Mandic: Giacomo Molteni lascia la direzione amministrativa. Il bilancio di 40 anni nella sanità lecchese tra Inrca e ospedale. Nell’intervista i pregi del presidio, ma anche i rischi che corre

Dalle  mutue  al  sistema  sanitario nazionale, dalle Usl, Ussl con la  doppia  "s" in Lombardia,  al processo  di aziedalizzazione degli ospedali   realizzato  secondo il  modello " Formigoni". Pochi  dirigenti della  sanità    hanno  avuto  modo di  sperimentare le  varie  fasi  della  sanità  pubblica  negli ultimi 40  anni. Il dottor Giacomo Molteni  risulta  tra questi    nella  doppia  veste  di  politico prestato  alla  sanità  quando  alla   guida  della  sanità si arrivava  attraverso il  voto  popolare  e da  tecnico   quando la politica è  stata estromessa  dal  settore.

Al centro con il microfono Riccardo Piccolo, ex direttore generale dell'ospedale e alla sua destra il compianto Roberto Rotasperti, primo direttore generale dell'azienda ospedaliera della provincia di Lecco.


Membro  del  Comitato di Gestione  e Vice Presidente  della USSL 14 di Merate dal 1980 al 1992  con Sandro Cesana e Giliola  Sironi  ha "costruito" quello  che  per  anni  è  stato definito  il  modello più  avanzato  nel  campo della integrazione   socio-sanitaria ,   il "modello  meratese" per usare  la  definizione coniata  da  figure  autorevoli nel campo  sanitario  come  l'ex  ministro Gerolamo Sirchia e Umberto Veronesi.

Molteni con i colleghi del PSI di Casatenovo

Carriera  professionale  svolta  in gran parte  presso L'INRCA, l'istituto nazionale Ricerca e Cura Anziani,  nel  2007 ha lasciato la Direzione dei presidi  di Casatenovo  e Firenze per tornare al San Leopoldo Mandic  come  Direttore Amministrativo, chiamato dall'allora direttore generale dottor Pietro Caltagirone anche dietro pressione di numerosi sindaci del meratese-casatese. "Sono  favorevolmente  colpito  dalla nomina" commentò allora Battista Albani. "Desidero esprimere grande soddisfazione per questa scelta" aggiunse  Antonio Colombo Sindaco  di Casatenovo. Fulminante fu il  commento  dell'ex  primo  cittadino  meratese Dario Perego "la scelta  migliore  per l'ospedale  e il territorio". Col 31 ottobre il dottor Molteni è andato in pensione.

Al centro il dottor Valter Locatelli, ex direttore generale dell'ASL. Da sinistra verso destra Piero Caltagirone,
Giovanni Battista Albani, Locatelli, Fabrizio Limonta e Giacomo Molteni

Avrebbe potuto rimanere ancora fino a metà del prossimo anno ma le norme varate dal governo Renzi hanno imposto la quiescenza. Cinquant'anni di lavoro sulle spalle, una vita trascorsa a dirigere amministrativamente l'Inrca di via Monteregio e poi, dal 2007 ad oggi nello stesso incarico a Merate e, da un paio d'anni, anche capodipartimento amministrativo dell'azienda ospedaliera della provincia di Lecco. Molteni  ha collaborato con tre direttori generali: Pietro Caltagirone, Ambrogio Bertoglio  e Mauro Lovisari.

Al microfono l'indimenticato primario di pediatria Vincenzo Saputo

Con il primo (marzo  2007) ha  definito  le  regole  d'ingaggio: "Caltagirone  aveva  messo a punto un incisivo programma  di  riconversione  delle  strutture  del Mandic  per archiviare definitivamente le  polemiche relative al suo ridimensionamento" sintetizza Molteni. "Ma  all'esterno  questo  messaggio non  veniva  recepito. Milioni  di euro  erano disponibili per  avviare i  cantieri che richiedevano un forte  coordinamento  tra le strutture tecnico-amministrative e sanitarie del Mandic e quelle  aziendali , compito  che di norma i piani di organizzazione delle aziende  pongono in capo  al Direttore amministrativo di presidio. Nuova hall, nuovo  centro Unico  di  prenotazione e centro prelievi, nuovo servizio  necroscopico,  nuovi reparti di Medicina, Oncologia, Endoscopia, Rianimazione, Pediatria, Psichiatria, Pneumologia nuovo Blocco Operatorio e nuovo  Centro Dialisi. Messo  di  fronte  alla opportunità  di dare un  significativo  contributo al  rilancio  del Mandic  non ho esitato un minuto a rispondere  positivamente all'offerta  del dottor Caltagirone".

