Mandic: Giacomo Molteni lascia la direzione amministrativa. Il bilancio di 40 anni nella sanità lecchese tra Inrca e ospedale. Nell’intervista i pregi del presidio, ma anche i rischi che corre
Dalle mutue al sistema sanitario nazionale, dalle Usl, Ussl con la doppia "s" in Lombardia, al processo di aziedalizzazione degli ospedali realizzato secondo il modello " Formigoni". Pochi dirigenti della sanità hanno avuto modo di sperimentare le varie fasi della sanità pubblica negli ultimi 40 anni. Il dottor Giacomo Molteni risulta tra questi nella doppia veste di politico prestato alla sanità quando alla guida della sanità si arrivava attraverso il voto popolare e da tecnico quando la politica è stata estromessa dal settore.
Membro del Comitato di Gestione e Vice Presidente della USSL 14 di Merate dal 1980 al 1992 con Sandro Cesana e Giliola Sironi ha "costruito" quello che per anni è stato definito il modello più avanzato nel campo della integrazione socio-sanitaria , il "modello meratese" per usare la definizione coniata da figure autorevoli nel campo sanitario come l'ex ministro Gerolamo Sirchia e Umberto Veronesi.
Carriera professionale svolta in gran parte presso L'INRCA, l'istituto nazionale Ricerca e Cura Anziani, nel 2007 ha lasciato la Direzione dei presidi di Casatenovo e Firenze per tornare al San Leopoldo Mandic come Direttore Amministrativo, chiamato dall'allora direttore generale dottor Pietro Caltagirone anche dietro pressione di numerosi sindaci del meratese-casatese. "Sono favorevolmente colpito dalla nomina" commentò allora Battista Albani. "Desidero esprimere grande soddisfazione per questa scelta" aggiunse Antonio Colombo Sindaco di Casatenovo. Fulminante fu il commento dell'ex primo cittadino meratese Dario Perego "la scelta migliore per l'ospedale e il territorio". Col 31 ottobre il dottor Molteni è andato in pensione.
Avrebbe potuto rimanere ancora fino a metà del prossimo anno ma le norme varate dal governo Renzi hanno imposto la quiescenza. Cinquant'anni di lavoro sulle spalle, una vita trascorsa a dirigere amministrativamente l'Inrca di via Monteregio e poi, dal 2007 ad oggi nello stesso incarico a Merate e, da un paio d'anni, anche capodipartimento amministrativo dell'azienda ospedaliera della provincia di Lecco. Molteni ha collaborato con tre direttori generali: Pietro Caltagirone, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari.
Con il primo (marzo 2007) ha definito le regole d'ingaggio: "Caltagirone aveva messo a punto un incisivo programma di riconversione delle strutture del Mandic per archiviare definitivamente le polemiche relative al suo ridimensionamento" sintetizza Molteni. "Ma all'esterno questo messaggio non veniva recepito. Milioni di euro erano disponibili per avviare i cantieri che richiedevano un forte coordinamento tra le strutture tecnico-amministrative e sanitarie del Mandic e quelle aziendali , compito che di norma i piani di organizzazione delle aziende pongono in capo al Direttore amministrativo di presidio. Nuova hall, nuovo centro Unico di prenotazione e centro prelievi, nuovo servizio necroscopico, nuovi reparti di Medicina, Oncologia, Endoscopia, Rianimazione, Pediatria, Psichiatria, Pneumologia nuovo Blocco Operatorio e nuovo Centro Dialisi. Messo di fronte alla opportunità di dare un significativo contributo al rilancio del Mandic non ho esitato un minuto a rispondere positivamente all'offerta del dottor Caltagirone".
A fine 2007 il top manager milanese di origini siciliane, che già aveva diretto l'ospedale Niguarda per cinque anni, prendeva la strada per Pavia per guidare l'altrettanto prestigioso San Matteo...
