Il Sindaco di Rovagnate messo alla berlina dal fuoco dei media. Ma nei bilanci del Salumificio Beretta non c’è traccia del progetto milionario. E Panzeri difende l’interesse pubblico
Qui si fanno i salami o si muore!
E' nel mirino di tutti. E' il target di attacchi quotidiani che gli arrivano da ogni parte. L'ingegner Marco Panzeri, dal 2002 sindaco di Rovagnate e in precedenza vicesindaco e consigliere, per avere messo in freezer un megaprogetto industriale presentato dal Salumificio Fratelli Beretta spa di Barzanò il 31 marzo 2010 con obbligo di risposta nelle medesime 24 ore, è bollato da stampa e politici come la malefica reincarnazione di un'Idra che affossa le aziende, affama i lavoratori e distrugge le famiglie. Le prime raffiche le ha sparate il patron Vittore Beretta, poi è iniziato il fuoco di fila dei giornali, degli avversari politici e - buoni ultimi - qualche obice è giunto anche dalle trincee del sindacato. Dal 10 novembre 2010 l'ordine tassativo, il cui tam tam ha raggiunto un fronte d'attacco trasversale smanioso di mostrare i muscoli, è uno solo: mettere il giovane sindaco all'angolo, piegarne le ginocchia. Fargli sventolare bandiera bianca. Ivan Drago contro Rocky a parti invertite. Per giunta Panzeri non ha mai militato in Giovane Italia e dal taschino delle sue giacche non fa capolino il verde bile della Lega. E' un bersaglio facile. Cadrà.
La campagna più pesante e insistita con titoli a nove colonne è quella del quotidiano lecchese. E' partita a scoppio ritardato (i fatti risalgono a marzo), ma ora è un fuoco d'artificio ininterrotto. Rovagnate non è Montecarlo, ma la notizia c'è, l'appetito vien mangiando e si digerisce meglio con titoloni tipo "Come saltano 300 posti di lavoro (13.11)", "Quelle aziende che parlano di fuga (14.11)", "Sindaci irresponsabili, si uccide l'economia (14.11)", "Beretta e lo stabilimento negato; a Lecco c'è tanta fame di lavoro (17/11)", "Beretta in campo anche la Cisl, salvate questi posti di lavoro (20/11)".
Il guaio è che sotto i titoli non c'è niente. Molta demagogia, molto allarmismo, tante foto con insaccati al color rosa e nulla più. Non documenti, non disegni, non progetti, non perizie, non valorizzazioni. Qualche frase fatta, di protagonisti che vogliono apparire. Ma una esimente c'è. E che cosa si può scrivere se nelle relazioni degli amministratori agli azionisti che accompagnano e illustrano i due ultimi bilanci, sia quello della casa madre di Barzanò che il consolidato del Gruppo, non c'è una riga - che dico - una virgola - che dico - una cifra, un richiamo anche solo accennato a questo nuovissimo megaprogetto da milioni di euro? Ma come: nelle decine e decine di pagine minuziosamente confezionate da valenti professionisti contabili che costituiscono la rappresentazione economico e finanziaria annuale di un colosso dell'alimentazione che ha stabilimenti persino negli Stati Uniti d'America e in Cina, alla cui lettura attingono Istituti di Credito ed enti economici per saggiarne la consistenza e le prospettive, si trova lo spazio per riferire di una vertenzina fiscale che interessa una società del Gruppo per l'anno 2005 e di cui si è in trepidante attesa della sentenza della Commissione Tributaria Regionale di Brescia ma non quello per annunciare il megaprogetto della ex porcilaia di Rovagnate?
In altre parole: gli azionisti e il gruppo non vengono informati di quello che sta facendo il leader maximo e consigliere delegato Vittore Beretta?
Ma come: una società che tra una manciata di mesi celebrerà il bicentenario della fondazione e che decanta dal suo sito che " la comunicazione è uno degli elementi vincenti del marketing mix del marchio Beretta" non ritiene meritevole di comunicazione ai soci, ai partners e ai finanziatori che tra i "fatti di rilievo accaduti dopo la chiusura dei conti" del 31.12.2009 oltre alla vertenza fiscale vi è anche un grande e innovativo progetto milionario di ristrutturazione aziendale e di aumento dell'occupazione stabile incredibilmente osteggiato da un giovane sindaco brianzolo?
