La Merate che non c'è più/17: in piazza Prinetti la bottega di 'Denzi barbee', il pettine d’oro con la passione per la poesia
Gaudenzio Scaccabarozzi
All'anagrafe nel 1921 è stato registrato come Gaudenzio Scaccabarozzi ma per tutti è stato e rimarrà sempre "Denzi barbee" il pettine d'oro. Lo ricordiamo come il rappresentante di una delle botteghe più fiorenti e attive di Merate, in pieno centro a pochi passi dal castello Prinetti, arrivato ad avere fino a tre garzoni, e maestro per tanti che hanno voluto intraprendere quella professione. Gaudenzio era nato a Merate e già a sette-otto anni andava a Imbersago a imparare dallo zio il mestiere di parrucchiere. Un'arte affinata nel corso del tempo, interrotta in loco per via della guerra cui fu costretto a partecipare ma portata avanti comunque nel periodo militare, tra i commilitoni.
A sinistra il negozio di Denzi barbee
Ritornato a Merate, una volta congedato dall'esercito, Gaudenzio aveva aperto un suo negozio, dapprima in Via Roma e successivamente in Piazza Prinetti, dove aveva fatto fortuna. Dotato di quattro poltrone per fare accomodare i clienti, il locale era molto ampio e luminoso, aveva una grande vetrata dove si potevano osservare passo passo le acconciature e c'era anche un retrobottega dove Denzi era solito affilare gli attrezzi del mestiere e stendere i panni.Con un sorriso accoglieva i clienti e poi, mentre il taglio di barba e capelli prendeva il via, con lo scrupolo e la finezza che contraddistinguevano la sua mano, si instaurava il rapporto tra cliente e professionista, fatto di discorsi sul paese, il lavoro, lo sport e, soprattutto, l'Inter. Sullo specchio principale campeggiava la foto di Helenio Herrera, quasi a specificare da subito i "colori" e la fede del negozio. Se i più grandi si perdevano nelle battute calcistiche per i più piccoli il barbiere diventava un divertimento perché Gaudenzio, pensando a loro e a rendere meno "traumatico" il taglio, aveva posizionato in negozio un cavallino.
Invece di sedersi sulla poltrona, i bambini si accomodavano sulla sella del cavallino e la magia per questa "giostra" li faceva distrarre a tal punto che nemmeno si accorgevano di avere cambiato chioma. Anzi andare da Gaudenzio diventava un divertimento. Unico giorno di riposo era il lunedì. Poi sabato sera e domenica mattina, il parrucchiere era assicurato. Il sabato sera, soprattutto, era un'opportunità colta da molti che, terminato il lavoro, prima di uscire con la "bella" andavano a farsi dare una "sistemata" dall'amico Denzi.
Uno dei primi a introdurre il taglio con il rasoio, non si perdeva un corso di formazione e per restare al passo con i tempi e le mode raggiungeva spesso Monza e Milano. Come lui anche il fratello Alberto aveva aperto un negozio in Viale Verdi e così anche il cugino Peppino, meglio conosciuto come Figaro, in Via Parini. Al lavoro e alla famiglia, Gaudenzio aveva associato una grande passione: la poesia. Rimasto "folgorato" da un amico che alle sue nozze gli regalò un componimento, aveva deciso di buttarsi e, trascorrendo le notti a battere a macchina, era riuscito a mettere assieme un buon numero di scritti che Antonio Locatelli aveva riunito, per conto della biblioteca, in un volumetto "Le poesie dialettali di Denzi".
La sua passione per il calcio lo aveva portato a sponsorizzare una squadra che non poteva che chiamarsi "Pettine d'oro" e che era diventata una presenza sicura a decine di tornei tra l'oratorio di Merate e le frazioni. Andato in pensione a fine degli anni Ottanta, Denzi passò infine il mestiere al nipote Carlo che trasferì l'attività in Piazza della Vittoria.
Pur con l'avvento delle nuove acconciature e dei nuovi tagli, quelle casacche bianche da lavoro, pulitissime e perfette nella stiratura, quelle forbicine che si muovevano veloci e sicure, quelle poltrone enormi molto più simili a quelle di un dentista, non sono mai state dimenticate e sono rimaste davvero nel cuore di tanti.
Continua/17
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Saba Viscardi