''La Merate che non c'è più/32'': in Via S. Ambrogio-Roma il mobilificio Cogliati Luigi e figli, attivo da inizio Novecento
Cogliati Luigi nasce a Novate, fraz. di Merate, il 5 aprile 1875. Va garzone ad imparare a fare il falegname a Bernareggio. Tutti i giorni andata e ritorno a piedi e per nutrirsi una fetta di polenta avvolta in un pezzo di carta. Agli inizi del 1900 si trasferisce a Merate in Via S. Ambrogio 1. Costituisce la ditta Cogliati Luigi e figli, mobilieri.
Una particolarità della quale il nonno si vantava era quella di avere 21 nipoti, 8 dai tre figli maschi e 13 dalle due figlie femmine. I figli collaborano tutti con lui nella ditta. Giovanni classe 1902, Paolo classe 1903 e Mario classe 1911.
Il laboratorio era ubicato all'interno del cortile che ancora oggi ha l'accesso da un porticato in Piazza Vittoria e si sviluppava fino all'attuale Piazza Don Minzoni (Coop), con un grande locale per le macchine per la lavorazione, il laboratorio e il magazzino con esposizione interna dei manufatti.
L'attività prevalente era quella di costruzione dei mobili senza tralasciare tutti i vari lavori che si presentavano come tappezzeria e riparazioni fino ad arrivare alle casse da morto per le quali, dopo aver rilevato le misure del defunto, il lavoro si protraeva fino a notte inoltrata perché il tempo a disposizione era ovviamente poco. I fratelli Giovanni e Paolo si alternavano nei lavori di falegnameria e lucidatura mentre Mario era il tappezziere e si dedicava esclusivamente alla realizzazione di materassi, poltrone e divani.
Allora si usava molto la "ottomana" divano che all'occorrenza si trasformava in letto. Il resto della produzione erano buffet, mobili formati da una base e un'alzata con sportelli a vetri, tavoli e sedie che costituivano quello che oggi sarebbe la cucina-tinello. C'erano poi eventuali attaccapanni per l'ingresso e soprattutto le camere dal letto che avevano un armadio con o senza specchi esterni, il letto matrimoniale, 2 comodini, 2 poltroncine e un mobile con specchiera denominato "toilette" con relativa poltroncina.
Non mancava appeso al muro sopra la testata del letto un quadro o icona religiosa con la sacra famiglia o la Madonna. Curioso è stato anche l'evolversi delle modalità di consegna dei mobili al domicilio del cliente.
Per i più vicini, in paese, si consegnava a piedi, per le frazioni o i paesi vicini si usava un carretto con due stanghe e ruote di legno. Le consegne erano affidate a noi nipoti, uno tirava davanti e l'altro spingeva dietro. In seguito si passò a quello che veniva chiamato "triciclo" che aveva due ruote davanti su cui appoggiava un piano di carico e dietro, centralmente una ruota e sopra una sella.
Il manubrio era costituito da un a barra di legno fissata al cassone. Per le località più distanti si passava una corda dal cassone attorno alla sella di una Lambretta. Acquistata usata finiva che spesso dovevamo spingere il triciclo e anche la Lambretta che non partiva. Finalmente poi si acquistò , quello che a quei tempi veniva chiamato camioncino. Era un Fiat 1100 con un cassone dietro e sopra la cabina un altro piano denominato "imperiale".
Durante la guerra i tre fratelli furono chiamati tutti e tre in servizio militare. Paolo dal 1940 al 1943 in Russia. Sono tempi molto duri per il nonno rimasto a casa da solo che però riuscì con grande fatica a tenere viva l'attività e soprattutto a sostenere, a casa, le tre nuore e gli otto nipoti.
Alla morte del nonno nel 1952 la ditta cambiò denominazione e diventò Fratelli Cogliati fu Luigi, sempre nella stessa sede ma intanto la via aveva cambiato denominazione diventando Via Roma 5. Il figlio Paolo si dedicò anche ad attività sociali come la Cooperativa famigliare, divenne consigliere della banda sociale e si impegnò nell'amministrazione comunale ricoprendo per un certo periodo la carica di vicesindaco.
Nello stesso periodo si diede avvio anche all'attività commerciale con la vendita della propria produzione unita a quella di semilavorati prodotti da altri artigiani e rifiniti lucidandoli e dotandoli di maniglie, vetri e specchi.
Seguì poi la divisione fra i fratelli diventando, per un ramo, Cogliati Paolo e Figli, in Via Cerri 31 (infine dopo la divisione Arredamenti Cogliati Giulio - terzogenito di Paolo -, esercizio commerciale tutt'ora attivo) e successivamente, Arco arredamenti (acronimo di Arredamenti Cogliati) in Viale lombardia 27 ed attualmente ARCO design arredamenti in Via Trieste 1, arrivando alla quarta generazione.
Continua/32
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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Luigi Cogliati, il capostipite, con la moglie Luigia Sara
Una particolarità della quale il nonno si vantava era quella di avere 21 nipoti, 8 dai tre figli maschi e 13 dalle due figlie femmine. I figli collaborano tutti con lui nella ditta. Giovanni classe 1902, Paolo classe 1903 e Mario classe 1911.
