''La Merate che non c’è più/23'': Angelo Rossini il meccanico per eccellenza che riparava e metteva a nuovo bici e motorini
Angelo Rossini
Per tutti era Angelo Rossini ma all'anagrafe era registrato come Rolando. Ma, nome di battesimo a parte, lui era "ul Rusen", il meccanico delle biciclette che per decenni ha riparato le due ruote in Via Roma, nel suo laboratorio dove ora si trova la sede della Proloco, e le ha vendute nello spazio espositivo proprio di fronte, al pian terreno della sua abitazione.
Prima di dedicarsi a questa professione, divenuta la sua passione e la sua vita, Rossini lavorava al Catenificio con il fratello Rodolfo, che aveva sede allora a Merate. Poi sulle orme del fratello che si era messo in proprio in un'officina di Via Fiore, anche Angelo aveva deciso di fare da sè e così aveva aperto in Via Roma, attorno al 1949.
Il locale adibito alle riparazioni era formato da uno stanzone enorme, che si allungava verso il centro del cortile. C'era un tavolo altrettanto grande sul quale erano appoggiati gli attrezzi da lavoro, le speciali tenaglie che servivano per sollevare le biciclette e tenerle agganciate mentre il meccanico ci metteva mano e le riparava. In fondo alla stanza un camino serviva a riscaldare l'ambiente che in inverno, complice l'andirivieni dei clienti, si raffreddava in fretta.
La vetrina espositiva di via Roma
Oltre alle biciclette Angelo era in grado di riparare i motorini. L'attività era frenetica e intensa. Si lavorava da lunedì a sabato e spesso la domenica il laboratorio era aperto per terminare alcuni lavori da consegnare a inizio settimana. Rossini non si risparmiava: tra pinze, tenaglie, fili, copertoni, telai, vernici, olio la sua giornata trascorreva mettendo a nuovo le biciclette che dalle massaie rimaste a terra con la ruota fino agli appassionati ciclisti gli portavano. Non sapeva dire di no a nessuno e anche quando si avvicinava l'orario di chiusura non rifiutava mai il lavoro. Spesso la sveglia suonava presto, anche alle sei, per riassettare il negozio, lavare la vetrina, far trovare al cliente sia l'esposizione che l'officina in ordine. A dargli una mano c'era un garzone, Paolo, che terminata la scuola lo raggiungeva nel laboratorio e anche la moglie e la figlia a volte gli davano il cambio durante la pausa pranzo, quando comunque la rivendita e l'officina rimanevano aperte.
L'officina
A fare da traino in questo mestiere, c'era però soprattutto la passione. Già al catenificio Rossini era addetto al reparto dove si producevano delle catene speciali per le corse, poi in sella alla moto partecipò anche a diversi circuiti riuscendo a piazzarsi nelle prime posizioni e conquistando qualche medaglia.
Al suo tavolo da lavoro in molti se lo ricordano mentre, posizionata la bicicletta, muoveva i pedali oliando la catena e osservando con attenzione l'assenza di inciampi nello scorrere delle maglie e il rumore nitido, quasi affilato, nella ruota che gira e taglia l'aria.
Vestito con il "toni" da lavoro blu, ai piedi degli zoccoli in legno, molto discreto e di poche parole, Rossini ha visto passare sotto le sue mani migliaia di biciclette. Poi quando il figlio aprì il distributore di carburante in Viale Verdi, chiuse l'attività a metà degli anni Ottanta e si trasferì con lui.
E Merate, a parte una breve parentesi di un subentro, perse il suo ciclista di fiducia.
Continua/23
Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".
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Saba Viscardi