La Merate che non c'è più/28: dalla ''Tabacchina'' di Novate chinino di Stato, caramelle, sigarette, tabacco sfuso da fiuto
Non c'è adulto di Novate che, almeno una volta nella sua più o meno lunga esistenza, non abbia varcato la soglia del negozio di Vicolo Stalletti, meno di una decina di metri quadrati di superficie, un bancone in legno e scaffali alle pareti, e allungando la manina con bello in mostra cinquanta lire non abbia chiesto: "Tabacchina mi dai una caramella?".
Per tutti Angela Farina è la "Taba". Classe 1924, nativa di Lecco a Novate approda a seguito del matrimonio con Pietro. Un legame tanto forte che la suocera Maria Casati, proprietaria della tabaccheria, con licenza risalente al 1921, decide di intestarla alla nuora prima della sua morte. Un dono che Angela porterà avanti con grande orgoglio e riconoscenza, dedicandosi anima e corpo, instancabilmente all'attività di vendita tanto che, anche negli orari di chiusura, i clienti arrivavano a bussarle alla finestra dell'abitazione, adiacente alla rivendita, per chiederle qualcosa che all'ultimo avevano dimenticato di acquistare.
Il negozio, affacciato con un'unica porta sul cortile di Vicolo Stalletti, tra gli angoli più vecchi della frazione, era una rivendita di sale, sigarette, tabacco da fiuto sciolto e chinino di Stato, sostanza che serviva a curare la malaria. Il tabacco sciolto che "si tirava su con il naso" era molto in voga una trentina di anni fa ma le modalità di utilizzo non lo rendevano particolarmente nobile, specialmente per le donne, e così chi lo voleva comperare trovava degli escamotages per non farsi vedere specialmente se c'era altra gente in negozio.
Dal 1958 si aggiunge la licenza di generi di Monopolio e, per allargare il giro di clientela, Angela ottiene dalla ditta Riva Elettricista di Piazza Prinetti la concessione per un deposito di bombole da gas cucina. Da quel momento per tutti gli abitanti della frazione, quello divenne un motivo in più per andare dalla tabacchina. Quando una famiglia finiva la bombola, Angela incaricava i figli della consegna e poi spesso si recava di persona per fare il collegamento.
Attorno al 1963 ottiene dal comune un ulteriore ampliamento della licenza, con commercio al minuto. E così sugli scaffali del negozio arrivano dolciumi, caramelle, cioccolatini, gelati, prodotti per la casa e la pulizia, materiale di cancelleria e qualche prodotto elettrico. Insomma di tutto di più, che consentiva agli anziani della frazione che non potevano spostarsi di trovare anche la lampadina, il sale, il sapone e una varietà di prodotti regalo. In occasione delle ricorrenze (San Valentino, Pasqua, festa della mamma e del papà, Natale) Angela addobbava il negozio come meglio poteva, esponendo pupazzi, scatole regalo, gadget, oggettistica, soprammobili che per anni sono stati il punto di riferimento per gli adolescenti dove trovare un regalo per la fidanzatina di turno oppure un pensierino per i genitori.
Ai figli, abituati all'andirivieni del negozio, con orario continuato e, nei pochi momenti di chiusura, al "toc toc" alle finestre di casa, Angela che non si perdeva un "movimento" nel suo negozio, era solita ripetere in dialetto, quando li coglieva con le mani nella marmellata o meglio nel cassetto dei soldi "varva ve', te se fortuna' perché ul caset l'è fa de legn, né parla né fa segn".
Quando all'orario di uscita delle scuole superiori, la ressa in negozio diventava ingestibile, Angela era costretta a servire i ragazzi dalla finestra: un ghiacciolo, un sacchetto di caramelle (che spesso già preparava confezionati in base alle qualità), patatine e, immancabili, le sigarette.
Erano i maggiorenni a comperare le "bionde" anche per i compagni più piccoli. C'era qualcuno che ci provava ma per Angela che ormai "aveva su l'occhio" era abbastanza uno sguardo per capire che c'era dietro la bugia e quindi il diniego era secco.
Ai tabacchi e ai vari prodotti aveva aggiunto i "Gratta e vinci" e nel 1994 per Angela arriva la soddisfazione più grande per un commerciante: uno dei clienti, a pochi giorni dal Natale, gratta il tagliando e vince 100 milioni delle vecchie lire. Un vero colpo che porta i giornalisti in quel piccolo angolo di Merate, sperduto tra i vicoli della frazione e Angela agli onori della cronaca.
L'entusiasmo e la voglia di fare, di essere al servizio dei suoi clienti, che conosce per nome uno per uno, così come i gusti e le abitudini, non mancano ma gli anni passano. Nessuno dei figli o dei nipoti vuole andare avanti con l'impegnativa attività e così il 2 agosto 2001, in concomitanza con l'avvento della nuova moneta unica, il negozio chiude.
Per tutti la "taba" è stata e rimarrà un'istituzione: dove fare scorta di caramelle, cicche, lecca lecca prima di andare a scuola (perché l'orario di apertura era molto presto, in linea con le abitudini dei giovani clienti studenti), dove comperare francobolli e marche da bollo, dove trovare il pensierino dell'ultimo minuto, dove rifornirsi di calippo e stecca lecca e dove poter stare a mangiare la merendina sulla panchina fuori dal negozio, con i motorini che sgasavano e disturbavano non poco i vicini. Ma quell'angolo di Novate, incastonato tra i cortili, era sacro, una tappa obbligata dal bambino che su commissione andava a prendere il sale per la nonna fino all'adolescente vittima delle prime cotte e quindi acquirente di tubi di Baci Perugina fino al giovane imberbe alle prese con le sigarette. Per arrivare all'anziano e al suo tabacco sfuso.