"Fortunatamente al suo posto si sono alternati due direttori generali di indubbia qualità e competenza, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari, convinti come il loro predecessore circa la necessità di continuare nel potenziamento del Mandic al fine di mantenere intatto il bacino e la popolazione di riferimento dell'Azienda, a beneficio quindi anche del Manzoni. I programmi d'investimento non hanno subito rallentamenti, entro dicembre sono previsti i collaudi-lavori dei tre interventi ancora in itinere, Cal Dialisi, Psichiatria e Pneumologia. Rispetto alla lista iniziale si registra perfino qualche aggiunta come l'ingresso di via San Vincenzo, la sistemazione dei parcheggi che diventerà operativa a dicembre e la Risonanza magnetica per la posa della quale sono stati risolti tutti i problemi tecnici-operativi, premessa per la decisione finale della Direzione Strategica."
C'è qualche settore che presenta criticità?
"Certo. Le risorse umane in particolare. Il Piano di Organizzazione Aziendale ultimo a firma Lovisari ha delineato un assetto organizzativo che non può essere messo in discussione. Il Mandic ha perso due Strutture complesse e quindi due Primari, di Oculistica e di Otorinolaringoiatria. Questi reparti qualificati come strutture semplici sono stati affidati ai primari del Manzoni.. Il resto, le strutture e i primariati che qualificano un ospedale per acuti a vocazione territoriale , non privo di settori di eccellenza come la chirurgia laparoscopica , hanno trovato conferma. Questo non deve rimanere sulla carta. Se si rispettano alla lettera le regole di sistema in materia di turnover reparti importanti rischiano di rimanere senza guida a lungo. Occorre rappresentare con forza in Regione questo problema . I posti di Primario previsti dal POA per il Mandic sono a prova di spending review. Cosi come lo sono i posti di dirigente medico di tutti i reparti a partire dal Pronto Soccorso. Rianimazione, Pediatria, Neurologia e Ortopedia necessitano di assoluta continuità.
E la Direzione Amministrativa?
"Mi auguro che la soluzione adottata di ricorrere alle soluzioni ad "interim" con spacchettamento delle funzioni del Direttore Amministrativo per affidarle a Dirigenti di settori centrali dell'Azienda duri poco. E' già stata sperimentata in passato con risultati non certo incoraggianti. E' la situazione archiviata dal dottor Caltagirone nel 2007. Il Mandic conta quasi mille dipendenti e 70 milioni annui di budget. Quale azienda privata lascerebbe uno "stabilimento" di questa entità senza una figura dotata di autorità per coordinare le problematiche tecnico-amministrative del presidio e rappresentare le sue esigenze negli organismi aziendali? Nessuna, naturalmente. Perché mail il San Leopoldo Mandic dovrebbe essere tanto penalizzato? Una figura destinata ad assumere ancora più importanza nella eventualità di un allargamento dei confini delle Aziende. Nelle Regioni che da anni sperimentano le "vaste aree" il ruolo del Direttori Amministrativi e Sanitari di Presidio risulta di molto rivalutato.
A proposito di riforma annunciata, quale scenario si prospetta per il Mandic?
Se il Mandic si presenterà a questo appuntamento con l'organizzazione delineata dal POA a regime per quanto attiene alla dotazione di risorse umane non vedo problemi. Ha un bacino territoriale di riferimento. Gli investimenti strutturali e tecnologici degli ultimi anni hanno permesso di reggere la concorrenza dei due ospedali nuovi realizzati a Vimercate e a Bergamo. L'Isola, a titolo di esempio, continua a fare molto riferimento al nosocomio meratese. Se il futuro ci riserverà l'Azienda Integrata per la Salute (Ais), di Como-Lecco, ipotesi più gettonata, il suo POA non potrà che tenere conto di questa realtà. Il problema è come ci si presenta a questi appuntamenti. A Como il dibattito politico riserva al futuro della sanità lombardo spazi rilevanti. L'esatto contrario di quanto si registra a Lecco, dove tra l'altro nessuno si interroga sui riflessi negativi che comporta , per la sua natura , il perdurare del commissariamento dell'Azienda Ospedaliera. La politica meratese purtroppo questa volta non fa eccezione. L'ipotesi di riordino merita di essere seguita, contiene novità che , se applicate, potrebbero migliorare la nostra sanità pubblica, e garantire un ruolo sempre più qualificato al presidio ospedaliero e alle strutture socio-sanitarie della zona.
