Risonanza magnetica, Viganò: ''c’è il tema costi per me vitale''. Clementi, ''in agenda dal 1997 e non servono finanziamenti''

Ebbene si, sono io il gastroenterologo che lavora c/o l’unità di epatologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano - Università di Milano e che svolge la sua libera professione in un poliambulatorio della Brianza. Non sono un radiologo, non produco strumenti di diagnostica radiologica e non ho quote di partecipazioni in centri diagnostici….in altre parole non ho conflitti d’interesse sull’argomento in questione e pertanto non ho alcun imbarazzo nell’esprimere le mie opinioni circa un investimento pubblico. Mi faccio domande - stando alla larga dai luoghi comuni – cerco di mantenere sempre il massimo del “buon gusto” e rispetto le opinioni altrui, pretendendo che anche gli altri lo facciano con me. Per riassumere gli antefatti, in una lettera al Giornale di Merate (settimanale sul quale immaginavo sarebbe comparsa la risposta del Sig. Brambilla) avevo espresso la mia opinione circa l’acquisto di una RMN al Mandic nella speranza che anche altre figure (medici ospedalieri, medici di medicina generale e amministratori) potessero far sentire la loro voce. Nella mia lettera discutevo dei costi in sanità e sostenevo la tesi che non tutti gli ospedali possano disporre di tutte le attrezzature tecnologicamente avanzate oggi disponibili ma che, al contrario, le eccellenze in medicina debbano essere centralizzate. Nello specifico discutevo dei costi di gestione della RMN (che devono ovviamente considerare sia lo strumento sia il personale), e allo stesso tempo dicevo di voler conoscere i costi addizionali (non solo economici) a carico del sistema sanitario causati dal non disporre di una RMN fissa al Mandic, chiedendomi inoltre quanto tale mancanza prolungasse l’ospedalizzazione dei pazienti e/o impattasse nel ritardo diagnostico. Ringrazio il Sig. Brambilla di aver reso pubblici i dati della direzione sanitaria aziendale circa i numeri delle RMN eseguite nel 2012 al Mandic, temo però che la stima dei costi di quel centinaio di pazienti ricoverati a Merate che debbono andare a Lecco a fare l’esame sia un poco esagerata. Un costo simile (500 mila euro/anno) potrebbe essere vicino al vero solo se assumessimo che i due giorni medi di ricovero in attesa della RMN siano effettivamente inutili nel percorso diagnostico-terapeutico di un paziente, ossia che effettivamente in quei due giorni un paziente rimanga a “scaldare il letto” senza fare alcuna terapia o alcun altro accertamento diagnostico. Caro sig. Brambilla, non ragiono per frasi fatte, semplicemente vivo ogni giorno il problema della sostenibilità della spesa in sanità e le assicuro che investire male in sanità significa sperperare risorse e distoglierle da altre attività e questo si che è vergognoso. Sappia che da epatologo vedo morire molti pazienti con epatite cronica C che non possono beneficiare delle nuove terapie antivirali per il solo fatto che in Italia non sono state ancora rese disponibili perché molto costose. Mi trova invece assolutamente d’accordo nel dire che troppe strutture dispongono di tale metodica (vale per queste il concetto espresso nella mia lettera sulla necessità di centralizzare le prestazioni iper-specialistiche). Infine Le faccio notare che nella situazione attuale l’azienda ospedaliera di Lecco ha tempi di attesa per una RMN al Manzoni che variano tra 7 e 29 giorni, ben al di sotto dei tempi medi regionali di 40 a 60 giorni, come a dire che nemmeno il problema lunghe liste d’attesa sia da stimolo per volere un a RMN al Mandic. Senza la presunzione di dispensare perle di saggezza le assicuro che essere dentro il sistema consente una visione più generale e forse un poco più chiara rispetto al guardare il sistema da fuori.
Nell’attesa di conoscerla personalmente, per continuare la nostra conversazione senza tediare eccessivamente i lettori, le mando i miei migliori saluti.

Dr. Mauro Viganò

Egregio dottor Viganò,
per quanto diverse siano le opinioni La ringrazio per aver contribuito ad un dibattito che langue fin troppo, nonostante l’evidente importanza. I numeri che abbiamo pubblicato sono estratti da uno studio della direzione medica aziendale per cui dobbiamo riconoscerne l’autenticità. Di seguito trova un’altra lettera scritta da un addetto ai lavori di altissimo livello professionale che offre a Lei e ai lettori risposte determinanti ai fini del dibattito. E soprattutto del suo concretizzarsi. Non starò a ripetere le ragioni che depongono a favore dell’immediata dotazione di una Risonanza Magnetica Nucleare al San Leopoldo Mandic. Mi limito a sottolineare che se tale strumento diagnostico è in funzione presso ospedali minori, che spesso non garantiscono l’urgenza, non è più tollerabile che ne sia sprovvisto un presidio da 360 posti letto. Gli esami si fanno, purtroppo però presso altri presidi e molto spesso fuori provincia, quindi la nostra Asl paga ad altre Asl prestazioni che potrebbe offrire direttamente.
La ringrazio nuovamente e credo che avremo presto l’occasione di conoscerci. Ma ahimé io nella parte del paziente.
Cordialità

