Prc Meratese sulle elezioni provinciali

Il provvedimento di ridefinizione delle Province ha dato all'opinione pubblica l'impressione che queste fossero state definitivamente eliminate. Così non è! Oggi infatti si ripropone la rielezione di secondo livello del consiglio provinciale, con la soppressione (fittizia) della giunta e dei compensi relativi.

Già da tempo le capacità finanziarie della Provincia sono disastrose a causa della "spending review", cioè i pesanti tagli che hanno compromesso le specifiche funzioni in materia di viabilità, trasporti, edilizia scolastica, difesa del suolo, tutela dell'ambiente, polizia provinciale.

Con la conversione in legge del famigerato decreto sulla Pubblica Amministrazione è diventata operativa l'elezione dei consigli provinciali da parte dei consiglieri comunali e dei sindaci.

Questa tornata elettiva è forse l'epilogo di una serie di provvedimenti culminati col decreto Delrio (legge 56 del 24 aprile 2014) che hanno portato in maniera confusa e demagogica al finto scioglimento delle province - sbandierando strumentalmente il tema della lotta contro i costi impropri della politica, ma col fine esplicito di smantellare un altro pezzo di democrazia, abolendo l'elezione diretta da parte dei cittadini e senza nessun disegno organico di ridefinizione del ruolo delle autonomie locali come strumento per fornire servizi e diritti ai cittadini - soprattutto ai più deboli - e tutelare territorio ed ambiente. I cittadini hanno perso un pezzo del loro diritto di voto in cambio di un peggioramento dell'organizzazione dello Stato.

Non è un caso che su queste politiche abbiamo constatato piena continuità dei governi Berlusconi, Monti, Letta ed oggi Renzi nel promuovere ed attuare questo disegno anticostituzionale già ampiamente previsto decenni fa dalla P2.

La stessa sbandierata riduzione dei costi si è rivelata, come si legge nelle stesse relazioni tecniche allegate agli atti parlamentari, ridicola (poco più dell' 1% dell'ammontare dei bilanci delle Province!) in quanto limitata ai soli gettoni dei consiglieri ed alle indennità degli amministratori, non toccando minimamente la miriade di enti e di partecipate dove si annidano realmente i costi impropri della politica.

Tra l'altro questi risparmi sono destinati a ridursi ulteriormente in quanto già si attende la reintroduzione via decreto governativo delle contribuzioni economiche, oltre al fatto che i servizi deputati alle provincie dovranno in qualche modo essere elargiti ai cittadini.

I cittadini che vogliono impegnarsi in politica, ma che per vivere lavorano ogni giorno, sono costretti a farlo gratuitamente, senza alcuna garanzia ed essendo più deboli di fronte a eventuali tentativi di corruzione, mentre chi dalla politica e nella politica ci guadagna continuerà a farlo indisturbatamente.

È quindi in atto nella realtà una pericolosa controriforma neoliberista degli Enti Locali che punta a minare il loro ruolo di garanzia dei diritti costituzionali universali e di promozione dello sviluppo solidale del territorio.

Le modifiche costituzionali già introdotte hanno creato confusione fra Stato e Regioni in termini di competenze, l'uguaglianza nella dotazione dei servizi è stata ridotta a "essenzialità" delle prestazioni erogate, mentre si è lavorato per lo stravolgimento del sistema impositivo e per l'alienazione dei beni pubblici.

In questo quadro molto negativo la democrazia è stata duramente colpita. Il diritto di voto è riservato solo a Consiglieri Comunali e Sindaci, con diverse eccezioni e deroghe che differenziano la platea degli elettori da quella degli eleggibili (in questa tornata i consiglieri del Comune di Lecco, ad esempio, votano ma non possono essere votati e, al contrario, possono essere votati ma non votano i consiglieri provinciali uscenti), e gli adempimenti burocratici per le candidature sono numerosi e di difficile superamento. Inoltre la votazione si svolge con una modalità di voto per cui quello di un consigliere di un piccolo comune vale meno de voto di un consigliere di un  grande comune, criterio però che vale solo in fase di assegnazione dei seggi, ma non per la sottoscrizione delle liste, dove bisognava avere la sottoscrizione del 5% del corpo elettorale per poter presentare una lista e il 15% per poter proporre un candidato alla presidenza. Di fatto nella nostra provincia è stato possibile presentare tre sole liste e un solo candidato presidente: più che vere e libere elezioni una farsa in pieno stile già predeterminata!
 

A Lecco infatti la situazione in sintesi è questa:
Numero di abitanti: 340.814
Numero di comuni: 89
Consiglieri da eleggere: 12.

 
Il quadro che abbiamo di fronte è di un generale smantellamento dello Stato nelle sue diramazioni locali, dopo aver dimezzato i Consigli Comunali e dopo i numerosi tagli ai bilanci degli enti locali, quale garanzia resta ai cittadini di poter avere un rapporto diretto con le istituzioni e che queste svolgano il proprio dovere costituzionale?

I futuri consiglieri provinciali non avranno un mandato da parte dei cittadini e governeranno (gratuitamente, dunque senza garanzie di neutralità) un'istituzione sull'orlo della bancarotta: è fortissimo il rischio di ulteriori privatizzazioni dei servizi locali, e di un generale impoverimento della loro qualità.


È urgente e necessario riflettere sull'organizzazione dello Stato e sul futuro della nostra repubblica. Solo la partecipazione attiva e la quotidiana battaglia per la democrazia possono cambiare in positivo le regole della vita pubblica.
Marco Nebuloni
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