Ospedali: l’Azienda rimane commissariata. Molteni va in pensione. Timori al 'Mandic'

Il direttore generale Lovisari e
il direttore del dipartimento amministrativo Molteni
1 a 1 palla al centro. Dopo la bocciatura da parte del gip Fabio Antezza, il collegio della dodicesima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduto dal dottor Paolo Micara con a latere i colleghi Roberto Peroni Ranchet e Giulia Turri, come ormai noto, due giorni fa, ha accolto il ricorso presentato dai pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio in merito all’applicazione della misura di prevenzione degli arresti domiciliari a carico del dottor Mauro Lovisari, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, sospeso dal servizio fino al prossimo 30 settembre dalla Giunta regionale del presidente Roberto Maroni, compagno di schieramento del top manager indagato per una presunta turbativa d’asta.
Il “risultato” – sempre per rimanere nella metafora calcistica – si sbloccherà solo con il verdetto della Cassazione che sarà investita della questione dall’avvocato Stefano Pelizzari, il penalista a cui il dg ha affidato la propria difesa. Al momento, anche al legale lecchese, è però toccato incassare un gol. La sua memoria difensiva, infatti, non ha sortito l’effetto sperato con il Tribunale del riesame che, motivando la propria scelta, ha invece “rigirato la frittata” assecondando le tesi sostenuta invece dalla pubblica accusa.
Come è noto, Lovisari, stando al quadro tracciato da Gittardi e D’Alessio, avrebbe ricevuto pressioni da Gianstefano Frigerio – l’ex segretario regionale della Democrazia Cristiana nonché parlamentare di Forza Italia – affinché, nella fase di assegnazione dell’appalto per il servizio di lavanderia per i presidi dell’Ao lecchese, venisse assegnato un punteggio tecnico superiore di 12 punti rispetto a quelli attribuiti ai concorrenti alla “società prescelta” ovvero ad un’associazione temporanea di imprese facente riferimento agli imprenditori Paolo Leonardelli e Angelo Morini. Ciò, come documentalmente provato e come sottolineato dall’avvocato Pelizzari, non avvenne ma il servizio venne in ogni caso garantito alla ditta appoggiata da Frigerio che sbaragliò gli altri pretendenti facendo un’offerta economica davvero strabiliante, uno “sconto strepitoso” come annotano i giudici che ritengono il ribasso applicato come una soluzione presa per arrivare comunque all’obiettivo  senza dare nell’occhio.  “Nelle discussioni svoltesi nell’ufficio di Frigerio si era ipotizzato di poter battere il concorrente con l’attribuzione di un ponteggio relativamente molto alto. Questa tuttavia è rimasta un’ipotesi che non ha avuto seguito proprio per la bontà della proposta concorrente. Una forzatura sul punto avrebbe esposto la delibera di aggiudicazione al rischio di annullamento in autotutela o a seguito di ricorso giurisdizionale e si è dovuto ricorrere allo “sconto strepitoso” che, come è noto, costituisce una delle criticità delle offerte e che invece è stato accettato pur di far vincere le aziende sponsorizzate da Frigerio” si legge dunque nell’ordinanza che ha dunque riaperto la partita, seppur con la concessione della sospensiva dell’applicazione dei domiciliari in attesa della pronuncia della Cassazione.
Nel frattempo l’azienda ospedaliera della provincia di Lecco è guidata dal commissario Giuseppina Panizzoli che si avvale della collaborazione del direttore medico aziendale Patrizia Monti e del direttore amministrativo d’azienda Roberto Pinardi. Tra i massimi dirigenti dell’azienda c’è da segnalare la prossima uscita per effetto del decreto Renzi del dottor Giacomo Molteni, direttore amministrativo del San Leopoldo Mandic di Merate e capodipartimento amministrativo che andrà in pensione il 31 ottobre. Un’uscita che preoccupa molto sia il personale che gli amministratori del territorio ben conoscendo la competenza del dirigente e il suo attaccamento al presidio meratese di cui negli anni ottanta era stato vicepresidente del Comitato di gestione. La partita più delicata ora si apre sulla successione. Anche nella prevista riforma Maroni-Mantovani il Mandic dovrebbe rimanere ospedale per acuti di livello provinciale, come il Manzoni se il presidio di riferimento sarà il Sant’Anna di Como. Ma la politica dei tagli potrebbe riprendere ai danni del nosocomio di Via Cerri. Un baluardo al vertice amministrativo è dunque di estrema importanza. C’è da sperare che almeno questa volta i sindaci facciano sentire la loro presenza individuando un dirigente di sicura competenza ma anche fortemente legato al territorio.
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