Indicato con la freccia, lo stabile del mobilificio
Lo stabile come si presenta oggi
Il laboratorio era ubicato all'interno del cortile che ancora oggi ha l'accesso da un porticato in Piazza Vittoria e si sviluppava fino all'attuale Piazza Don Minzoni (Coop), con un grande locale per le macchine per la lavorazione, il laboratorio e il magazzino con esposizione interna dei manufatti.
L'estratto di nascita di Luigi Cogliati, estrapolato dal nipote Augusto dagli annali della parrocchia di Novate
L'attività prevalente era quella di costruzione dei mobili senza tralasciare tutti i vari lavori che si presentavano come tappezzeria e riparazioni fino ad arrivare alle casse da morto per le quali, dopo aver rilevato le misure del defunto, il lavoro si protraeva fino a notte inoltrata perché il tempo a disposizione era ovviamente poco. I fratelli Giovanni e Paolo si alternavano nei lavori di falegnameria e lucidatura mentre Mario era il tappezziere e si dedicava esclusivamente alla realizzazione di materassi, poltrone e divani.
Giovanni, Paolo, Mario
Allora si usava molto la "ottomana" divano che all'occorrenza si trasformava in letto. Il resto della produzione erano buffet, mobili formati da una base e un'alzata con sportelli a vetri, tavoli e sedie che costituivano quello che oggi sarebbe la cucina-tinello. C'erano poi eventuali attaccapanni per l'ingresso e soprattutto le camere dal letto che avevano un armadio con o senza specchi esterni, il letto matrimoniale, 2 comodini, 2 poltroncine e un mobile con specchiera denominato "toilette" con relativa poltroncina.
Una camera da letto con spalliera, comodino e quadro della Madonna
Non mancava appeso al muro sopra la testata del letto un quadro o icona religiosa con la sacra famiglia o la Madonna. Curioso è stato anche l'evolversi delle modalità di consegna dei mobili al domicilio del cliente.
Scene di vita famigliare. A sinistra davanti al laboratorio che si affacciava su Piazza Don Minzoni la signora Luigia Paracchi con Augusto e Adda. A destra Luigi Cogliati con la figlia Luigia e i nipoti Anna, Augusto e Giulio
Per i più vicini, in paese, si consegnava a piedi, per le frazioni o i paesi vicini si usava un carretto con due stanghe e ruote di legno. Le consegne erano affidate a noi nipoti, uno tirava davanti e l'altro spingeva dietro. In seguito si passò a quello che veniva chiamato "triciclo" che aveva due ruote davanti su cui appoggiava un piano di carico e dietro, centralmente una ruota e sopra una sella.
Il carretto e la Lambretta utilizzati per le consegne
Il manubrio era costituito da un a barra di legno fissata al cassone. Per le località più distanti si passava una corda dal cassone attorno alla sella di una Lambretta. Acquistata usata finiva che spesso dovevamo spingere il triciclo e anche la Lambretta che non partiva. Finalmente poi si acquistò , quello che a quei tempi veniva chiamato camioncino. Era un Fiat 1100 con un cassone dietro e sopra la cabina un altro piano denominato "imperiale".
A sinistra la macchina da cucire per divani, materassi e i vari lavori di tapezzeria. A destra una cardatrice della lana
Pialle e seghetti
Durante la guerra i tre fratelli furono chiamati tutti e tre in servizio militare. Paolo dal 1940 al 1943 in Russia. Sono tempi molto duri per il nonno rimasto a casa da solo che però riuscì con grande fatica a tenere viva l'attività e soprattutto a sostenere, a casa, le tre nuore e gli otto nipoti.
Attrezzi sul tavolo da lavoro
Alla morte del nonno nel 1952 la ditta cambiò denominazione e diventò Fratelli Cogliati fu Luigi, sempre nella stessa sede ma intanto la via aveva cambiato denominazione diventando Via Roma 5. Il figlio Paolo si dedicò anche ad attività sociali come la Cooperativa famigliare, divenne consigliere della banda sociale e si impegnò nell'amministrazione comunale ricoprendo per un certo periodo la carica di vicesindaco.
A sinistra una vecchia mola a pedale. Nelle altre due immagini accanto una sega a nastro "bindella"
Nello stesso periodo si diede avvio anche all'attività commerciale con la vendita della propria produzione unita a quella di semilavorati prodotti da altri artigiani e rifiniti lucidandoli e dotandoli di maniglie, vetri e specchi.
Seguì poi la divisione fra i fratelli diventando, per un ramo, Cogliati Paolo e Figli, in Via Cerri 31 (infine dopo la divisione Arredamenti Cogliati Giulio - terzogenito di Paolo -, esercizio commerciale tutt'ora attivo) e successivamente, Arco arredamenti (acronimo di Arredamenti Cogliati) in Viale lombardia 27 ed attualmente ARCO design arredamenti in Via Trieste 1, arrivando alla quarta generazione.
A cura di Augusto Cogliati
Continua/32
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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