Il Piano ha un'ambizione che sulla carta è condivisibile: aspira a mettere in atto un sistema sociosanitario in cui la malattia viene affrontata non solo dal punto di vista tecnico; la risposta a tutti i bisogni sociali che la malattia comporta diventa fondamentale per il sistema. Dopo tanti lustri in Lombardia un documento politico fa proprio in modo chiaro un concetto importante: si supera il semplice "curare" per mettere alla base di tutto il "prendersi cura" del paziente. Per fare questo bisognerà affrontare in modo più organico i problemi della medicina territoriale, i bisogni della famiglia del malato, la medicina ospedaliera. Quale occasione migliore per il meratese-casatese, che questi concetti li ha sperimentati in regime USSL , per giocare una partita importante nel campo della sperimentazione che necessariamente seguirà l'avvio del nuovo sistema socio-sanitario? Le condizioni sono alla portata: riportare e mantenere il Mandic sul livello delineato dal POA e sfruttare le potenzialità che potrebbe mettere in campo Retesalute, l'azienda speciale dei Comuni per la gestione dei servizi sociali. Diversamente dalle aziende ospedaliere attuali le future aziende integrate per la salute dovranno operare a tutto campo nell'erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie attraverso poli territoriali e poli ospedalieri. Una occasione da non perdere.
Al centro con il microfono Riccardo Piccolo, ex direttore generale dell'ospedale e alla sua destra il compianto Roberto Rotasperti, primo direttore generale dell'azienda ospedaliera della provincia di Lecco.
Membro del Comitato di Gestione e Vice Presidente della USSL 14 di Merate dal 1980 al 1992 con Sandro Cesana e Giliola Sironi ha "costruito" quello che per anni è stato definito il modello più avanzato nel campo della integrazione socio-sanitaria , il "modello meratese" per usare la definizione coniata da figure autorevoli nel campo sanitario come l'ex ministro Gerolamo Sirchia e Umberto Veronesi.
Molteni con i colleghi del PSI di Casatenovo
Carriera professionale svolta in gran parte presso L'INRCA, l'istituto nazionale Ricerca e Cura Anziani, nel 2007 ha lasciato la Direzione dei presidi di Casatenovo e Firenze per tornare al San Leopoldo Mandic come Direttore Amministrativo, chiamato dall'allora direttore generale dottor Pietro Caltagirone anche dietro pressione di numerosi sindaci del meratese-casatese. "Sono favorevolmente colpito dalla nomina" commentò allora Battista Albani. "Desidero esprimere grande soddisfazione per questa scelta" aggiunse Antonio Colombo Sindaco di Casatenovo. Fulminante fu il commento dell'ex primo cittadino meratese Dario Perego "la scelta migliore per l'ospedale e il territorio". Col 31 ottobre il dottor Molteni è andato in pensione.
Al centro il dottor Valter Locatelli, ex direttore generale dell'ASL. Da sinistra verso destra Piero Caltagirone,
Giovanni Battista Albani, Locatelli, Fabrizio Limonta e Giacomo Molteni
Giovanni Battista Albani, Locatelli, Fabrizio Limonta e Giacomo Molteni
Avrebbe potuto rimanere ancora fino a metà del prossimo anno ma le norme varate dal governo Renzi hanno imposto la quiescenza. Cinquant'anni di lavoro sulle spalle, una vita trascorsa a dirigere amministrativamente l'Inrca di via Monteregio e poi, dal 2007 ad oggi nello stesso incarico a Merate e, da un paio d'anni, anche capodipartimento amministrativo dell'azienda ospedaliera della provincia di Lecco. Molteni ha collaborato con tre direttori generali: Pietro Caltagirone, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari.