Estratto della relazione degli amministratori al bilancio consolidato del Gruppo Beretta spa chiuso al 31.12.2009
Va bene che proprietà e management del Gruppo portano un solo identico cognome, quello dei Beretta, ma una società di capitale ha il dovere/obbligo di trasparenza e nei bilanci deve trovare posto il sassolino, ma ancora e prima il macigno. E invece nelle relazioni ai bilanci delle quattro annualità 2006, 2007, 2008 e 2009 - liberamente rinvenibili a minimo costo dalla banca dati del Registro Imprese della Cciaa di Lecco - dello "scandalo" di cui sono pieni i giornali lecchesi non c'è una riga. Pensiamo di avere capito il perché. Si sarebbe dovuto scrivere e spiegare troppo e nei documenti ufficiali che passano di mano in mano meglio non farlo prima, ma dopo a risultati ottenuti. La domanda è: se una società per ipotesi non è trasparente con se stessa, può esserlo in termini accettabili con un'amministrazione comunale? Si dia il lettore la risposta dopo avere letto quanto segue.
Rovagnate, le località Francolino e Zerbine
La società Salumificio Fratelli Beretta spa di Barzanò è una società sana, florida ed in espansione.
Il suo Gruppo controlla 13 imprese italiane ed estere e 4 imprese collegate. Proprietà e management sono distribuiti tra Vittore, Mario, Alberto, Giorgio Felice e Lorenzo Beretta, un gruppo di famiglia che è garanzia di solidità e unità di intenti. Prossima a celebrare i 200 anni dalla nascita e ad issare il nuovo logo aziendale per il quale ha lanciato un concorso, la sola società capofila nel 2009 ha fatturato 227 milioni di euro contro i 177 milioni del 2008 con un utile al netto delle imposte di 725 mila euro contro i 917 mila del 2008. Dal canto suo il Gruppo, che alla fine del 2009 era dotato di un patrimonio netto di 133 milioni di euro rispetto ai 117 milioni del 2008, ha fatturato in tale anno 356 milioni di euro - dato in linea con quello del 2008 - con un utile di pertinenza del Gruppo al netto delle imposte di 4.723.000 euro contro i 3.600.000 del 2008. La casa madre di Barzanò nel 2009 ha impiegato un numero medio di 188 dipendenti distribuiti nelle sedi di Barzanò e Trezzo sull'Adda. L'intero Gruppo ne ha occupati 909.
Allo stato attuale la capofila e il Gruppo non hanno problemi. Retta la crisi, evitata la riduzione di personale, semplificati gli asset interni con l'incorporazione di Wuber spa, contenuto benissimo il calo dei consumi, scansata la cassa integrazione, Vittore Beretta vuole cogliere l'occasione per rilanciarsi. Fa benissimo, ne ha il pieno diritto. Tanto di cappello.
Sotto questo profilo la decisione di mettere mano ai terreni della vecchia porcilaia di Rovagnate per farvi sorgere un nuovissimo e moderno stabilimento risponde ai logici e condivisibili criteri di consolidamento e sviluppo industriale. Perché costruire altrove se nella grande piana di Rovagnate, al confine con Castello di Brianza, corridoio ecologico naturale dei Comuni della Valletta, la Fratelli Beretta spa ha 110 mila mq di proprietà in qualche misura già edificabili, ma in maggior parte agricoli? Perché investire milioni di euro nell'acquisto di terreni se sono già li pronti per il loro intensivo sfruttamento? La porcilaia è stata dismessa alla metà degli anni '80. Apparteneva all' azienda agricola allevamenti Mediolanum spa, socio unico il salumificio Beretta spa. Il 22 dicembre 1999 la Beretta spa assorbe per incorporazione l'azienda agricola ormai inattiva e ne rileva i terreni e gli immobili benché dismessi. Nell'ultimo bilancio dell' Agricola Mediolanum i valori di terreni e fabbricati sono indicati al costo rivalutato di 921 milioni di vecchie lire. Questo ben di Dio rimane fermo, inattivo per circa un quarto di secolo, con un solo, isolato tentativo abortito. Nell'estate del 1991 l'Agricola Mediolanum spa presenta al Comune di Rovagnate un progetto industriale che non ha seguito. Probabile si trattasse di una lecita speculazione immobiliare. Tradotto: ottenere lo jus aedificandi per realizzare capannoni e rivenderli. Fare cassa insomma. Si ferma tutto e non se ne parla più.
