RMN: un no tecnico e un si politico? Caro Dg, già c’è ma su un costoso ''carrozzone''

Walter Bergamaschi, 50 anni compiuti a luglio, una laurea in fisica conseguita con 110 e lode e un ricco curriculum come dirigente di importanti strutture ospedaliere, non è Carlo Lucchina. Nel bene e nel (presunto) male. L'ex direttore generale della sanità lombarda che conosce uno per uno i presidi regionali mai avrebbe accostato il San Leopoldo Mandic all'Umberto I° di Bellano, facendone nella foga oratoria di tutta un'erba un fascio. Mai avrebbe definito "piccolo" l'ospedale di Merate, quando secondo i più moderni standard sanitari e architettonici (le firme sono di Umberto Veronesi e Renzo Piano) il presidio ideale non ha più di 400 posti letto e sorge su aree ben perimetrate con tutte le dotazioni diagnostiche di cui ha necessità il bacino di riferimento, lasciando a pochi centri l'alta specialità, come la cardiochirurgia (davvero azzeccato l'intervento di Adele Gatti, brava!). E' ridicolo sostenere che il Mandic non avrebbe diritto alla Risonanza Magnetica Nucleare quando già l'ha sia pure mediante un carrozzone mobile. Gli studi fatti, anche e soprattutto economici, dimostrano che un impianto fisso farà risparmiare risorse umane e finanziarie oltre a offrire ai pazienti un servizio degno della Lombardia. Certo la totale assenza dei vertici dell'A.O. ha permesso al direttore generale della sanità in quota ex Pdl di dire tutto senza contraddittorio. La sua opinione resta contraria "......ma ci siamo - ha concluso con un filo di stizza - manca ancora qualche particolare ma ci siamo", riferendosi molto probabilmente all'atto deliberativo di competenza della commissaria Giuseppina Panizzoli. Stando così le cose in settimana tutto si dovrebbe risolvere.

Nel suo intervento Bergamaschi ha più volte collegato il futuro del Mandic a quello del presidio riabilitativo di Bellano, da anni oggetto di "riconversione" . Ha ribadito con insistenza che 150 anni di storia non bastano per garantire un futuro ai presidi ospedalieri destinati alle acuzie. Purtroppo in sala, come dicevamo, è mancata la rappresentanza della AO a ricordagli come il Piano di Organizzazione Aziendale, approvato dalla Regione lo scorso anno, stabilisce che per fare fronte alle esigenze del lecchese nel campo delle acuzie i 360 posti letto accreditati al Mandic sono indispensabili per garantire gli standard minimi popolazione / posti letto imposti ultimamente dalla programmazione nazionale.

Nella nostra provincia a garantire questi standard contribuiscono tuttora i privati con oltre 120 posti letto. Sentire il Direttore Generale della Sanità lombarda sostenere che la dotazione di una RNM al Mandic rappresenta di fatto una forzatura certamente "politica" preoccupa assai. Così come preoccupa l'accenno all'Inrca che, tanto per iniziare non è un istituto privato ma un istituto di ricerca scientifica che lavora grazie al contratto con l'Asl di Lecco (piuttosto oneroso) e che tuttora dispone di letti per l'acuzie senza la dotazione diagnostica necessaria quando al Mandic c'è pronto un reparto da destinare alla Pneumologia. Due parole per risolvere la questione (acuzie a Merate, rafforzamento della riabilitazione e apertura di un posto di primo intervento a Casatenovo) sarebbero state in linea con le aspettative del territorio. Ma, evidentemente, Walter Bergamaschi non è stato informato a sufficienza neppure di questa annosa problematica.

Naturalmente a lui va un ringraziamento per la presenza nel lecchese. Speriamo che con il trascorrere del tempo si formi un'opinione migliore della sanità locale che, come ha dimostrato recentemente il reparto di ginecologia, è capace di produrre risultati di portata nazionale, senza essere lambita da scandali né casi eclatanti di mala sanità. Forse i 150 anni non bastano a garantirgli un futuro ma di certo il San Leopoldo Mandic sopravviverà anche a Walter Bergamaschi.

Claudio Brambilla
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