Claudio Brambilla

Egr. Direttore,
al Suo articolo sulla RMN del presidio ospedaliero di Merate mi preme aggiungere alcune informazioni rispetto al quadro da Lei riportato. Quello della risonanza magnetica mobile all’Ospedale di Merate fu un progetto avviato nel 1997 dall’allora direttore generale dr. Piccolo, con l’obiettivo di dotare il presidio cittadino di un servizio per allora all’avanguardia. Dal lontano 1997 sono trascorsi ben 17 anni ed ancora il plesso ospedaliero – oggetto peraltro di numerosi interventi di ammodernamento strutturale e rinnovo tecnologico- ha mantenuto la sperimentazione della risonanza magnetica mobile. Se all’epoca detto servizio poteva essere sufficiente alle esigenze oggi, con lo sviluppo dato al Mandic, molto è cambiato. Sono pertanto pienamente d’accordo con Lei in merito alla necessità di rispondere al bisogno dei cittadini del meratese con la dotazione all’ospedale di questa apparecchiatura. Detta possibilità, peraltro è, allo stato attuale, quanto mai concreta in virtù della gara esperita ed aggiudicata nel giugno 2013 quando il servizio di gestione dell’attività di RMN è stato acquisito unitamente a quello da eseguirsi presso il presidio ospedaliero di Vimercate, cui l’Azienda Ospedaliera di Lecco – in attuazione delle linee guida regionali che promuovono forme aggregate di acquisto – aveva, in fase di avvio della procedura, dichiarato il proprio interesse all’adesione all’aggiudicazione. Detta procedura consente pertanto di acquisire un servizio per il Mandic in cui è prevista • la realizzazione delle opere strutturali ed impiantistiche necessarie alla sistemazione dell’area in cui allocare l’apparecchiature; • la fornitura e gestione di una risonanza magnetica digitale, chiusa da 1,5 tesla e che dovrà garantire: • l’effettuazione degli esami; • la fornitura delle prestazioni sanitarie con personale medico, infermieristico, amministrativo e tecnico di supporto qualitativamente e numericamente idoneo alla corretta gestione del sistema. In sostanza attraverso il sistema di outsourcing del servizio, l’Ospedale – a fronte della disponibilità dell’apparecchiatura, dell’esecuzione dei lavori e dell’effettuazione degli esami a carico dell’aggiudicatario – procederà a riconoscere allo stesso il pagamento delle prestazioni fornite in relazione alle tariffe previste dal Nomenclatore Tariffario Regionale decurtato dallo sconto offerto in sede di procedura di evidenza pubblica. Il che tradotto in termini pratici, vuol dire che l’Azienda Ospedaliera potrebbe ottenere anche un vantaggio economico trattenendo quel delta tra quanto la Regione rimborserà a tariffa e quanto invece dovrà essere erogato all’aggiudicatario per il servizio reso, con un potenziale vantaggio in più: al termine del contratto, l’Azienda avrà la facoltà di riscattare ad una cifra simbolica dell’apparecchiatura. Facendo qualche numero sulla Sua ipotesi di 4500 esami, con un rimborso regionale stimato di circa euro 900.000, al fornitore sarà riconosciuto un importo di circa 668.000 euro, mentre il residuo importo di circa 231.300 euro sarà trattenuto dall’azienda. Come vede, al di là dei proclami, l’operazione RMN Merate non richiede la necessità di finanziamenti per investimenti. Occorre solo una strategia chiara e la concreta volontà. Strumenti che non sono mancati in questi anni agli Amministratori delle aziende locali della provincia di Lecco, i quali hanno sempre reso proficua la collaborazione tra Azienda Ospedaliera ed ASL migliorando la struttura del nostro territorio. Alla luce delle pregresse considerazioni è ipotizzabile che i sindaci cosiddetti “latitanti” dovranno giocare la loro battaglia non tanto sul fronte dell’Azienda Ospedaliera quanto su quello dell’ASL, affinchè nell’ambito istituzionale del Consiglio di rappresentanza dei sindaci di distretto e nell’esercizio delle funzioni di programmazione delle attività vengano garantite dall’ASL la remunerazione delle prestazioni di RMN anche per l’ospedale di Merate.

dott.ssa Cristina Clementi

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