Il futuro dell’acuzie Inrca al centro del botta e risposta tra Montoli e Lovisari

Il dg dell'Azienda Ospedaliera Mauro Lovisari
Rispettando il migliore dei copioni, il coup de théâtre capace di risvegliare gli ormai pochi presenti è arrivato sul finire (alleluia alleluia) della serata. “Sono Claudio Montoli, direttore sanitario dell’Inrca di Casatenovo” le paroline magiche apparse fin da subito come i tre colpi che, per convenzione, anticipano l’inizio dei fuochi pirotecnici. Ad innescare la miccia, probabilmente senza nemmeno volerlo, era stato, da una delle ultime file, quasi come fosse una voce fuoricampo riecheggiata nella sala dopo la gara nel dire “tutto e niente ma velocemente” messa in atto dai dirigenti Asl, il delegato del sindaco di Cassago probabilmente confuso dalle slide proiettate un attimo primo dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco. Il dottor Mauro Lovisari, atteso infatti con pazienza il proprio turno, dopo la sfilata al microfono dei “cugini”, nell’elencare i risultati già raggiunti e gli obiettivi più imminenti che si prefigge, ha parlato anche delle prossime inaugurazioni previste al Mandic: in base all’attuale crono programma, rivisto rispetto a quello iniziale, la nuova Dialisi aprirà – copiamo testualmente il contenuto di quanto proiettato durante la conferenza dei sindaci - a marzo/aprile con due letti aggiuntivi, la nuova Psichiatria tra aprile e maggio e la nuova Pneumologia a giugno se d’accordo con Inrca. Fondamentale, per l’intero ragionamento, quest’ultima postilla. Continuando infatti il suo discorso, il dg dell’Ao, arrivando alla trattazione del capitolo “lavori del biennio 2014-2015”, dopo aver parlato della sistemazione definitiva della Cra di Garbagnate Rota ora allocata provvisoriamente a Bellano e prima di spingersi a ipotizzare l’arrivo a Merate della tanto attesa Risonanza magnetica fissa, ha focalizzato nuovamente la propria attenzione sulla riorganizzazione dei reparti del Mandic e quindi sulla “definizione dell’utilizzo del 5° piano del padiglione Villa magari da destinare alla riabilitazione, alla fisioterapia e ai subacuti, nel caso di rifiuto di Inrca”.
Da qui l’innocente intervento del cassaghese, unico (oltre a un rappresentante sindacale) ad aver alzato la mano, dopo due
Il direttore sanitario dell'Inrca Claudio Montoli
ore abbondanti di assemblea, per porre una domanda: vorrei capire con più precisione quale sarà il destino di quegli spazi e della Pneumologia. Questo, in parole povere, il suo quesito con il dg Lovisari pronto a rispondere che ancora spera nella possibilità di portare gli operatori dell’Inrca all’interno del Mandic, disposto a offrire loro i nuovi spazi, inseriti in un contesto ospedaliero ben attrezzato, lasciando che continuino a indossare la maglia dell’Istituto di ricerca anconetano.
A balzare in piedi, chiedendo di poter intervenire (chissà se il dottor Lovisari si era già accorto della sua presenza, nel primo settore di poltroncine),  a questo punto è stato proprio il direttore sanitario della struttura di via Monteregio di Casatenovo, definito con una iperbole, “ospedale”. Con convinzione, il barzanese, ex responsabile sanità per Forza Italia Lecco, ha iniziato la sua arringa, cogliendo l’occasione pubblica per mettere, dal suo punto di vista, le carte in chiaro. Come già nella prima (lunghissima) parte della serata, anche dal monologo del dottor Montoli non emerge nulla di mai sentito dai presenti “sul pezzo”, che seguono cioè il dibattito, in corso da tempo ormai, sulla questione. La strenua passione dimostrata dal professionista in difesa del presidio ha meritato però attenzione, forse più dei contenuti espressi, triti e ritriti oltre che un po’ “modesti”. Sostenere infatti che l’Inrca svetta nelle classifiche Agenas per il suo bassissimo tasso di mortalità ha dato l’assist a qualcuno del pubblico per ricordare al proprio vicino “beh certo, i pazienti davvero gravi non vanno di certo li”. E i più preparati si sono chiesti: "quale sarà il peso medio delle prestazioni erogate dall’Inrca di casatenovo? Mah”.
“Attualmente i letti utilizzati e quelli che con le nuove normative sono regolari e a contratto sono 62. Quelli che mancano non ci sono più. Il discorso fatto anni fa dal dottor Caltagirone e portato avanti soprattutto poi con Bertoglio era quello di avere 80 letti all’Inrca, nel senso 20 a Merate sugli acuti e 60 riabilitativi (con anche una parte di riabilitazione di secondo livello)” ha ricordato il direttore sanitario dell’istituto di Via Monteregio addentrandosi nel vero nocciolo della questione. “Noi possiamo essere disposti ad andare a Merate per la cura della fase acuta però dobbiamo avere qualcosa in cambio.  Il problema è che Regione non ha i soldi per aprire un altro reparto e noi non abbiamo la possibilità di dividere l’ospedale metà a Casatenovo e metà a Merate perché, se si facesse così Casatenovo muore in quanto non ci sarebbero più le risorse economiche per gestire un ospedale di 35-40 letti. Con 62 letti noi siamo in pareggio di bilancio. Può darne notizia l’amico Limonta che conosce tutti i nostri bilanci. Siamo l’unico centro dell’Inrca sinceramente che è in assoluto bilancio e lo siamo da sempre. Siamo anche l’unico ospedale che da un anno e qualche mese in tutta la Lombardia (escludendo i presidi nuovi) ha portato a casa il cpi (il certificato prevenzione antincendio). Siamo sicuri in questo senso, non abbiamo mai avuto problemi particolari, certo non abbiamo una tac. E quando dobbiamo sottoporre un nostro paziente all’indagine diagnostica con la Tomografia assiale computerizzata chiamiamo un’ambulanza come dice giustamente il dottor Lovisari. Noi la disponibilità per collaborare in questo senso c’è la mettiamo tutta ma per collaborare ci devono essere anche le condizioni. Abbiamo proposto varie cose, con il dottor Lovisari ci possiamo confrontare tutte le volte che vuole, le disponibilità ci sono, però i miracoli non siamo capaci di farli!”.
Sferzante e sintetica la risposta del dottor Lovisari che ha ricordato come la decisione spetti a Regione Lombardia domandandosi anche, quasi ironicamente, come mai una struttura con l’Irnca di Casate debba puntare al pareggio di bilancio per andare a sostenere la sede centrale di Ancona, mentre una realtà sempre pubblica come la sua Azienda Ospedaliera si trovi a operare anche in perdita nell’interesse però dei cittadini.
A. M.
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