I resti di quella che fu la porcilaia oggi sono abbandonati. L'accesso dalla strada che collega Perego a Bevera, sulla destra poco dopo il nuovo ponte della Biscioia, è interdetto ai non autorizzati. La boscaglia fittissima inibisce la visione degli impianti che si intravvedono a malapena. Si capisce solo che sono al limitare della vastissima vallata che si conclude nella zona industriale di castello di Brianza. C'è ancora una vecchia insegna della Mediolanum e un paio di cartelli che invitano i curiosi a tenersi alla larga.
Diciannove anni dopo Vittore Beretta ripropone un progetto questa volta proprio, nel senso che è rivolto allo sviluppo del suo storico salumificio di famiglia. Un degnissimo modo di festeggiare il bicentennale che cade nel 2012, tre anni prima dell'Expo 2015 di Milano. Forse si attiva tardi, il suo pool di progettisti e ingegneri si muove in tempi compressi. Forse c'è il convincimento che l'amministrazione comunale di Rovagnate aprirà all'unisono gambe e braccia come la Parigi di Gino Paoli, che timbri e firme si possano apporre in una manciata di giorni. Ma non è così e non si può pretendere tanto se non al termine di una sessione di confronti chiari, sinceri, precisi, trasparenti e, soprattutto, compromissori. Si vuole costruire in una piana agricola. Si vuole alterare lo stato naturale della valle. Lo si può fare perché la ragione è seria e l'azienda è locale e promette sviluppo occupazionale altrettanto locale. Ma si tratta di insediare 72.000 mq. di superficie lorda di pavimento, l'equivalente di 14 campi di calcio. Occorre la massima chiarezza e accettare di pagare un contributo all'interesse della collettività. Fa parte delle consolidate regole di rapporto tra privato e pubblico. Non s'inventa nulla, si ribadisce quello che il privato sa perfettamente E nel caso di Rovagnate s'intacca un'area naturale residuale già in parte compromessa, ci si inserisce in un sistema viario sottodimensionato e in aderenza a corsi d'acqua da tutelare. In altre parole: non si è di fronte a una smisurata langa incolta della pianura padana. Si è schiacciati tra colline, corsi d'acqua e stradette altamente trafficate. Vogliamo fare quattro conti come si deve? Il sindaco di Rovagnate Marco Panzeri è questo che chiede. Settantaduemila mq. di superficie lorda di pavimento non sono noccioline. Panzeri chiede un ragionevole protocollo d'intenti che garantisca nuova e maggiore occupazione vera. Solo così il sacrificio risulterà compensato. La Beretta spa non quantifica quanti saranno i lavoratori trasferiti a Rovagnate dalle altre sedi, quanti i nuovi occupati a tempo pieno e indeterminato e in che misura farà ricorso alla somministrazione di personale o all'appalto esterno di servizi. E ancora: la Beretta spa offre poco in cambio dell'incremento di valore dei suoi terreni e dei fabbricati che vi sorgeranno sopra. Non è, come si vuole fare credere, un volgare mercato delle vacche con il sindaco Marco Panzeri nei panni dell'affamato sensale di turno. Si tratta di contemperare l'interesse privato con quello pubblico con il primo che è e rimarrà un irreversibile investimento personale e il secondo un prospettico servizio alla cittadinanza. Un grande e bravo capitano d' industria quando si muove crede di essere titolare unicamente di diritti, in primis quello di intraprendere e dare occupazione. Non è così: ci sono anche doveri, proporzionati ai maggiori diritti, ma sempre doveri. E' uno scambio ragionato di reciproche concessioni.