Alla soglia dei novant'anni la "taba" resta sempre la "taba".
Continua/28
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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Una foto storica con l'indicazione di rivendita di chinino di Stato
Per tutti Angela Farina è la "Taba". Classe 1924, nativa di Lecco a Novate approda a seguito del matrimonio con Pietro. Un legame tanto forte che la suocera Maria Casati, proprietaria della tabaccheria, con licenza risalente al 1921, decide di intestarla alla nuora prima della sua morte. Un dono che Angela porterà avanti con grande orgoglio e riconoscenza, dedicandosi anima e corpo, instancabilmente all'attività di vendita tanto che, anche negli orari di chiusura, i clienti arrivavano a bussarle alla finestra dell'abitazione, adiacente alla rivendita, per chiederle qualcosa che all'ultimo avevano dimenticato di acquistare.
Il negozio, affacciato con un'unica porta sul cortile di Vicolo Stalletti, tra gli angoli più vecchi della frazione, era una rivendita di sale, sigarette, tabacco da fiuto sciolto e chinino di Stato, sostanza che serviva a curare la malaria. Il tabacco sciolto che "si tirava su con il naso" era molto in voga una trentina di anni fa ma le modalità di utilizzo non lo rendevano particolarmente nobile, specialmente per le donne, e così chi lo voleva comperare trovava degli escamotages per non farsi vedere specialmente se c'era altra gente in negozio.
Angela Farina fuori dal suo negozio
Dal 1958 si aggiunge la licenza di generi di Monopolio e, per allargare il giro di clientela, Angela ottiene dalla ditta Riva Elettricista di Piazza Prinetti la concessione per un deposito di bombole da gas cucina. Da quel momento per tutti gli abitanti della frazione, quello divenne un motivo in più per andare dalla tabacchina. Quando una famiglia finiva la bombola, Angela incaricava i figli della consegna e poi spesso si recava di persona per fare il collegamento.
Attorno al 1963 ottiene dal comune un ulteriore ampliamento della licenza, con commercio al minuto. E così sugli scaffali del negozio arrivano dolciumi, caramelle, cioccolatini, gelati, prodotti per la casa e la pulizia, materiale di cancelleria e qualche prodotto elettrico. Insomma di tutto di più, che consentiva agli anziani della frazione che non potevano spostarsi di trovare anche la lampadina, il sale, il sapone e una varietà di prodotti regalo. In occasione delle ricorrenze (San Valentino, Pasqua, festa della mamma e del papà, Natale) Angela addobbava il negozio come meglio poteva, esponendo pupazzi, scatole regalo, gadget, oggettistica, soprammobili che per anni sono stati il punto di riferimento per gli adolescenti dove trovare un regalo per la fidanzatina di turno oppure un pensierino per i genitori.
Un riconoscimento dall'associazione di categoria
Ai figli, abituati all'andirivieni del negozio, con orario continuato e, nei pochi momenti di chiusura, al "toc toc" alle finestre di casa, Angela che non si perdeva un "movimento" nel suo negozio, era solita ripetere in dialetto, quando li coglieva con le mani nella marmellata o meglio nel cassetto dei soldi "varva ve', te se fortuna' perché ul caset l'è fa de legn, né parla né fa segn".
Quando all'orario di uscita delle scuole superiori, la ressa in negozio diventava ingestibile, Angela era costretta a servire i ragazzi dalla finestra: un ghiacciolo, un sacchetto di caramelle (che spesso già preparava confezionati in base alle qualità), patatine e, immancabili, le sigarette.
Erano i maggiorenni a comperare le "bionde" anche per i compagni più piccoli. C'era qualcuno che ci provava ma per Angela che ormai "aveva su l'occhio" era abbastanza uno sguardo per capire che c'era dietro la bugia e quindi il diniego era secco.
Angela con il Gratta e vinci da 100 milioni di lire
Ai tabacchi e ai vari prodotti aveva aggiunto i "Gratta e vinci" e nel 1994 per Angela arriva la soddisfazione più grande per un commerciante: uno dei clienti, a pochi giorni dal Natale, gratta il tagliando e vince 100 milioni delle vecchie lire. Un vero colpo che porta i giornalisti in quel piccolo angolo di Merate, sperduto tra i vicoli della frazione e Angela agli onori della cronaca.
L'entusiasmo e la voglia di fare, di essere al servizio dei suoi clienti, che conosce per nome uno per uno, così come i gusti e le abitudini, non mancano ma gli anni passano. Nessuno dei figli o dei nipoti vuole andare avanti con l'impegnativa attività e così il 2 agosto 2001, in concomitanza con l'avvento della nuova moneta unica, il negozio chiude.
Per tutti la "taba" è stata e rimarrà un'istituzione: dove fare scorta di caramelle, cicche, lecca lecca prima di andare a scuola (perché l'orario di apertura era molto presto, in linea con le abitudini dei giovani clienti studenti), dove comperare francobolli e marche da bollo, dove trovare il pensierino dell'ultimo minuto, dove rifornirsi di calippo e stecca lecca e dove poter stare a mangiare la merendina sulla panchina fuori dal negozio, con i motorini che sgasavano e disturbavano non poco i vicini. Ma quell'angolo di Novate, incastonato tra i cortili, era sacro, una tappa obbligata dal bambino che su commissione andava a prendere il sale per la nonna fino all'adolescente vittima delle prime cotte e quindi acquirente di tubi di Baci Perugina fino al giovane imberbe alle prese con le sigarette. Per arrivare all'anziano e al suo tabacco sfuso.
Alla soglia dei novant'anni la "taba" resta sempre la "taba".
Continua/28
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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Saba Viscardi