La Merate che non c’è più/16: il martedì e il venerdì il mercato dei bozzoli vivi e il racconto del cavalee che diventa una galeta

Tra le attività commerciali scomparse della città di Merate c'è il mercato di bozzoli vivi. Istituito con delibera di consiglio comunale il 27 aprile 1925 e autorizzato con decreto prefettizio del 04 agosto 1925, lo stesso fu soppresso su richiesta del podestà il 23 settembre 1931, con atto ufficiale del comune del 17 maggio 1932. Fu un cammino iniziato con entusiasmo ma contrastato quello del mercato dei bozzoli, che non trovò piena approvazione nella Camera di Commercio e nell'ente nazionale serico che ne contestava alcuni punti del regolamento. 

Secondo quanto riportano i documenti storici presenti nell'archivio comunale "la proposta della giunta rispondeva a una vera necessità locale nell'interesse generale degli agricoltori e dei commercianti" e fu portata avanti "dall'associazione fra commercianti, industriali ed esercenti di Merate e dei comuni della zona". A sostenere ancor più la necessità di un mercato di bozzoli vivi, c'era "il voto di numerosi acquirenti di bozzoli di questa vasta plaga produttrice" affinché in Merate "debba tenersi un mercato regolare di detto prodotto", viste anche la facilità di accesso e di soggiorno che presentava la città, nonché "la possibilità in luogo di rapidi mezzi di trasporto e di comunicazione (ferrovia, telefono, telegrafo) come pure la esistenza in luogo per le necessarie operazioni finanziarie, di vari istituti di credito (banca briantea, banca popolare di Lecco, banca agricola italiana, cassa di risparmio delle province lombarde)".

Alla richiesta locale, però, si affiancava anche un mutamento più ampio e generale delle modalità di commercio, non più relegate a un solo grande signore ma appannaggio ora di piccoli proprietari. "Per effetto del cambiamento radicale del sistema del contratto agrario, ormai generalmente praticato in tutta la plaga Briantea, secondo il quale al contratto colonico e a mezzadria, si è sostituito l'affitto del terreno con canone annuo fisso ciò che ha ora portato alla vendita diretta da parte di ciascun piccolo affittuario di terreno del prodotto del fondo coltivato, a differenza del precedente contratto colonico secondo il quale il raccolto dei bozzoli era venduto dai pochi grossi proprietari del terreno senza alcun intervento del colono".
Si stabiliva così che il mercato avvenisse in luogo centrale della città, nelle giornate di martedì e venerdì durante tutto il periodo di ammasso dei bozzoli, secondo precise regole stabilite da una commissione apposita nominata ogni anno nel mese di aprile dalla Camera di Commercio giurisdizionale. La delibera datata 27 aprile 1925, riceveva però risposta contraria dal commissario governativo della Camera di Commercio e industria,  in data 28 maggio poiché "soprassedendo alla apposita domanda di questo comune per il riconoscimento del mercato dei bozzoli, dimostrava la sua avversità alla iniziativa di questa amministrazione comunale che pure risponde al desiderio chiaramente manifestato tanto dalla classe dei commercianti e industriali in seta a mezzo della associazione serica italiana di Milano quanto dalla classe degli agricoltori". 

Nonostante ciò il mercato prendeva avvio, sotto la "giurisdizione" del podestà Carlo Baslini. 
Il 13 maggio 1926 il segretario comunale Arata certificava che il regolamento era stato pubblicato all'albo pretorio a seguito di delibera urgente di giunta comunale del 12 maggio, firmata per il sindaco dall'assessore anziano Isidoro Meschi, in attesa del consiglio comunale che doveva ratificarlo a norma di legge. 
Della prefettura di Como il 27 dicembre 1930 arrivava l'ok per il regolamento del mercato dei bozzoli vivi che aveva già ricevuto il beneplacito del comune di Merate il 18 maggio 1930, recependo le modifiche proposte dal consiglio provinciale dell'economia e ottenendo il parere favorevole della cattedra ambulante di agricoltura.
In barba alle liberalizzazioni, oggi tanto decantate e osannate, furono fissati dei limiti di azione ben precisi. "Articolo 2: la giurisdizione del mercato comprende il territorio del comune di Merate e i territori dei comuni immediatamente contermini e cioè Robbiate, Olgiate, Cernusco, Montevecchia, Olgiate, Calco, Verderio Inferiore e Superiore. Il mercato potrà però considerare partite di bozzoli anche di produzione di tutta la Provincia nonché dei comuni dell'alta Brianza milanese a nord della linea ferroviaria Usmate-Seregno".