Giacomo Molteni, Patrizia Monti e Piero Caltagirone

A  fine  2007 il top manager milanese di origini siciliane, che già aveva diretto l'ospedale Niguarda per cinque anni, prendeva la strada per Pavia per  guidare l'altrettanto prestigioso San Matteo...

"Fortunatamente al  suo posto  si  sono alternati due direttori generali di indubbia qualità e competenza, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari, convinti  come il  loro predecessore circa la necessità  di continuare nel potenziamento del Mandic  al  fine di mantenere intatto  il  bacino  e la popolazione  di  riferimento  dell'Azienda, a  beneficio  quindi  anche  del Manzoni.  I programmi  d'investimento  non hanno  subito rallentamenti, entro  dicembre  sono  previsti i collaudi-lavori dei tre interventi ancora in itinere, Cal Dialisi, Psichiatria e Pneumologia. Rispetto alla lista iniziale si registra perfino qualche aggiunta come l'ingresso  di  via San Vincenzo, la sistemazione  dei  parcheggi  che  diventerà  operativa  a dicembre e  la Risonanza  magnetica per la posa  della  quale  sono  stati  risolti tutti i problemi  tecnici-operativi, premessa  per  la  decisione finale  della Direzione Strategica."

Primo a sinistra Ambrogio Bertoglio, direttore generale dal 2008 al 2010

L'inaugurazione della pediatria con il compianto primario Alberto Bettinelli, il direttore generale Mauro Lovisari,
Giulio Boscagli, Giacomo Molteni con il e alle spalle il capitano Giorgio Santacroce



C'è qualche   settore  che  presenta  criticità?


"Certo. Le risorse umane in  particolare. Il Piano  di Organizzazione Aziendale ultimo a firma Lovisari ha  delineato un assetto organizzativo che non può essere messo in  discussione. Il Mandic ha perso  due  Strutture  complesse e  quindi  due Primari, di Oculistica  e  di Otorinolaringoiatria. Questi reparti qualificati  come strutture semplici sono stati affidati ai primari del Manzoni.. Il resto,  le  strutture e i primariati  che  qualificano un ospedale per acuti  a  vocazione territoriale , non privo  di settori di eccellenza  come  la  chirurgia  laparoscopica , hanno trovato  conferma. Questo non deve rimanere  sulla  carta. Se  si  rispettano  alla  lettera  le regole  di sistema  in materia di turnover reparti importanti rischiano  di  rimanere  senza  guida  a lungo. Occorre  rappresentare  con  forza in Regione  questo problema . I posti di  Primario  previsti  dal POA  per il Mandic sono a prova di spending review. Cosi  come lo  sono i posti  di dirigente  medico di  tutti  i reparti  a partire dal Pronto Soccorso. Rianimazione, Pediatria, Neurologia  e Ortopedia necessitano  di assoluta  continuità.


E la  Direzione Amministrativa?

"Mi auguro  che la  soluzione adottata  di  ricorrere  alle  soluzioni  ad "interim" con  spacchettamento  delle  funzioni  del Direttore Amministrativo per  affidarle a Dirigenti di settori  centrali dell'Azienda  duri poco. E' già stata  sperimentata in passato con  risultati non  certo incoraggianti. E'  la  situazione archiviata dal   dottor Caltagirone nel 2007.  Il  Mandic conta quasi mille dipendenti  e 70  milioni  annui  di budget. Quale  azienda  privata  lascerebbe uno "stabilimento"  di  questa entità  senza una figura dotata di autorità per  coordinare le problematiche  tecnico-amministrative del  presidio e rappresentare  le sue esigenze negli  organismi  aziendali? Nessuna, naturalmente. Perché mail il San Leopoldo Mandic dovrebbe essere tanto penalizzato? Una  figura  destinata ad assumere  ancora più importanza nella eventualità di un  allargamento dei  confini delle Aziende. Nelle  Regioni  che da  anni sperimentano  le  "vaste aree" il  ruolo  del Direttori Amministrativi e Sanitari di  Presidio risulta di molto rivalutato.

