''La Merate che non c’è più/26'': in Viale Verdi la prima TV con il bar Mentin dove si vendevano burro e sigarette sfuse

Giovanni, Giulia, Bertino e la figlia

Da tutti era conosciuto come bar Mentin ma, in realtà, all'annona era registrato come "Cooperativa circolo Aurora". A rilevarlo all'inizio degli anni Sessanta fu Giovanni Airoldi, classe 1925, che lo portò avanti fino al 1980, anno della pensione. Gli habitués avevano però continuato a chiamarlo Mentin dal nome dei precedenti proprietari di origine veneta.

Memi, Lino panettiere e Giulia in una foto del 1966

Ubicato in Viale Verdi, nello stabile dove si trova il panificio Tamandi, il bar era gestito appunto da Giovanni assieme alla moglie Giulia e più tardi con i figli Gino e Rosanna, che abitando nei locali soprastanti avevano modo di dare una mano spesso. Prima di gestire a tempo pieno il bar Giovanni faceva il tornitore a Milano Greco, in un'azienda di produzione di respiratori per alta quota (furono utilizzati per la scalata al K2), poi l'elettricista e nel contempo il custode a Villa Subaglio, dove viveva anche la famiglia.

Da destra il papà di Luigi Albani papà di Battista, Bolis, Giovanni, Bertino e due clienti


La decisione, inaspettata e anche "originale" di gestire un bar o meglio un "circolo", aveva così cambiato totalmente le abitudini di vita. Dalle 6 del mattino i locali di Viale Verdi brulicavano già di gente: il primo servizio era per il giro di grappini e caffè per gli operai e i contadini che andavano al lavoro, poi a mezzogiorno il secondo giro degli aperitivi e si ricominciava con i caffè; il lavoro calava un po' nel pomeriggio, momento di ritrovo per il gioco a carte, poi si riprendeva con gli aperitivi e il dopo cena.

Da sinistra Lino panettiere di Via Baslini, il panettiere di Via Manzoni, Giovanni
e Tino Dorsoli e sullo sfondo Rosanna, ora suora di clausura

L'orario di chiusura, in realtà, era dettato dall'ultimo che se ne andava mentre il giorno di riposo fu un'entità sconosciuta fino a quando divenne un obbligo.

Da sinistra Bertino, la signora Giulia, dietro Giovanni, Carlo Rigoni e la zia Silvana

Le consegne con il triciclo

Oltre al servizio bar, da Mentin si vendevano anche il latte, il burro, le bottigliette di Yomo, le sigarette sfuse di qualsiasi marca (che veniva riposte in una busta di carta) mentre acqua e vino venivano consegnate a domicilio prima con il triciclo e poi con l'Ape. Tra i primi ad avere la televisione, il bar Mentin (composto inizialmente da un locale, poi diviso in due) era un punto di attrazione per chi voleva seguire le partite e poi naturalmente festeggiare vittorie o sconfitte. Sul tavolo non mancava mai il quotidiano che gli avventori, tra un calice e l'altro e una partita di carte, potevano sfogliare e leggere in tutta comodità.

Da sinistra Bertino, un assicuratore, Giovanni, un cliente e in primo piano Lino Panettiere

Da sinistra gli zii Luigi e Silvana, Densi e la moglie, figlia e moglie con Bertino,
una coppia di clienti, Giovanni e Giulia e Ambrogio panettiere


Il bar Mentin ha visto lo sviluppo di Viale Verdi, prima striscia con pochissime case, qualche cascina e poche attività, con un traffico limitatissimo e poi cresciuto pian piano, fino ad arrivare allo sviluppo degli anni Ottanta. Anni in cui Giovanni arrivò alla pensione, cedendo l'attività a un'altra famiglia che continuò solo per un breve periodo.

Continua/26

Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".



Articoli correlati
Saba Viscardi
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.