Al microfono l'indimenticato primario di pediatria Vincenzo Saputo
Con il primo (marzo 2007) ha definito le regole d'ingaggio: "Caltagirone aveva messo a punto un incisivo programma di riconversione delle strutture del Mandic per archiviare definitivamente le polemiche relative al suo ridimensionamento" sintetizza Molteni. "Ma all'esterno questo messaggio non veniva recepito. Milioni di euro erano disponibili per avviare i cantieri che richiedevano un forte coordinamento tra le strutture tecnico-amministrative e sanitarie del Mandic e quelle aziendali , compito che di norma i piani di organizzazione delle aziende pongono in capo al Direttore amministrativo di presidio. Nuova hall, nuovo centro Unico di prenotazione e centro prelievi, nuovo servizio necroscopico, nuovi reparti di Medicina, Oncologia, Endoscopia, Rianimazione, Pediatria, Psichiatria, Pneumologia nuovo Blocco Operatorio e nuovo Centro Dialisi. Messo di fronte alla opportunità di dare un significativo contributo al rilancio del Mandic non ho esitato un minuto a rispondere positivamente all'offerta del dottor Caltagirone".
Giacomo Molteni, Patrizia Monti e Piero Caltagirone
A fine 2007 il top manager milanese di origini siciliane, che già aveva diretto l'ospedale Niguarda per cinque anni, prendeva la strada per Pavia per guidare l'altrettanto prestigioso San Matteo...
"Fortunatamente al suo posto si sono alternati due direttori generali di indubbia qualità e competenza, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari, convinti come il loro predecessore circa la necessità di continuare nel potenziamento del Mandic al fine di mantenere intatto il bacino e la popolazione di riferimento dell'Azienda, a beneficio quindi anche del Manzoni. I programmi d'investimento non hanno subito rallentamenti, entro dicembre sono previsti i collaudi-lavori dei tre interventi ancora in itinere, Cal Dialisi, Psichiatria e Pneumologia. Rispetto alla lista iniziale si registra perfino qualche aggiunta come l'ingresso di via San Vincenzo, la sistemazione dei parcheggi che diventerà operativa a dicembre e la Risonanza magnetica per la posa della quale sono stati risolti tutti i problemi tecnici-operativi, premessa per la decisione finale della Direzione Strategica."
Primo a sinistra Ambrogio Bertoglio, direttore generale dal 2008 al 2010
L'inaugurazione della pediatria con il compianto primario Alberto Bettinelli, il direttore generale Mauro Lovisari,
Giulio Boscagli, Giacomo Molteni con il e alle spalle il capitano Giorgio Santacroce
C'è qualche settore che presenta criticità?
"Certo. Le risorse umane in particolare. Il Piano di Organizzazione Aziendale ultimo a firma Lovisari ha delineato un assetto organizzativo che non può essere messo in discussione. Il Mandic ha perso due Strutture complesse e quindi due Primari, di Oculistica e di Otorinolaringoiatria. Questi reparti qualificati come strutture semplici sono stati affidati ai primari del Manzoni.. Il resto, le strutture e i primariati che qualificano un ospedale per acuti a vocazione territoriale , non privo di settori di eccellenza come la chirurgia laparoscopica , hanno trovato conferma. Questo non deve rimanere sulla carta. Se si rispettano alla lettera le regole di sistema in materia di turnover reparti importanti rischiano di rimanere senza guida a lungo. Occorre rappresentare con forza in Regione questo problema . I posti di Primario previsti dal POA per il Mandic sono a prova di spending review. Cosi come lo sono i posti di dirigente medico di tutti i reparti a partire dal Pronto Soccorso. Rianimazione, Pediatria, Neurologia e Ortopedia necessitano di assoluta continuità.
E la Direzione Amministrativa?
