Olgiate: la riforma sanitaria lombarda secondo Bergamaschi. Il Dg regionale, 'al Mandic non avrei concesso la Risonanza'

Una Azienda Integrata per la Salute che accorpi al suo interno le funzioni ora erogate dagli ospedali (come ricoveri e ambulatori specialistici) e quelle a livello territoriale (ora in capo ai medici di medicina generale), in un sistema in cui il malato cronico non paghi più per la singola prestazione erogata, ma corrisponda una tariffa fissa per la sua “presa in carico”. Questa, in estrema sintesi, l’idea alla base del “Libro bianco”, insieme di proposte per lo sviluppo del sistema sociosanitario in Lombardia presentate a Olgiate nella serata di venerdì 14 novembre.

L’appuntamento, promosso dall’amministrazione comunale, ha visto la partecipazione di Walter Bergamaschi (direttore generale della sanità lombarda, che ha sostituito l’assessore Mario Mantovani) e del consigliere regionale Pd Carlo Borghetti, il quale ha a sua volta presentato il disegno del partito per una maggiore e più adeguata presa in carico del paziente. Obiettivo comune ai due “progetti” quello di diminuire i costi a carico del sistema sanitario nazionale, a tutto vantaggio dei pazienti.

Il direttore generale della sanità lombarda, Walter Bergamaschi

Durante la serata in sala civica, dal titolo “nuova organizzazione del sistema sanitario e del welfare lombardo”, l’intervento dei due oratori è stato preceduto dalla relazione del presidente del consiglio di rappresentanza dei sindaci Felice Baio, che ha illustrato alcuni dati relativi all’Azienda ospedaliera della Provincia di Lecco e ai suoi presidi. E il territorio, seppur citato a latere dei principi generali che guideranno le proposte di riforma, è stato in più occasioni citato dai due oratori invitati a intervenire, i quali hanno preso la parola illustrando brevemente le loro proposte.

Walter Bergamaschi, Ambrogio Sala, Carlo Borghetti e Felice Baio

Un preciso riferimento all’ospedale Mandic, e in particolare alla problematica relativa alla Risonanza magnetica, è stato fatto da Walter Bergamaschi che l’ha definita una “criticità” superata, e da lui personalmente osteggiata. “Non credo che tutti i piccoli presidi ospedalieri come quello meratese debbano avere una propria risonanza magnetica. Un servizio che qui si trova a pochi chilometri di distanza, e che avrebbe permesso di liberare risorse per altri servizi. La grande attenzione del territorio su questo tema ha fatto propendere per l’approvazione del provvedimento, ma i servizi non possono essere distribuiti capillarmente ovunque. È il paziente che deve essere adeguatamente accompagnato nel suo percorso di assistenza sanitaria”.

Prima a sinistra la dottoressa Simona Milani, direttrice di Retesalute; in prima fila Alessandro Salvioni presidente del cda dell'azienda

Il dottor Bergamaschi, che si è presentato come “tecnico” coinvolto nella stesura del Libro bianco, ha spiegato la necessità di avere in Lombardia un soggetto unico che fornisca prestazioni all’utenza, che unisca le funzioni ora in carico agli ospedali e alle Asl. “Da un sistema in cui si paga per la singola prestazione si deve passare ad uno in cui il malato paghi una tariffa fissa per la sua presa in carico, e sia seguito con un piano assistenziale basato su un “patto con il paziente. Questo permetterebbe un calo negli accessi al Pronto soccorso del 7 – 10 %. La capacità di erogare servizi deve essere appropriata e efficiente, con luoghi riconoscibili per servire pazienti integrati”.

A sinistra il dr. Giovanni Buonocore primario del pronto soccorso del Mandic e il dr. Giacomo Molteni,
direttore amministrativo  del Mandic in pensione da pochi giorni

Non sono mancati punti di incontro con il progetto del Pd illustrato da Carlo Borghetti, che mette al centro il cittadino, la presa in carico e la continuità assistenziale, l’integrazione tra sanitario e sociale e la libera scelta del luogo di cura. “In Lombardia ci sono 208 strutture ospedaliere, 106 pubbliche e 102 private accreditate, con 35.500 posti letto e 32% della popolazione malato cronico. Sempre più persone sono malate per periodi sempre più lunghi, e la ricetta per migliorare i servizi sanitari erogati è quella di un sistema integrato che accompagni il malato dall’ospedale alla famiglia, in modo continuativo. Pubblico e privato devono coesistere, ma con gli stessi diritti e doveri”.

A sinistra il consigliere regionale Raffaele Straniero e il sindaco di Olgiate Dorina Zucchi

Primo a sinistra Enzo Lucchini, direttore generale dell'ASL

Non è mancato un riferimento puntuale all’ospedale Manzoni di Lecco, dove è stata aperta la cardiochirurgia che si unisce alle 36 presenti nell’intera Regione, “tante quante quelle francesi”, ha fatto notare Borghetti. Tra le proposte del Pd la trasformazione delle Asl in ASST (aziende socio sanitarie territoriali), l’abolizione delle Aziende ospedaliere, la nascita di “presidi di comunità” in cui un cittadino possa trovare medici di medicina generale come l’ “infermiere di famiglia” e la diagnostica. Le due proposte, nella loro presentazione sintetica, racchiudono una rivoluzione profonda del sistema sanitario regionale. Ora si attende il prossimo passo della giunta regionale a doversi esprimere in merito.
Rosa Ripamonti
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