Il PD sulla riforma sanitaria regionale: creare un solo percorso per l'assistenza al paziente

Probabilmente Roberto Maroni, la battaglia più truculenta per metter mano al sistema sanitario lombardo dovrà compierla “in famiglia”, fronteggiando l’ala più conservatrice della sua stessa maggioranza. Perché l’opposizione, contrariamente a quanto accadde oltre vent’anni fa, questa volta, sembrerebbe guardare nella stessa direzione di chi spinge sul pedale del cambiamento.
In senso orario i consiglieri Raffaele Straniero e Luca Gaffuri,
il capogruppo Enrico Brambilla  e il
capodelegazione in commissione sanità Carlo Borghetti
“Idea fondante della riforma sanitaria del Pd è quella di abolire la separazione tra sistema sanitario e sociale per creare una sinergia virtuosa tra la rete sanitaria regionale e i servizi territoriali di assistenza e cura. L’attuale frammentazione del sistema infatti non garantisce la continuità di cura (i pazienti dimessi dagli ospedali dopo la fase acuta della malattia spesso non hanno punti di riferimento certi) e non consente l’integrazione fra le diverse tipologie di assistenza” si legge infatti, senza grandi scossoni rispetto alle premesse elencate nel Libro Bianco, nell’attacco della nota diffusa nella serata di ieri, lunedì 21 luglio, dai Democratici, impegnati nella tappa lecchese del tour di presentazione della propria proposta.
“Con il nuovo sistema socio sanitario – illustrato presso il “Pirellino” di Corso Promessi Sposi dai consiglieri Raffaele Straniero e Luca Gaffuri, dal capogruppo Enrico Brambilla e dal capodelegazione in commissione sanità Carlo Borghetti ad una platea di interlocutori istituzionali e di referenti della autonomie locali – il paziente avrà invece un unico punto di accesso a cure e servizi assistenziali”. Ed è questa la novità introdotta dal Pd che vorrebbe superare completamente l’attuale dicotomia Asl – AO introducendo le ASST (aziende socio-sanitarie territoriali) operanti un sistema sanitario regionale (SSR) che diventa dunque sistema socio sanitario regionale (SSSR) afferente ad un unico Assessorato (sanità + welfare) con un unico bilancio e un’unica Direzione e governance.
Alle ASST, organizzate su scala provinciale – se ovviamente verrà sposato questo modello - spetterà quindi la gestione diretta della rete ospedaliera ma ad essa faranno capo anche le cure primarie, intermedie, le prestazioni specialistiche territoriali e la prevenzione (argomento centrale per ridurre il peso e la frequenza delle patologie croniche e contenere e ri-orientare la spesa sanitaria).
Non avranno invece - come spiegato da Carlo Borghetti - funzioni di acquisto e controllo delle prestazioni che passeranno alla prima delle tre agenzie previste con l’obiettivo di garantire uniformità e adeguatezza di intervento su tutto il territorio regionale. Si tratta – appunto - dell’Agenzia per la programmazione, l’accreditamento, l’acquisto e il controllo delle prestazioni (attività oggi svolte, spesso con modalità differenti dalle diverse Asl). La seconda sarà invece l’Agenzia regionale per l’innovazione, la ricerca e il governo clinico che svolgerà i controlli su appropriatezza e qualità delle prestazioni cliniche e farà da centro propulsore dell’innovazione. Ed infine, sarà mantenuta l’attuale Agenzia regionale per l’emergenza e l’urgenza (Areu).
Se fino a questo punto il disegno democratico sembrerebbe solido e al tempo stesso più snello di quello tratteggiato nel Libro (“fin troppo”) Bianco – che prevede invece la trasformazione delle Asl in agenzie per la programmazione su vasta area e l’istituzione della Aziende Integrate per la salute (Ais) – inizia invece a presentarsi meno pregnante nel descrivere il nuovo sistema ospedaliero con l’incertezza forse dettata dal fatto che, da tempo immemore, per effetto delle nomine politiche (che, nel nuovo modello “dem” dovrebbero essere bandite), il Pd non ha propri “tesserati” alla testa delle Ao lombarde.
Vengono infatti previsti tre livelli: la Rete Ospedaliera (che come già spiegato sarà gestita dall’ASST), i Centri ad elevata intensità e complessità e la Rete di ricerca e formazione. Quest’ultima comprende gli Ircss (Istituti di ricerca – a cui sono destinate maggiori tariffe per le prestazioni di ricovero come riconoscimento per le attività di studio) sia pubblici che privati, le università, gli enti e le istituzioni di ricerca.
I centri ad elevata intensità e complessità (anch’essi sia pubblici che privati) saranno nelle mani di aziende ospedaliere (non dell’ASST), con un bacino di utenza di un milione di abitanti. Avranno un dipartimento di emergenza ad alta specialità (Eas) e saranno attrezzati per gli interventi con la più alta intensità di cura. La rete ospedaliera, invece, si articolerà in ospedali di riferimento (descritti come presidi ad alta intensità di cura con bacino ampio, corrispondente in generale a un livello territoriale provinciale, un dipartimento per l’emergenze e urgenza e numerose specialità), ospedali di territorio (presidi a media intensità di cura, con un medio basso bacino d’utenza, con Pronto soccorso e solo alcune specialità) e i Presidi di Comunità, paragonabili forse ai POT del Libro Bianco, ovvero strutture a bassa intensità di cura, diffuse su tutto il territorio che erogano prestazioni sia in regime di ricovero (possono offrire posti letti per subacuti e postacuti) che day hospital. Qui si troveranno gli ambulatori dei medici di medicina di base e dei pediatri, gli specialisti e i riabilitativi. La loro missione è quella di garantire appropriata continuità assistenziale con le cure erogate dalle altre strutture del sistema ospedaliero: rappresentano dunque l’anello di congiunzione.
“Il sistema attuale è ospedalocentrico” ha affermato il consigliere comasco Luca Gaffuri. “A fronte di una spesa di 18 miliardi, sono un 1.8 miliardi riguardano il sociale: il nostro obiettivo è spostare le risorse”.  Per farlo bisognerà “superare i limiti che oggi hanno fatto si che la nostra sia una sanità molto costosa per i cittadini lombardi che integrano di tasca propria i 18 miliardi messi dalla Regione e al tempo stesso con molti punti scoperti come le cure di lungodegenza e post-operatorie” ha puntualizzato il capogruppo Brambilla che ha accennato anche alla nuova politica per la Psichiatria con l’incremento dei progetti territoriali e alla creazione di un fondo integrativo per la cura dei denti. Ha invece focalizzato la propria attenzione sul ruolo dei comuni e delle conferenze dei sindaci a cui saranno riconosciuti ruoli più pregnanti su programmazione, scelte strategiche e individuazione degli ambiti territoriali ottimali, il lecchese Raffaele Straniero.
“La nostra proposta è a disposizione per essere dibattuta” ha chiosato Brambilla, ribadendo come lo stesso Maroni abbia riconosciuto come “il sistema sanitario regionale presenti senza dubbio eccellenze ma anche carenze e necessiti dunque di una riforma”… che al momento si sta facendo attendere più del preventivato ma che potrebbe presto vedere la luce, superando mal di pancia e ritrosie al cambiamento.


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