La Merate che non c’è più/21: in piazza della Vittoria c’era la salumeria Comi con ''prelibatezze'' dalla michetta fino al paté

La salumeria Comi in una vecchia fotografia

C'è chi ricorda ancora le sue michette alla bologna...strepitose. E oggi a distanza di anni, nel riportarle alla memoria, gli sale l'acquolina in bocca, facendogli riprovare la sensazione del pane appena sfornato che si sbriciola fra i denti con il sapore  che gli inebria le papille gustative, fino fargli chiudere gli occhi e ripensare a quei formidabili anni dove forse c'è meno ma sicuramente tutto aveva un sapore travolgente e ancora oggi indimenticabile.

Fermo Comi

La signora Teresina

Adriano con la mamma Teresina


Tra i negozi di certo più conosciuti c'era la salumeria Comi. Ubicata in piazza della Vittoria, nello stabile a destra salendo verso Via Roma, in origine (e stiamo parlando almeno all'inizio del 1900) era della famiglia Viganò. Quando i due coniugi avevano deciso di lasciare, nel subentro si  era fatto avanti Fermo Comi. Correva l'anno 1930. Unitamente al fratello Romeo aveva rilevato l'attività e lì vi era rimasto fino al 1960 quando si era trasferito in Via Manzoni.

Adriano rigorosamente con la cravatta

In una foto con la moglie Maria

In Piazza della Vittoria era così andato avanti Romeo con la moglie Teresina che diventò in realtà il punto di riferimento e il vero "nome" del negozio. Terminato il servizio militare a Lecco, a dare una mano e poi ad esservi arruolato definitivamente arrivò anche il figlio Adriano che, alla morte nel 1970 della mamma Teresina, proseguì con la moglie Maria fino alla chiusura definitiva avvenuta, per mancanza di forze nuove e per l'impossibilità a sostenere tutto il carico di spese e di adeguamenti che richiedeva la normativa, nel 1992.


La salumeria Comi era il prototipo del negozio di vicinato, dove dall'anziano alla casalinga passando per la famiglia nobile, si poteva trovare di tutto: dalla michetta fino al piatto pronto e a prelibatezze come il paté fatto in casa. E il servizio lo era di nome e di fatto. Si lavorava a ciclo continuo, tutti i giorni domenica mattino compreso, così come la notte e fino all'ora di pranzo di Natale. E sono proprio i "numeri" che si contavano in questa festività a far capire la portata del carico di lavoro del negozio. "Arrivavamo a fare 130 pacchi per le famiglie" ha ricordato con orgoglio Adriano "durante l'anno distribuivamo una tesserina con 51 quadratini numerati. Le donne versavano un tot alla settimana e a fine anno noi preparavamo il cesto con l'arrosto, il salame, il cappone, il pollo".

La tesserina per il cesto di Natale

Insomma una sorta di piano di "accantonamento" che funzionava ed era particolarmente apprezzato. "Al mattino" ha ricordato la moglie Maria "si apriva anche prima delle 8. C'erano i lavoratori del vicino catenificio Regina che veniva a prendere un panino e qualcosa di pronto da mangiare alla pausa pranzo. Era un andirivieni continuo".

Adriano a sinistra mentre controlla la "validità" di una banconota

Specializzata nel "fresco", la salumeria aveva anche merce inscatolata e c'erano dei giorni particolari come il martedì quando, complice la concomitanza del mercato, le prelibatezze per le massaie che tornavano a casa e volevano già allora avere qualcosa di pronto, erano le polpette e i salumi cotti.

Alcuni dei prodotti del "cesto natalizio" e il paté fatto in casa


Ma il pezzo forte di Adriano era il paté. "Me lo chiedono ancora adesso" ha ricordato con orgoglio, tenendo a precisare che la ricetta non l'ha mai rivelata a nessuno, nemmeno alla moglie "il paté lo preparava mio zio Luigi che faceva il cuoco e l'ha poi insegnato a Fermo. Quando lui preparava il paté io stavo lì in negozio a guardare, lo aiutavo e pian piano ho imparato. A Natale arrivavamo a prepararne un quintale e le ordinazioni iniziavano già a fine novembre".

Ul stegnat per lo zampone (al centro)

e per la cottura del merluzzo

Tra i primi della zona a farsi rifornire da Ferrarini, Vismara, Negroni, Adriano pur contrario istituì per un certo periodo anche il servizio di consegne a domicilio. "Ero contrario perché se la gente veniva in negozio poi comperava altra roba. Però andava di moda e così non ci siamo potuti sottrarre, abbiamo preso un garzone e portavamo la spesa direttamente dai clienti".

Il pianale dove si tagliava il burro

Formato da un locale con un magazzino con la cella frigorifera, il negozio aveva anche clienti di prestigio come i conti Dal Verme, Cornaggia, di Vizzago e i marchesi Brivio.

Maria e Adriano nella loro abitazione di Piazza della Vittoria, proprio sopra il loro negozio

Del resto la merce era buona, fresca, preparata con i migliori prodotti e, novità per quei tempi, i piatti pronti facevano risparmiare molto tempo. Chiuso nel 1992 il negozio è ora sede di una pellicceria.

"Ma quando troviamo qualcuno per strada" conclude la signora Maria "la prima cosa che ci dicono è "ul prosciutto de Adriano el truvem più". 

Continua/21

Se qualcuno avesse del materiale (fotografie, ricordi, ritagli di giornale) per una "puntata" del nostro viaggio può chiamare il numero 328.30.58.341 e aiutarci così a ricostruire la mappa commerciale della "Merate che non c'è più".



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Saba Viscardi
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