PIL. Tra queste "attenzioni" ci sono le scarpe chiuse per il personale sanitario in sostituzione dei tradizionali zoccoli antistatici causa di cadute e scivoloni dalle scale con conseguenti fratture, distorsioni o comunque traumi che comportano il periodo di malattia. A concorrere a rendere più rischioso il lavoro dell'operatore, oltre alle calzature, si aggiungono poi l'età che avanza, la stanchezza fisica, la fretta per i carichi di lavoro molto spesso pesanti e al limite delle forze. Se per queste ultime voci i preposti alla sicurezza poco possono, per le attrezzature è tutt'altra cosa.
E così, tornati dal convegno i partecipanti fanno presente al coordinatore degli infermieri del PS, preposto alla sicurezza, Francesco Scorzelli, quanto asserito da Antonino Mario Franco.
Inizia il carteggio di mail con richiesta di dotare il personale del Pronto soccorso del Mandic delle calzature chiuse, così come auspicato pubblicamente. Ma, come tutti i carteggi che si rispettino, passa il tempo e aumentano gli allegati e le risposte alle risposte. E naturalmente i solleciti.
A giugno l'economato interpella ufficialmente Antonino Mario Franco, facendo riferimento alle indicazioni riferite al convegno, rilevando non solo i costi decisamente superiori (si passa dai 10 euro degli zoccoli ai 20 delle scarpe chiuse) ma anche il rischio di un possibile precedente per eventuali richieste da parte di altri operatori, con conseguente lievitazione dei costi.
Si sente rispondere che la sicurezza ha costi, diretti e indiretti, che nessuno valuta in malattie e infortuni e che l'auspicio è quello che le spese aziendali per la sicurezza del lavoratore e volte alla tutela della salute aumentino.
A novembre nulla si è mosso e così Scorzelli, noto per la sua pervicacia, torna a "battere cassa" e ricorda il mancato riscontro in merito alla richiesta di due paia di scarpe.
Dall'economato arriva infine la risposta che "sull'argomento è stata coinvolta la direzione amministrativa" si è in attesa di un parere in quanto la richiesta "non è compatibile con l'attuale regolamento".

A questo punto...Scorzelli sa già dove indirizzare il suo "premio 2014" in caso di diniego.
S.V.
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