La direzione generale dell'azienda ospedaliera lecchese: Molteni, Lovisari, Patrizia Monti e Roberto Pinardi


A proposito di  riforma  annunciata, quale scenario  si prospetta  per il Mandic?


Se il   Mandic  si presenterà  a  questo  appuntamento   con l'organizzazione delineata  dal POA  a regime  per  quanto attiene alla  dotazione  di risorse  umane  non  vedo problemi. Ha un  bacino  territoriale  di  riferimento.  Gli investimenti strutturali e tecnologici  degli ultimi anni hanno permesso di  reggere  la  concorrenza  dei  due ospedali  nuovi  realizzati  a Vimercate e a Bergamo. L'Isola, a titolo di esempio, continua  a  fare molto  riferimento  al  nosocomio  meratese.  Se  il  futuro  ci  riserverà  l'Azienda Integrata per la Salute (Ais), di  Como-Lecco, ipotesi  più  gettonata, il  suo  POA  non  potrà che tenere  conto  di  questa  realtà. Il problema  è  come ci si presenta  a  questi  appuntamenti. A Como  il  dibattito politico  riserva  al  futuro  della  sanità  lombardo  spazi  rilevanti. L'esatto  contrario di  quanto  si registra  a Lecco, dove  tra  l'altro   nessuno  si  interroga   sui  riflessi  negativi   che  comporta , per la  sua  natura , il perdurare  del  commissariamento  dell'Azienda Ospedaliera. La politica meratese purtroppo questa  volta   non fa  eccezione.  L'ipotesi  di  riordino merita di essere  seguita, contiene  novità  che , se applicate, potrebbero migliorare  la  nostra sanità pubblica,  e  garantire  un  ruolo sempre più qualificato al presidio ospedaliero  e alle  strutture  socio-sanitarie  della  zona.

Il primario di Chirurgia Pierluigi Carzaniga, Roberto Pinardi, Giacomo Molteni e Gedeone Baraldo



Il  Piano ha  un'ambizione  che  sulla  carta  è  condivisibile: aspira  a  mettere in atto un  sistema  sociosanitario in  cui la malattia viene  affrontata  non solo dal punto  di vista tecnico; la  risposta a  tutti i  bisogni  sociali  che la malattia comporta diventa  fondamentale  per il  sistema. Dopo tanti lustri in Lombardia  un documento  politico fa proprio  in modo  chiaro un concetto  importante:  si  supera il  semplice  "curare" per  mettere alla  base di tutto  il "prendersi  cura" del  paziente. Per fare  questo bisognerà  affrontare in modo  più  organico i problemi  della  medicina territoriale, i  bisogni della  famiglia  del  malato, la  medicina  ospedaliera. Quale  occasione migliore  per il  meratese-casatese,  che  questi  concetti  li ha sperimentati in  regime USSL , per  giocare una  partita  importante  nel  campo  della  sperimentazione  che  necessariamente  seguirà  l'avvio  del   nuovo  sistema  socio-sanitario? Le  condizioni  sono  alla  portata: riportare e mantenere  il Mandic sul  livello  delineato  dal POA e sfruttare  le  potenzialità che potrebbe  mettere in campo Retesalute, l'azienda  speciale  dei  Comuni  per la gestione  dei  servizi  sociali. Diversamente  dalle aziende  ospedaliere  attuali  le  future  aziende  integrate  per  la salute dovranno operare  a tutto campo nell'erogazione di prestazioni  sanitarie  e  sociosanitarie  attraverso  poli  territoriali e poli  ospedalieri. Una  occasione  da  non perdere.

Foto di gruppo in occasione dell'inaugurazione dello sportello volontari
Claudio Brambilla
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