Protocollo contro il contagio da ebola agli ospedali Mandic e Manzoni. Percorso protetto per chi viene dalle zone a rischio

Il locale individuato per l'eventuale
"isolamento"  al PS del Mandic
La provenienza da uno dei Paesi considerati a rischio aveva già messo in pre-allarme ma il periodo di incubazione di 21 giorni era già ampiamente superato e quindi il soggetto presentatosi al pronto soccorso del Manzoni di Lecco non ha dovuto seguire alcun percorso "protetto".
L'allerta ebola, pur nelle difficoltà del contagio che richiede rapporti davvero stretti e ravvicinati tra le persone, ha costretto gli ospedali a dotarsi di uno speciale protocollo per ridurre i rischi di contagio e tutelare operatori sanitari e degenti.
A seguito di una serie di incontri formativi, anche gli ospedali Mandic di Merate e Manzoni di Lecco  hanno adottato il protocollo, diventato già operativo, che prevede una serie di passaggi al momento dell'accettazione di un paziente in pronto soccorso.
Mentre infatti le ambulanze e gli operatori del 118 sono già stati notiziati sull'approccio al paziente, per quanto riguarda i presidi si procederà come di seguito.
All'accettazione l'infermiere, prima di accoglierlo negli spazi del triage, chiederà al paziente anzitutto la sua eventuale permanenza o il transito nei 21 giorni precedenti in uno dei Paesi considerati a rischio (Guinea, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone). Se la risposta è sì, la persona viene immediatamente isolata passando dalla hall del PS a una stanzetta apposita dove, da un altro ingresso, entrerà il medico (non di triage) opportunamente vestito con calzari e tuta ad hoc. Qui il potenziale contaminato sarà sottoposto a una serie di domande per compilare un quadro il più preciso ed esaustivo possibile dei suoi spostamenti e delle sue condizioni di salute. In presenza di febbre, uno dei principali sintomi del virus, viene attivato l'infettivologo da Lecco che, a questo punto, fa partire un protocollo differente indirizzando il paziente, in base alla sua gravità, generalmente al Sacco di Milano, a bordo di una ambulanza dedicata.
Se invece il paziente, una volta acquisite tutti le informazioni utili, risulta in realtà non "contaminato", il percorso ospedaliero riprende come da routine.
In base alle circolari emanate dalla Regione con le indicazioni operative, anche l'azienda ospedaliera ha attivato la procedura di acquisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) attualmente non ancora disponibili. La tuta necessaria per isolare sarà temporaneamente sostituita dal camice sterile monouso rinforzato, i calzari fino al ginocchio saranno sostituiti da quelli presenti in magazzino così come la visiera pluriuso.
Nonostante le ultime notizie, che parlano di un missionario della Sierra Leone morto in Spagna proprio a causa, del virus, va detto che i rischi di contagio restano comunque molto improbabili, salvo non ci siano stati tra le persone contatti stretti e ravvicinati.
S.V.
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