E quello che chiede il sindaco di Rovagnate non ha nulla a che spartire con l'usura. E provo a immaginarmi il perché.
Vittore Beretta Franco Godina Franca Colombo Marco Panzeri
Vittore Beretta è da cinque anni che si batte con l'amministrazione comunale di Barzanò per vedere approvato un progetto di riconversione dell'area dello stabilimento madre di via Garibaldi in edificabile abitativo con una presenza commerciale. Il piano è semplice, chiaro e logico, ma di forte impatto. Dove c'è lo stabilimento si vuole sorga un quartiere. Siamo in centro paese tra la Chiesa e il Municipio. Si parte con il chiedere 89mila mc, che l'ex sindaco Godina fa scendere a a 75mila e l'attuale sindaco Colombo a 52mila. Beretta dal sindaco di Barzanò vuole il permesso di fare costruire dai 5 ai 9 palazzi da 4 a sei piani, per complessivi 200 e oltre appartamenti. In cambio è disposto a rimettere a nuovo le ex scuole per trasferirvi la sede municipale, realizzare una nuova strada di collegamento tra piazza mercato e piazza fratelli Besana e 60 parcheggi pubblici interrati. Capito come si fa? Avrebbe poi ceduto a terzi la licenza edilizia per investire il ricavato nel nuovo stabilimento di Rovagnate al cui sindaco chiede via libera. Beretta giuoca contemporaneamente su due piani inclinati rivestiti di lamine d'oro massiccio. Non si tratta di spostare un monolocale, ma di trasferire migliaia di metri cubi al seguito di milionate di euro. Per Barzanò il prezzo di vendita dell'edificabile arriva a 50 milioni di euro. I terreni di Rovagnate passano da un valore di 500 mila euro del 1999 ai 9 milioni di euro del 2010. Dal momento che non siamo alle Antille i sindaci riflettono e contrattano. E' giusto che sia così, guai se fosse il contrario. Anche uno spazio in Paradiso si merita con una buona condotta in terra, che diamine!
C'è quindi un enorme "double affaire" in questa fretta che la stampa rappresenta come un pericolo mortale per l'industria lecchese e l'occupazione. Sono frottole. Non ci sono industrie alla canna del gas e lavoratori in vista delle liste di mobilità. C'è solo la legittima volontà di un bravo e serio imprenditore di accelerare l'aggancio di due grandi scelte urbanistico/industriali, entrambe dirompenti e quindi meritevoli di attento esame. Si può fare in fretta se il risultato è un decoroso compromesso.
Bisogna però capire se sono i due sindaci che chiedono troppo o Vittore Beretta che offre poco.
Il silenzio della minoranza di centrodestra di Rovagnate di fronte agli ultimatum della Beretta spa, ai bombardamenti a salve dell'industria della carta stampata, all'incredulità di maniera del presidente della Provincia Daniele Nava, alla sdegnata e sollecitata reazione dei segretari Cisl e Cgil e, infine, alle dichiarazioni di Raffaello Vignali, economista, parlamentare del Pdl e consigliere del ministro dello sviluppo economico che ho l'impressione parli per sentito dire, vorrà pure dire qualche cosa. Imbarazzo, condivisione?
Una cosa è certa. Vittore Beretta e Marco Panzeri sono persone di qualità. Si sono parlati e ancora si parleranno. Qualche volta è preferibile mettere in seconda fila professionisti e consulenti e guardarsi negli occhi. Escludo che il sindaco di Rovagnate rifiuti a priori l'ipotesi insediativa della Beretta Salumi spa. Trenta giorni però non sono sufficienti neppure a trasformare in legge un decreto legge. Presentare il 31 marzo quanto si sarebbe dovuto approvare lo stesso giorno è stata una forzatura. Se ne diano altri trenta di giorni e se necessario sessanta. Ma Vittore Beretta e i suoi consiglieri mettano il freno alle esagerazioni mediatiche. Sono dei boomerang. Trattino solo loro con il sindaco e la giunta, poi comunichino i risultati alla stampa. A quel punto chi non ha voluto capire prima, dovrà per forza intendere anche se gli verrà meno la voglia di raccontare solo cornici e non contenuti.
Alberico Fumagalli