Spreafico: fase politica e futuro del PD
La situazione politica si è ulteriormente complicata per il presente e il futuro del PD con l’esito delle primarie milanesi che certifica difficoltà troppo spesso negate. Il PD è certamente ammalato, servono medici non pietosi o compiacenti e medicine adeguate per evitarne la morte anticipata. Al suo capezzale vedo schierarsi chi vuole staccargli la spina e chi è per l’accanimento terapeutico, ma non mi sembrano soluzioni. Vedo quelli che lo scambiano per il nemico e responsabile della situazione in cui versa la politica italiana di opposizione. Scoraggiati da una difficile realtà, non facciamo vedere la sconfitta del berlusconismo, che trascinerà quella del leghismo. In realtà noi dovremmo prenderci qualche merito, perché abbiamo tenuto aperto uno spazio politico di cambiamento, che ha contribuito a far esplodere le contraddizioni di una maggioranza di centrodestra che ad aprile pochi prevedevano . Banalizzare la crisi di Berlusconi, o peggio, lasciarla solo ad altri è sbagliato. Dobbiamo anche valorizzare meglio il ruolo di governo e responsabilità che svolgiamo in tanta parte del paese e soprattutto nella nostra provincia. Il merito di essere un partito di governo in molti comuni a partire da Lecco, è della qualità delle persone elette come amministratori, non derivata dalla spartizione tra correnti interne, ma dal prestigio personale di cui godono. Di fronte alle difficoltà la priorità non è cambiare il gruppo dirigente (in certi casi sin troppo disponibile alle dimissioni), ma la linea tornando al progetto originario del PD che voleva mettere insieme storie, culture e tradizioni diverse. Troppo il nuovismo nella formazione del gruppo dirigente si è tradotto in “esilio” per molti amministratori ed ha prodotto un eccessivo distacco dalla realtà. Per molti siamo diventati il partito delle primarie e dei regolamenti. Di rottamazione in Lombardia ce ne è stata fin troppo, ora serve coinvolgere di più amministratori, società economica e civile. Il nuovo Ulivo o cambia tutto questo o è niente. La nostra gente non capisce perché continuiamo a dividerci parlando dei nostri problemi più che dei loro. Soprattutto dove siamo già forza di governo le risposte spettano a noi, così come la denuncia dell’incoerenza della Lega, che a Roma fa i tagli e nei paesi se la prende con Roma. In Lombardia la centralità della persona e della famiglia sono messe in discussione da una idea di sussidiarietà, basata su un welfare responsabile che in realtà scarica sulla famiglia stessa i costi della riduzione delle risorse sanitarie . Le priorità per il PD sono chiare, anche se dovessimo fare un programma di governo temporaneo di governo con forze diverse dalla nostra cultura e storia. Primo: il lavoro e l’economia, perché un paese trasformatore senza industria competitiva ed energia a basso costo è spacciato; secondo: la riforma elettorale, per ridare all’elettore la possibilità di decidere da chi farsi rappresentare e per dare stabilità alla Camera e al Senato senza trucchi elettorali; terzo: la legalità, cioè tutti uguali davanti alla legge, con una giustizia rapida e una burocrazia amica del cittadino e meno costosa. Infine una riflessione sulla influenza nazionale delle vicende di Milano. Qui la politica sta mettendo in moto una nuova fase proprio dove è partito il berlusconismo che ha trasformato la protesta leghista in forza di governo. Il Pd non potrà affrontarla con due occhi, due mani e due scarpe sinistri e, per dare segni di cambiamento, servono fatti che lo dimostrino. Diversamente si creano a Milano, in poche settimane, le condizioni per testare su scala nazionale lo spazio per un terzo polo capace di attrarre i delusi dei due schieramenti maggiori.