"Mi auguro che la soluzione adottata di ricorrere alle soluzioni ad "interim" con spacchettamento delle funzioni del Direttore Amministrativo per affidarle a Dirigenti di settori centrali dell'Azienda duri poco. E' già stata sperimentata in passato con risultati non certo incoraggianti. E' la situazione archiviata dal dottor Caltagirone nel 2007. Il Mandic conta quasi mille dipendenti e 70 milioni annui di budget. Quale azienda privata lascerebbe uno "stabilimento" di questa entità senza una figura dotata di autorità per coordinare le problematiche tecnico-amministrative del presidio e rappresentare le sue esigenze negli organismi aziendali? Nessuna, naturalmente. Perché mail il San Leopoldo Mandic dovrebbe essere tanto penalizzato? Una figura destinata ad assumere ancora più importanza nella eventualità di un allargamento dei confini delle Aziende. Nelle Regioni che da anni sperimentano le "vaste aree" il ruolo del Direttori Amministrativi e Sanitari di Presidio risulta di molto rivalutato.
La direzione generale dell'azienda ospedaliera lecchese: Molteni, Lovisari, Patrizia Monti e Roberto Pinardi
A proposito di riforma annunciata, quale scenario si prospetta per il Mandic?
Se il Mandic si presenterà a questo appuntamento con l'organizzazione delineata dal POA a regime per quanto attiene alla dotazione di risorse umane non vedo problemi. Ha un bacino territoriale di riferimento. Gli investimenti strutturali e tecnologici degli ultimi anni hanno permesso di reggere la concorrenza dei due ospedali nuovi realizzati a Vimercate e a Bergamo. L'Isola, a titolo di esempio, continua a fare molto riferimento al nosocomio meratese. Se il futuro ci riserverà l'Azienda Integrata per la Salute (Ais), di Como-Lecco, ipotesi più gettonata, il suo POA non potrà che tenere conto di questa realtà. Il problema è come ci si presenta a questi appuntamenti. A Como il dibattito politico riserva al futuro della sanità lombardo spazi rilevanti. L'esatto contrario di quanto si registra a Lecco, dove tra l'altro nessuno si interroga sui riflessi negativi che comporta , per la sua natura , il perdurare del commissariamento dell'Azienda Ospedaliera. La politica meratese purtroppo questa volta non fa eccezione. L'ipotesi di riordino merita di essere seguita, contiene novità che , se applicate, potrebbero migliorare la nostra sanità pubblica, e garantire un ruolo sempre più qualificato al presidio ospedaliero e alle strutture socio-sanitarie della zona.
Il primario di Chirurgia Pierluigi Carzaniga, Roberto Pinardi, Giacomo Molteni e Gedeone Baraldo
Il Piano ha un'ambizione che sulla carta è condivisibile: aspira a mettere in atto un sistema sociosanitario in cui la malattia viene affrontata non solo dal punto di vista tecnico; la risposta a tutti i bisogni sociali che la malattia comporta diventa fondamentale per il sistema. Dopo tanti lustri in Lombardia un documento politico fa proprio in modo chiaro un concetto importante: si supera il semplice "curare" per mettere alla base di tutto il "prendersi cura" del paziente. Per fare questo bisognerà affrontare in modo più organico i problemi della medicina territoriale, i bisogni della famiglia del malato, la medicina ospedaliera. Quale occasione migliore per il meratese-casatese, che questi concetti li ha sperimentati in regime USSL , per giocare una partita importante nel campo della sperimentazione che necessariamente seguirà l'avvio del nuovo sistema socio-sanitario? Le condizioni sono alla portata: riportare e mantenere il Mandic sul livello delineato dal POA e sfruttare le potenzialità che potrebbe mettere in campo Retesalute, l'azienda speciale dei Comuni per la gestione dei servizi sociali. Diversamente dalle aziende ospedaliere attuali le future aziende integrate per la salute dovranno operare a tutto campo nell'erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie attraverso poli territoriali e poli ospedalieri. Una occasione da non perdere.
Foto di gruppo in occasione dell'inaugurazione dello sportello volontari
Claudio Brambilla