La media fu l'elemento di contrasto con l'ente nazionale serico che non ne riconobbe la validità. "Specialmente grave è il terzo comma dell'articolo 10 del vostro regolamento in forza del quale non è ammesso nessun reclamo contro la formazione della media generale che dovrebbe essere, trattandosi di un mercato aperto, l'unica pubblicata".
Il mercato dei bozzoli però non ebbe lunga vita, non riscontrando il favore sperato e soprattutto registrando un andamento negativo. "Il mercato dei bozzoli di questo comune ha, anche quest'anno, sortito esito completamente negativo, per assoluta mancanza di contrattazioni" scriveva il podestà Baslini il 23 settembre 1931 al consiglio provinciale dell'economia "lo scrivente alla commissione di vigilanza ha tutto fatto e tentato per far rifiorire l'istituzione, e nonostante tutti gli sforzi nulla ha potuto ottenere". Per questa ragione e vista anche la presenza di un mercato di più antica tradizione a Santa Maria, il Podestà chiede al consiglio di valutare l'opportunità se mantenere o sopprimere il mercato. Richiesta che il 6 febbraio 1932 viene accolta dal consiglio provinciale dell'economia corporativa di Como. "La sezione agricola e forestale ha esaminato le considerazioni fatte e ha riconosciuto che in realtà gli attuali sistemi di contrattazione dei bozzoli in provinciale e le condizioni speciali locali in cui si svolge tale commercio insieme alla situazione generale della bachicoltura, non affidano per un possibile idoneo funzionamento del mercato a suo tempo istituito. Pertanto questo consiglio esprime parere favorevole alla soppressione di codesto mercato".

Il 17 maggio 1932 il consiglio comunale di Merate, sotto l'egida del podestà Carlo Baslini, assistito dal segretario comunale Ugo Redaelli, "delibera di sopprimere il mercato di Merate dei bozzoli vivi".

Durò dunque sei anni questa attività commerciale, ma nelle corti e nelle cascine la coltivazione  e il "trattamento" dei bachi fu elemento molto comune e al tempo stesso motivo di aggregazione tra le famiglie. 
"In ogni corte c'era una stanza con delle assi di legno sulle quali venivano stese le foglie che il bruco poi mangiava" ha raccontato Teresa che nella curt de la volp a Novate bene ricorda le giornate passare a tagliare e allineare le frasche "al mattino presto ci si alzava e si dava da mangiare al cavalee (il bruco, ndr). Quando il bruco era maturo non mangiava più nulla e si diceva allora che andava al bosco, nelle frasche a fare la galeta (il bozzolo, ndr). La foglia del muron (del gelso, ndr) doveva essere sempre asciutta e così quando era umido nella stanza si accendeva il camino. Alcuni anni c'erano tanti bozzoli, altri invece il bruco moriva nella frasca. I bruchi si comperavano dal bigatée che li forniva avvolti in una carta assorbente. Quando le frasche allineate sulle foglie di gelso si riempivano di bozzoli, allora le si portava in cortile dove venivano pelate. Si toglieva il marcio e in un sacco di tela grezza si mettevano i bozzoli pronti per essere venduti. Tutto il lavoro si svolgeva da febbraio fino a marzo. Noi ragazze avevamo anche il compito di tagliare i rami del gelso e di metterli in un deposito mentre le foglie venivano tagliate e poi messe a seccare per far sì che poi il bruco salisse sulle frasche, sul ruiscion".
La storia del mercato dei bozzoli mostra un altro volto della Merate attiva e florida, dove oltre alla vita commerciale in negozio c'è quella ambulante e di strada, come appunto il mercato bi-settimanale dei bozzoli, e quella nei cortile portata avanti dalle singole famiglie e dai coloni.

Continua/16



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Saba Viscardi
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